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Unwra Onu: impedirci di assistere i disperati a Gaza è assassinio fame

Unwra Onu: impedirci di assistere i disperati a Gaza è assassinio fame

Politica estera Stati Uniti-Israele

Unwra, l’Agenzia Onu che assiste i rifugiati palestinesi a Gaza, accusata da Israele di complicità con Hamas, all’Assemblea generale ribalta le accuse: «presa di mira con una campagna deliberata e concertata», per impedire i pochi aiuto che arrivavano alla popolazione palestinese ora a rischio sterminio per fame e malattie.

                                         

Il peggio deve ancora arrivare

Impedire all’Unwra di operare a Gaza in questa situazione di disperati bisogni è atto criminale, la sostanza di questo sostenuto dal Commissario dell’Agenzia Philippe Lazzarini, e come riporta la stampa Usa, dopo le accuse di Israele per presunte complicità di una dozzina di suoi dipendenti con l’attacco di Hamas, in 7 ottobre. Lazzarini ha detto, con cruda chiarezza, che il peggio a Gaza potrebbe ancora arrivare, se l’attività di sostegno della sua Agenzia, già estremamente limitata, venisse a mancare di colpo. Un’eventualità da mettere in conto, dopo le immediate (e insensate) ritorsioni di diversi Paesi donatori. Naturalmente, quasi tutti occidentali.

Diffamazione, fame e malattie come arma?

«Le accuse di Israele avanzate a gennaio – sostiene il NYT – hanno spinto 16 Paesi, tra cui gli Stati Uniti, a sospendere finanziamenti per circa 450 milioni di dollari. Anche se gli europei, dopo la ‘Strage del pane’ di Gaza City, sono stati costretti a fare marcia indietro. Per la vergogna». Lazzarini ha affermato che l’Agenzia ha dovuto affrontare una crisi finanziaria, mentre funzionava alla giornata, e che «presto non sarà più in grado di servire milioni di persone. Che dipendono da essa per cibo, casa e assistenza medica di base». Poi, il Commissario dell’Unrwa è partito al contrattacco, dando la sua versione dei fatti.

Unwra testimone scomoda di crimini

Secondo Lazzarini, le testimonianze offerte dai suoi dipendenti, contro Israele, davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, hanno potuto contribuire a determinare l’ostilità dello Stato ebraico nei confronti dell’Unrwa. «Le denunce sono state seguite – ha detto –  da un corrispondente aumento di attacchi contro l’Agenzia, che cercano di eliminare il suo ruolo nel proteggere i diritti dei rifugiati palestinesi. Mentre, contemporaneamente, l’Unrwa funge da testimone della loro difficile situazione». Il NYT, comunque, approfondendo la sua analisi sulla crisi umanitaria di Gaza, valuta anche le radici storiche delle ostilità israeliana nei confronti dell’Agenzia dell’Onu.

La legge del ritorno

Il problema è sempre il solito: la ‘Legge del ritorno’. Fino a quando ci sarà un’agenzia specifica per i rifugiati palestinesi, allora la ferita resterà aperta, pensano a Tel Aviv, perché molti di loro spereranno di reinsediarsi nei territori che hanno lasciato nel 1948.

Netanyahu fuori tutto

Intanto, a sostegno della sua richiesta di sradicare l’Unrwa da Gaza (e non solo), il governo Netanyahu ha fatto sapere che, secondo sue indagini, almeno il 10% di tutto il personale dell’organizzazione ‘è membro di Hamas’. Lazzarini ha controbattuto dicendo che, dopo i primi indizi e alcune prove, riguardanti pochi dipendenti (tutti immediatamente licenziati), gli israeliani non hanno prodotto altro materiale documentario che sostenesse seriamente le loro tesi. Tutto questo, tenendo presente che l’Unrwa raccoglie circa 30 mila operatori alle sue dipendenze, in tutta la regione. Di cui 12 mila solo a Gaza.

La ‘strage del pane’ punto di svolta

L’impressione generale, a ogni modo, è che la ‘Strage del pane’ sia stata un punto di svolta un po’ per tutta la diplomazia internazionale. Anche per quella americana che, finora, sembrava arroccata su posizioni di intransigente sostegno a Israele, «costi quel che costi». Probabilmente, visti i sondaggi elettorali di queste ultime settimane, per Biden questo slogan non vale più. Specie nei ‘battlegrounds’, gli Stati ‘campi di battaglia’, dove si vince per qualche decimale e che decideranno chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti.

L’indignazione popolare anche Usa cresce

L’indignazione popolare per le sofferenze di Gaza cresce, mentre il consenso cola a picco, specie tra gli Indipendenti e i Democratici di sinistra. Per cui, è arrivata l’ora di cambiare musica. Biden fa accogliere da Kamala Harris il supergenerale israeliano Benny Gantz, alleato-nemico di Netanyahu nel Gabinetto di guerra di Tel Aviv. Contemporaneamente, visto l’incubo di una devastante carestia che incombe su Gaza, ordina all’aviazione Usa di ‘bombardare’ i palestinesi, con tonnellate di aiuti alimentari. Finalmente. Certo, una goccia d’acqua nel mare, ma comunque il segnale preciso di un’inversione di tendenza.

Oltre sarebbe disumanità assassina

Inversione di tendenza che si coglie anche nelle parole, riportata dal New York Times, del portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller: «Aspetteremo le indagini Onu e poi decideremo se riprendere i finanziamenti all’Unrwa. Certo, l’Amministrazione Biden rimane estremamente preoccupata per la situazione umanitaria a Gaza. I genitori si trovano di fronte a scelte impossibili, su come nutrire i propri figli. Molti non sanno da dove arriverà il prossimo pasto. O se arriverà affatto. La situazione è semplicemente intollerabile». Parole che si sentono giungere da Washington, con tanta dura chiarezza, dopo cinque mesi di guerra. Si, qualcosa sta cambiando. E anche velocemente.

06/03/2024

da Remocontro

Pero Orteca