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11/08/2020
da il Manifesto
Andrea Fabozzi
L'Inps del grillino Tridico accende un faro sui politici: sarebbero tre (due della Lega e uno M5S) i parlamentari che hanno avuto accesso al sussidio di 600 euro previsto dal governo per tutti i lavoratori autonomi. Di Maio la butta sul referendum: e ancora ci chiediamo se sia giusto tagliare i deputati e senatori ?
I bonus li ha voluti il governo: sussidi per tutti senza limiti di reddito. Nei decreti Cura Italia e Rilancio tra aprile e luglio li ha blindati in parlamento con quattro voti di fiducia: nessuna correzione possibile. Nel frattempo sono arrivate le prime statistiche: anche categorie con redditi alti o che non sono state penalizzate dal lockdown hanno chiesto i sussidi. Male, ma la legge lo consente. Vale per i bonus per le biciclette, le auto ecologiche, i servizi di babysitting e innanzitutto per i 600 euro a tutti lavoratori autonomi. È questo bonus che fa scoppiare lo scandalo, quando la stessa Inps che ad aprile si dimostrò incapace di proteggere la privacy degli utenti – il presidente dell’ente Tridico si giustificò parlando di un cyber attacco mai dimostrato – fa trapelare la notizia che tra i benestanti che hanno chiesto il sussidio ci sono alcuni parlamentari.
Prima cinque (tre leghisti, un 5S e un Iv) poi tre (due leghisti e un 5S), a dar retta alle indiscrezioni. Circolano anche i nomi e le smentite, tutto senza possibilità di verifica perché a quel punto l’Inps si fa schermo con la privacy. I 5 Stelle hanno approvato con entusiasmo i bonus indiscriminati, ma ora che vengono fuori i difetti si buttano a pesce sullo scandalo. Il reggente Crimi si inventa un modulo per l’autodafé, una specie di gogna burocratica per tutti i suoi: consegnare entro domani (oggi) una delega a lui stesso per sapere dall’Inps se il parlamentare 5 Stelle ha osato chiedere il bonus. Di Maio, primo sponsor di Tridico, entro sera svela il gioco: «E vi domandate ancora se il taglio dei parlamentari è giusto?…».
L’OCCASIONE merita una diretta facebook (che però, annunciata per le nove di sera, non parte). Il ministro degli esteri che ha – con il resto del governo – voluto i bonus a pioggia, deve ringraziare quei tre parlamentari troppo avidi. Su mille deputati e senatori sono verosimilmente una percentuale minore rispetto a i benestanti delle altre categorie che hanno approfittato del sussidio. Ma tra cinquanta giorni c’è il referendum e la campagna elettorale anti parlamento aveva bisogno di una spinta del genere.