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Per Netanyahu si mette male. La Corte dell’Aja ha chiesto l’arresto del primo ministro di Israele e anche dei leader di Hamas

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Per Netanyahu si mette male. La Corte dell'Aja ha chiesto l'arresto del primo ministro di Israele e anche dei leader di Hamas

Dopo settimane di attesa, si è realizzato il peggior incubo di Benjamin Netanyahu. Il Procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha ufficialmente chiesto alla Camera preliminare del tribunale dell’Aia di emettere un mandato di arresto nei confronti del primo ministro di Israele, in quanto “ci sono ragionevoli elementi per credere che il premier israeliano Benjamin Netanyahu abbia compiuto crimini di guerra e contro l’umanità”. Basterebbe questo per capire la gravità della situazione, ma sfortunatamente per il leader di Tel Aviv, c’è dell’altro.

Infatti, oltre al primo ministro dello Stato ebraico, il provvedimento di arresto è stato richiesto anche nei confronti del ministro della Difesa, Yoav Gallant, e anche per il leader di Hamas, Yahya Sinwar, e gli altri leader di Hamas, ossia Mohammed DeifIsmail Haniyeh e Diab Ibrahim Al Masri. A tutti loro il procuratore Khan contesta “crimini di guerra e contro l’umanità” commessi in Israele, per quanto riguarda i terroristi palestinesi, e nella Striscia di Gaza, a partire dal 7 ottobre 2023.

Ora la palla passa a un panel di tre giudici della Corte Penale Internazionale che esaminerà la richiesta, la quale, se verrà accolta, renderà immediatamente esecutivo il mandato di arresto. Il verdetto, secondo quanto trapela, dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.

LA SPIEGAZIONE DEL PROVVEDIMENTO CONTRO NETANYAHU

La richiesta del mandato di arresto per Netanyahu e Gallant, formulata dal procuratore Khan, fa riferimento alla violazione degli articoli 7 e 8 dello Statuto di Roma e si sviluppa in uno sterminato elenco di capi di accusa: “Affamare i civili come metodo di guerra e come crimine di guerra; aver causato intenzionalmente grandi sofferenze, o gravi lesioni al corpo o alla salute; trattamenti crudeli come crimine di guerra”.

E ancora: “Uccisione intenzionale o omicidio come crimine di guerra; attacchi intenzionalmente diretti contro una popolazione civile come crimine di guerra; sterminio e/o omicidio, anche nel contesto di morti per fame, come crimine contro l’umanità; persecuzione come crimine contro l’umanità; altri atti inumani come crimini contro l’umanità”. Insomma, accuse gravissime che Netanyahu aveva provato a scongiurare in ogni modo, arrivando perfino a chiedere l’intervento di Joe Biden, malgrado gli Stati Uniti, come Israele, non aderiscano alla Corte dell’Aia, e che ora vede diventare realtà, con l’ulteriore smacco di essere stato accomunato ai terroristi che sta combattendo con tanta ferocia.

LA RISPOSTA DEL GOVERNO NETANYAHU ALLA CORTE DELL’AJA

Come spiegato dal procuratore Khan: “Il mio ufficio sostiene che i crimini di guerra denunciati in questi ricorsi sono stati commessi nel contesto di un conflitto armato internazionale tra Israele e Palestina e di un conflitto armato non internazionale tra Israele e Hamas (insieme ad altri gruppi armati palestinesi) che si svolge in parallelo”. Per questo “riteniamo che i crimini contro l’umanità imputati siano stati commessi nell’ambito di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile palestinese in applicazione della politica dello Stato. Questi crimini, secondo la nostra valutazione, continuano ancora oggi”.

Parole che non sono andate giù al ministro Ganz, che è arrivato a dire: “La decisione del procuratore capo della Corte penale internazionale di richiedere il mandato di arresto è di per sé un reato di proporzioni storiche”. Il governo di Tel Aviv, a sua volta, come riporta Ynet citando fonti politiche israeliane che intendono restare anonime, si è scagliato contro la Corte spiegando che quanto accaduto denota “grande ipocrisia” ed è una “vergogna internazionale”.

20/05/2024

da La Notizia

di Davide Manlio Ruffolo

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