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20/06/2020
Segreteria
Rifondazione Comunista di Santa Fiora
Da circa metà marzo gli uffici postali "periferici" della nostra provincia, e per periferici intendiamo quegli uffici che rimanevano aperti prima della chiusura per Covid19 per almeno tre giorni alla settimana, non hanno più osservato aperture al pubblico sino alla data del 20 aprile scorso. Solo da allora si è visto il riattivarsi del servizio in molti di essi, ma per un solo giorno a settimana, non più tre. In questa condizione si ritrovano attualmente ben 36 uffici, di cui ancora ad oggi non è dato sapere il destino.
E' d'obbligo ricordare che la decisione di chiusura provocò molti malumori, non solo tra i cittadini, ma anche tra i rappresentanti istituzionali locali: diversi Sindaci dimostrarono la loro contrarietà alle chiusure, decretate da Poste Spa senza un preventivo confronto, che mancò anche verso i sindacati postali.
Come Rifondazione Comunista evidenziammo questo aspetto in un comunicato stampa proprio di quei giorni: ossia che la partita eterna tra il gigante delle telecomunicazione e i piccoli Comuni si trasformava in una inedita mischia a tre, una zuffa all'interno della quale i Sindaci, ancora una volta, si ritrovarono paradossalmente soli, accusati dai sindacati di dar luogo a "sterili polemiche", nel momento in cui si dichiaravano contrari alle chiusure imposte a marzo agli uffici postali della provincia.
In realtà questo atteggiamento era rivelatore dei reali rapporti di forza istituzionali per cui, se ora seguiamo la linea di condotta per come si è sviluppata in passato, che riproduce il modello aziendalistico che si è affermato nel tempo e che delinea i reali ruoli "moderni" ricoperti dai giocatori in campo, è facile per noi, oggi come oggi, essere facili profeti sul futuro postale in provincia.
Quindi venendo al tema, è giusto dare l'allarme per quei 36 uffici postali periferici che mancano all'appello?
La pandemia che stiamo ancora vivendo, e che ha parzialmente giustificato le decisioni prese durante questo drammatico frangente, rappresenta senz'altro un momento di crisi e, come ogni crisi, presenta da una parte negatività ma contemporaneamente pure possibili opportunità.
Il concetto è semplice: le possibili opportunità non possono di certo sfuggire ad una grande Azienda quale il colosso postale privatizzato.
Poste Spa da oltre un ventennio si è sempre mossa senza tanti riguardi sui territori, che per reazione hanno potuto maturare, è il caso di ribadirlo, un'esperienza vasta e consolidata sull'argomento; stanno a testimoniarlo i nostri notiziari locali che, se sfogliati a ritroso negli anni, riportano fedelmente lo stillicidio del servizio postale in tutto questo tempo e i vari interventi delle autorità e della cittadinanza. All'interno di tale dinamica, si è plasmata un'esperienza che ha coinvolto sull'argomento specifico le molte Amministrazioni Locali succedutesi nel tempo, di qualsiasi coloro politico.
Sulla base di quanto sopra esposto non è difficile immaginare che le vicende del COVID 19 possano diventare un nuovo pretesto per Poste Spa per proseguire l’antico disegno di taglio ulteriore dei servizi postali nei piccoli comuni. E’ necessario che i lavoratori postali, i cittadini e le amministrazioni locali facciano nuovamente sentire la loro voce in difesa di un Bene Comune come il servizio postale universale. Noi, come sempre, ci impegneremo in queste mobilitazioni.