ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

L’esercito della vendetta che vìola ordini ed etica

L’esercito della vendetta che vìola ordini ed etica

Politica estera Israele

Gravi incidenti nascosti, e ingiustificabili prese di posizione e ordini di militari a livello di generali. «Un sintomo della disintegrazione della catena di comando dell’Esercito israeliano. Un fatto molto più grave di quanto precedentemente percepito», avverte Yagil Levy, su Haaretz. Citati alcuni episodi, al limite dell’insubordinazione, che hanno messo in chiaro imbarazzo lo Stato maggiore dell’IDF.

L’ordine di vendetta del generale carrista

L’episodio forse più grave riguarda il generale David Bar Kalifa, comandante della 36a divisione corazzata «il quale ha emesso una direttiva di battaglia scritta a mano alle sue truppe, invitandole a vendicarsi dei palestinesi». Ebbene, sostiene Levy, quando gli ufficiali superiori vennero a conoscenza della disposizione, ordinarono a Bar Kalifa di lasciare Gaza con i suoi uomini. Ma il problema era, «che sospettavano che le loro direttive fossero state intenzionalmente ignorate». Insomma, a Tel Aviv davano ordini, ma non erano in grado di controllare se venivano eseguiti. Anarchia inammissibile anche nell’esercito di Franceschiello.

Civili bersaglio, ‘sparare, sparate’

Altro generale, Barak Hiram, comandante della 99a divisione. «Hiram – scrive Levy – non solo ha ordinato ai suoi uomini di aprire il fuoco sui civili israeliani, e di far saltare in aria senza permesso l’università palestinese di Gaza, ma ha anche affermato in un’intervista con la giornalista Ilana Dayan, proprio all’inizio della guerra, che la leadership politica israeliana dovrebbe astenersi da qualsiasi prospettiva di una soluzione politica alla crisi». Generale guerrafondaio e assassino, «ma anche allora il capo di Stato maggiore dell’IDF non ha detto una parola».

Le complicità del silenzio

Nonostante questi continui ‘smarcamenti’ complici della politica proseguiti per mesi, arriva l’episodio che svela la vergogna. Il discorso alle truppe dal generale Dan Goldfuss (comandante della 98a) questa volta è arrivato sulle prime pagine dei giornali israeliani. E lui è finito davanti alla Commissione d’inchiesta. Sarà ascoltato dal Capo del Comando centrale, Yehuda Fuchs e dallo stesso Capo di Stato Maggiore, Herzl Halevi. Un’audizione dovuta, perché il sanguigno generale non si è limitato alla solita retorica bellica del «tutti per uno, uno per tutti», ma si è fatto prendere un po’ la mano e se l’è presa anche pesantemente con i politici. Errore.

Perché soprattutto quelli che a destra della coalizione di Netanyahu, nazionalisti e ultraortodossi che ricattano il premier, non permettono manco (e soprattutto) ai militari di criticarli.

Brutalità non vuol dire efficacia

L’esercito israeliano, l’IDF, mitizzato come ‘macchina da guerra’, sotto pressione a Gaza, mostra delle pecche vistose. In grado di danneggiarne l’immagine, ma soprattutto, di mettere in dubbio l’affidabilità delle sue ‘verità’ e dei suoi comunicati. Che, a questo punto, dovrebbero essere tutti verificati con grande cautela. È questa una delle conseguenze della denunciata «rottura della catena di comando» e delle vere e proprie «insubordinazioni» richiamate da Haaretz. La sintesi di quanto abbiamo letto, insomma, è che nella Grand Armèe ebraica esiste una certa confusione di ruoli, che porta qualcuno a scavalcare i superiori.

Politica, generali, e il comando di guerra

In particolare, abbiamo visto, ci sono state prese di posizione di generali che hanno parlato ‘da politici’. E al contrario, esponenti del governo e della Knesset che straparlano di cose militari. Alcuni di loro, generali lo sono stati, e ai massimi vertici (il gabinetto di guerra). Pesa anche l’annosa diversità di trattamento tra le unità professionali e la massa dei riservisti, più indisciplinato ma anche quelli che muoiono più facilmente. Il risultato finale è che le ormai famose «regole di condotta in battaglia esistono solo sulla carta». Perché, poi, ogni unità o, sarebbe meglio dire, ogni generale le applica come gli pare.

Tra azzardi militari e crimini di guerra

Ecco spiegato il motivo di certe incredibili notizie, nelle quali il confine tra azzardata azione militare o crimine di guerra è molto labile. Una tale ambiguità di sistema è anche alla base di tutte le indagini aperte dallo Stato maggiore dell’IDF, per accertare l’accaduto, ogni volta che si verifichino stragi in cui sono coinvolti soldati israeliani. Forse è inevitabile. Per come sono messe le cose, la nostra paura è che Israele resti un Paese in guerra. Per molto tempo.

21/03/2024

da Remocontro

Piero Orteca

share