Acqua:


Il Parlamento europeo ha fatto propria la proposta dei movimenti per l’acqua

Clicca Qui per ricevere Rosso di Sera per e-mail


Ogni mese riceverai Rosso di Sera per posta elettronica, niente carta, niente inchiostro.... Se vuoi inviare le tue riflessioni, suggerimenti, o quanto ritieni utile, a Rifondazione di Santa Fiora,usa questo stesso indirizzo info@rifondazionesantafiora.it

Direzione Nazionale

FACEBOOK SI TOSCANA A SINISTRA

Il coro dei Minatori di Santa Fiora Sito ufficiale

Italia - Cuba

Museo delle Miniere


Santa Fiora: la Piazza e la Peschiera online

Rifondazione su Facebook

STOP TTIP


"Campagna Stop TTIP"

Tu sei qui

IL DISASTRO DELLA SANITÀ PUBBLICA NEI NUMERI DELLE LISTE DI ATTESA. "IL PRONTO SOCCORSO DIVENTA UN ESCAMOTAGE PER ACCORCIARE I TEMPI "

22/01/2019

da Controlacrisi

Fabrizio Salvatori

 

Nella sanità pubblica, nell’ultimo anno, le liste d’attesa più lunghe – oltre i 60 e fino a 120 giorni – hanno interessato il 35,6% degli utenti per le visite specialistiche, il 31,1% per i piccoli interventi ambulatoriali, il 22,7% per gli accertamenti diagnostici e il 15% per i ricoveri in ospedale pubblico per interventi più gravi. E' quanto emerge dal 16° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018”, presentato pochi giorni fa in Senato, promosso dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP) e realizzato dalla società Ermeneia – Studi & Strategie di Sistema. Sono significative anche le attese tra i 30 e i 60 giorni, in particolar modo per l’accesso a visite specialistiche, accertamenti diagnostici e ricoveri, che hanno riguardato rispettivamente il 22,6%, 20% e 18,3% degli utenti.

 

Le liste d’attesa non creano solo disagi ai pazienti e alle famiglie. Sono anche la prima causa di rinuncia alle cure (51,7%, +4,1 punti rispetto al 2017), e concorrono ad alimentare da un lato la spesa out-of-pocket, dall’altro la mobilità sanitaria, aumentando le diseguaglianze tra regioni. Oltre il 30% degli utenti, infatti, per accedere più rapidamente a una visita o a un esame, sceglie di rivolgersi ad altre strutture, di pagare privatamente le prestazioni o ricorrere ad ospedali in altre regioni.



Nel rapporto ci sono anche dati sul Pronto Soccorso e sui fenomeni di accesso improprio. Oltre la metà degli italiani in lista d’attesa, 10,6 milioni, ha vissuto almeno un’esperienza di accesso al Pronto Soccorso – che, in generale, ha riguardato quasi un terzo della popolazione adulta, pari a 14,5 milioni di persone –, registrando, nel 20,7% dei casi, ulteriori attese in media tra le 3 e le 10 ore prima di essere visitati. Pesa anche “l’uso improprio del Pronto Soccorso, diventato un escamotage per accedere più rapidamente alle prestazioni sanitarie”, dice lo studio.

“Oltre il 50% degli italiani, infatti, ricorre ai dipartimenti di emergenza quando non trova una risposta dalla medicina territoriale; mentre, in più di 1 caso su 4, tenta, direttamente, la strada del Pronto Soccorso come soluzione per ridurre i tempi di accesso a visite, accertamenti diagnostici e ricoveri, con tutte le conseguenze negative che ne derivano rispetto all’affollamento degli ospedali, costretti a far fronte a un numero crescente di pazienti, in molti casi senza avere le risorse e gli strumenti adeguati”. Accade così che il 28,2% di chi si è rivolto al Pronto Soccorso nell’ultimo anno lo ha fatto in presenza di un disagio non grave, mentre il 6,9% lo ha fatto per la mancata reperibilità del medico di famiglia, per l’insorgere del problema di salute fuori dall’orario di visita o nel fine settimana. A causa dell’afflusso eccessivo e delle attese che ne derivano, il 24,4% degli utenti lamenta una scarsa soddisfazione del servizio di Pronto Soccorso, percentuale che sale al 36% nel Mezzogiorno.