E così Salvini ha dato ordine ai suoi solerti funzionari di elaborare una circolare che disponesse la deportazione immediata di tutti gli immigrati integrati nel comune di Riace – dove vivono in case vuote messe a disposizione con il consenso dei proprietari, a loro volta emigrati da anni o decenni – verso destinazione ignota, ovvero strutture sotto un controllo meno “dissonante” con l’indirizzo razzista del ministro.
L’attacco viene dopo che il due ottobre Mimmo Lucano era finito agli arresti domiciliari con l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento del servizio di raccolta differenziata”. Ed è veramente difficile non vedere il collegamento operativo tra un magistrato che – a Locri! – non trova di meglio da fare che ipotizzare 15 fattispecie di reato (14 delle quali che non reggono nemmeno il primo sommario esame del Gip) per l’unica cosa decente che sopravvive in quel territorio, e un ministro impegnato nel dimostrare che nulla e nessuno può smentire (t antomeno nei fatti) gli assiomi ideologici razzisti che gli servono per distrarre la popolazione dai problemi reali.
La macchina militare di polizia è stata messa immediatamente in moto per bypassare anche ogni possibile ricorso (per esempio al Tar), con il chiaro intento di creare una situazione irreversibile. Una volta portati via da Riace, quei migranti fin qui “fortunati” diventeranno pulviscolo nella massa che già viene detenuta in prigioni chiamate con altro nome (“altri centri”, dice sommariamente la circolare stessa).
Salvini vorrebbe infatti che il tutto avvenisse nel giro di una settimana, ma la formulazione della circolare – e le leggi esistenti, evidentemente poco conosciute dagli stessi estensori – concede più tempo, entro il quale i ricorsi potrebbero essere attivati e soprattutto ammessi dagli organi competenti.
“Il Viminale ha stabilito un termine indicativo di sessanta giorni per la chiusura del progetto Sprar a Riace e per il trasferimento dei migranti, che non può essere dunque immediato. Le persone non sono pacchi postali e stanno seguendo a Riace un percorso d’integrazione e di formazione che deve essere completato per non danneggiarle”, spiega il giurista Gianfranco Schiavone, che opera daconsulente a titolo gratuito del comune di Riace insieme all’avvocato Lorenzo Trucco.
Il “sindaco detenuto in casa” ha sintetizzato in poche parole il profluvio di microcontestazioni mosse alla sua gestione: “Vogliono soltanto distruggerci. Nei nostri confronti è in atto ormai un vero e proprio tiro incrociato. I nostri legali, comunque, stanno già predisponendo un ricorso al Tar contro la decisione del Viminale. Io mi chiedo come sia possibile pensare di distruggere in questo modo il ‘modello Riace’, descritto da innumerevoli personalità, politici, intellettuali, artisti, come un’esperienza straordinaria. Non si può cancellare una storia semplicemente straordinaria e che ha suscitato l’interesse e l’apprezzamento di tutto il mondo. Lo Stato continua incredibilmente a darci addosso. La mia amarezza è immensa. La persecuzione nei nostri confronti è cominciata già da qualche anno. Ci sono state due relazioni della Prefettura di Reggio Calabria che si sono contraddette l’una con l’altra, una positiva e un’altra negativa. Prima ci hanno elogiati e poi criticato. Tutto questo è assurdo“.
Solidale con Lucano è anche il governatore della Calabria, Mario Oliverio. “È una decisione assurda ed ingiustificata. Mi auguro che dietro tale decisione non si celi l’obiettivo di cancellare una esperienza di accoglienza, estremamente positiva, il cui riconoscimento ed apprezzamento è largamente riconosciuto anche a livello internazionale. Chiedo al Ministro dell’Interno di rivedere questa decisione”.