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Per il governo e per la maggioranza di Giorgia Meloni giornali e giornalisti liberi, autorevoli e di spessore, sono "il nemico"

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Da Repubblica a La Notizia e da Sigfrido Ranucci a Riccardo Formigli. Per tanti questi sono alcuni esempi di giornali e giornalisti liberi, autorevoli e di spessore, mentre per il governo e per la maggioranza di Giorgia Meloni sono ‘il nemico’ che si arroga il diritto di raccontare una verità che reputano falsa e indigesta. Intendiamoci il lavoro dei media può non piacere ma andrebbe rispettato, specie da chi gestisce il potere.

PER IL GOVERNO E PER LA MAGGIORANZA DI GIORGIA MELONI GIORNALI E GIORNALISTI LIBERI, AUTOREVOLI E DI SPESSORE, SONO “IL NEMICO”

Peccato che così non è come dimostra quotidianamente questa maggioranza che sembra più che altro dedicarsi a trovare il modo per imbrigliare l’informazione, a partire dalla riforma della Giustizia che in larga misura mira a impedire la pubblicazione degli atti sui media, e quando non può fare altrimenti si scaglia contro la stampa.

SOLTANTO NEL 2023 LA NOTIZIA HA RICEVUTO DIVERSE QUERELE E ISTANZE DI MEDIAZIONE CIVILE DA PARTE DI BIG DELLE DESTRE

Soltanto nel 2023 La Notizia ha ricevuto diverse querele e istanze di mediazione civile da parte di big delle destre, tra queste la più recente quella presentata dal ministro Matteo Piantedosi per l’articolo del 21 settembre 2023 che, secondo lui “attribuiva erroneamente all’istante, Ministro dell’Interno, l’utilizzo dell’espressione ‘carico residuale’ riferita ai migranti deceduti a seguito del noto naufragio di Cutro”. Altra istanza di mediazione è arrivata da parte di Galeazzo Bignami che si è sentito diffamato “dal contenuto dell’articolo del 17 ottobre 2023 avente titolo ‘Le destre danno lezione di antisemitismo e poi intitolano strada ad Almirante”. Tornando indietro di qualche anno spicca il caso della Meloni stessa, che ha contestato un articolo, pubblicato il 20 ottobre 2020 in cui si raccontava delle condanne inflitte ad alcuni affiliati alla criminalità organizzata in Emilia Romagna.

Ma il ricorso alle querele temerarie, anche solo annunciate, e le critiche pubbliche sono ormai diventate un modus operandi che colpisce tutti. Un caso emblematico è stato quello scaturito dalla puntata di Report che ha messo nel mirino Daniela Santanché, con quest’ultima che ha dato mandato ai suoi legali di querelare la trasmissione Rai di Ranucci, minacciando di fare lo stesso con chi avesse ripreso l’inchiesta sulla gestione delle aziende Visibilia e Ki Group. Ora c’è lo scontro tra Repubblica e Meloni, con quest’ultima che non ha gradito alcuni articoli al punto da gridare ai quattro venti di “non accettare lezioni di italianità” dal quotidiano. 

PER FORMIGLI LA PREMIER È INSOFFERENTE ALLE CRITICHE E SOGNA UN’INFORMAZIONE AUTORITARIA

Non sorprende neanche lo scontro frontale che la maggioranza ha intrapreso anche con il Fatto Quotidiano mentre a stupire è quello raccontato dal Foglio secondo cui la maggioranza “teme Dagospia più del Financial Times” e per questo vorrebbe ‘affamare’ il noto blog. Per non parlare della fatwa di Fratelli d’Italia contro Formigli che intervistato da Repubblica sul caso ha spiegato: “Giorgia Meloni non sopporta le critiche né il dissenso. Ha una concezione autoritaria dell’informazione. La sua idea è quella della comunicazione diretta tra il premier possibilmente eletto dal popolo e il popolo stesso, qualunque intermediazione le dà fastidio”.

26/01/2024

da La Notizia