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La rabbia dei ferrovieri: «L’unica risposta di Macron è la polizia»

La rabbia dei ferrovieri: «L’unica risposta di Macron è la polizia»

29/03/2023

da ll Manifesto

Filippo Ortona

I ferrovieri venuti da tutta la capitale e dintorni scavalcano la rete e avanzano con calma sui binari dei Tgv a Gare de Lyon. L’obiettivo è un capannone in fondo ai binari, dove lavorava Sébastien M., ferroviere di 47 anni e portavoce regionale del sindacato Sud-Rail, che ha perso un occhio a causa di una granata lanciata dalla polizia durante il corteo di giovedì scorso, a Parigi.

«Sti sassi sono una tortura, per fortuna ho messo le scarpe buone», dice un ferroviere della Cgt, accorso a sostenere i colleghi. Camminare sui sassi tra i binari è effettivamente un supplizio, «ma oggi non potevo mancare. Hanno mutilato un collega! Normale che siamo parecchi oggi, la gente non ha paura, anzi», dice, prima di filare via «a fare un video per TikTok».

All’ingresso del deposito i sindacati hanno appeso uno striscione: «La polizia mutila. Non perdoniamo!». Un collega di Sébastien prende la parola al microfono: siamo vittime di tre violenze, dice, perché «rubarci due anni di vita è una violenza, passare una legge senza voto e senza consenso è un’altra violenza, e ora, terza violenza, ci mandano i poliziotti nei cortei… Sébastien è rimasto vittima della loro violenza!». La folla applaude, canta, ma la rabbia è palpabile, così come la sensazione che la repressione messa in campo dal governo abbia oltrepassato una linea rossa.

«Dobbiamo tenere duro, per i colleghi feriti, per noi, dobbiamo tenere, bordel de merde!», urla dal microfono Fabien, uno dei leader di Sud-Rail e autista sulla linea D dell’interurbana parigina. «Il nostro collega è stato mutilato a vita per aver partecipato a una manifestazione», dice Fabien. «Dovrà subire questo handicap per tutta la vita, in tutto quello che fa: non ha più l’occhio sinistro», afferma, mentre cerca di dirigere il corteo dei ferrovieri fuori dal deposito e verso place de la République, dove partirà la manifestazione dell’intersindacale. «L’unica risposta di Macron al movimento sociale è la polizia, è una situazione che può solamente degenerare. Se quello che succede ora in Francia succedesse, chessò in Russia, la Terra intera griderebbe – giustamente – allo scandalo».

Usciti dal deposito, dopo mezz’oretta di camminata i ferrovieri prendono il loro posto nel corteo sindacale vicino a République, dietro allo striscione che accusa la polizia di mutilare i manifestanti. «Sono arrivato due minuti dopo il fatto», racconta Tony, coetaneo e collega per più di vent’anni del ferroviere mutilato. Sangue ovunque, «l’occhio gonfio, poi è svenuto e l’abbiamo portato via».

Attorno a lui, i colleghi accendono dei fumogeni giganti, il marchio di fabbrica dei ferrovieri francesi. «Quello che è successo a Séb, quello che è successo a Sainte-Soline questo weekend, è tutto assurdo», prosegue Tony, riferendosi alla manifestazione ecologista durante la quale ci sono stati decine di feriti gravi, tra cui due manifestanti tuttora in coma. «Il contenuto delle rivendicazioni non è lo stesso, ma la forma sì, cioè quella di un governo che non riesce a imporre le proprie idee politicamente, ma lo fa attraverso la polizia. Siamo solidali con loro, con tutti. Con quello che succede, è semplicemente un obbligo di sopravvivenza».

Il boulevard Voltaire è un’unica, grande, nuvola di fumo nero. Gli sforzi congiunti della polizia e della Gendarmerie non riescono a contenere i giovani vestiti di scuro. Più di una volta, blocchi più o meno organizzati caricano cordoni di poliziotti troppo fragili per contenere l’impatto di pietre e fuochi d’artificio. Qua e là, i giubbotti rossi e gialli dei sindacati aggiungono una macchia di colore.

A un paio di metri da un cordone della polizia sul quale piovono pietre e bottiglie, dei ferrovieri di Sud e della Cgt prendono in giro un parigino in bicicletta: ha suonato il campanello perché stavano sulla ciclabile. «Parigi va a fuoco ma al parigino la ciclabile non gliela togli!», ride uno. E l’altro: «Se fossi più giovane…», dice, accennando ai ragazzi vestiti di nero. Poi, all’improvviso: «Ça va gazer!», urla un terzo, con addosso il giubbotto giallo di Sud-Rail, avvertendo i colleghi dei lacrimogeni che cominciano a piovere dal cielo.