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Segreti in fuga, l’Fbi acciuffa un 21enne a ridurre tutto a barzelletta

Segreti in fuga, l’Fbi acciuffa un 21enne a ridurre tutto a barzelletta

14/04/2023

da Remo Contro

Alberto Negri

 

Jack Teixeira, 21 anni, della Guardia nazionale aerea del Massachusetts, arrestato dall’Fbi per aver svalato oltre 100 documenti sensibili della super potenza planetaria finiti su Twitter e Telegram. Se vera, la classica ‘pezza’ peggiore del ‘buco’.
«La peggiore violazione della sicurezza nazionale degli ultimi anni» per mano di un 21enne «razzista e appassionato di armi», che pubblicando i leaks voleva far colpo sul sito ‘4chan’, frequentato da complottisti ed estremisti di destra.
E che tutta la vicenda affondi in questa bolla di estremismo bianco Usa, è ora la versione ufficiale. Ma solo quello? Sembra quasi una favola ma, in mancanza d’altro, fingiamo di prenderla per buona, mentre ci convince molto di più l’analisi di Alberto Negri.

       

 

La «talpa» ai vertici del Pentagono

La «talpa» della fuga di notizie dal Pentagono che tutti negli Stati uniti stanno cercando, in realtà l’abbiamo già: è lo stesso capo di stato maggiore americano Mark Milley. Milley da mesi avverte che questa guerra non può terminare con i soli mezzi militari e con la vittoria di uno dei due belligeranti. In sintesi: i russi non sono in grado di sopraffare gli ucraini ma è molto difficile che entro il 2023 l’esercito di Zelensky riesca a riconquistare il territorio invaso dall’armata putiniana dal 24 febbraio 2022 in poi.

I segreti giù noti

I documenti del Pentagono pubblicati sui social media, confermano la visione di Milley delineando un quadro pessimistico degli Stati Uniti sull’andamento della guerra in Ucraina. Difetti negli armamenti e nelle difese aeree dell’Ucraina e uno stallo della guerra per i mesi a venire. Altri documenti classificati avvertono che le difese aeree a medio raggio dell’Ucraina per la protezione delle truppe in prima linea, saranno «completamente ridotte entro il 23 maggio», suggerendo che la Russia potrebbe presto avere la totale superiorità aerea e l’Ucraina perdere la capacità di accumulare forze di terra in una controffensiva.

L’ambiguità come regola

La più massiccia fuga di notizie riservate da quando è iniziata la guerra in Ucraina 14 mesi fa che sta facendo arrampicare sugli specchi i vertici americani (e non solo): vale per tutte la presenza nutrita, un drappello di forze speciali della Nato che combatte sul campo. Il segretario di stato Usa Blinken e quello alla difesa Austin promettono una caccia spietata alla talpa (non solo il soldato Teixeira, Ndr), ammettendo la veridicità dei documenti, ma allo stesso tempo dalla Casa Bianca ci si affanna a smentire le rivelazioni politicamente più imbarazzanti.  L’Egitto di Al Sisi che fornisce razzi alla Russia. Smentiscono pure Mosca e il Cairo. Fronti opposti si danno una mano perché a tutti conviene un atteggiamento ambiguo.

Scambi inconfessabili e amicizie di convenienza

Il Cairo, storicamente, beneficia di un miliardo di dollari di aiuti militari diretti l’anno dagli Stati uniti (al secondo posto dopo Israele) e fa parte del Patto di Abramo stretto con Tel Aviv. Ma l’Egitto -che non mette sanzioni alla Russia come tutto il mondo arabo-musulmano-, ha pure firmato rilevanti accordi militari con Mosca e il progetto della centrale nucleare di Dabaa a ovest di Alessandria. Russi ed egiziani poi sono solidali, insieme agli Emirati arabi uniti, nell’appoggio militare al generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica in lotta con il governo di Tripoli che gode del sostegno della Wagner.

Gli ‘alleati spiati’

Poi ci sono gli Emirati che secondo le carte del Pentagono sono «spiati», come diversi altri alleati degli Stati uniti, perché collaborano con i servizi segreti di Mosca, visto che tra l’altro ospitano dozzine di oligarchi russi comodamente sdraiati a bordo piscina degli hotel di lusso di Dubai. E gli Emirati, come l’Egitto, fanno parte del Patto di Abramo. Per non parlare del saudita Mogammed bin Salman, il principe assassino di giornalisti: è partner dell’Occidente ma questo non gli preclude rapporti forti con Cina e Russia.

La Corea a sud del Kim

Si affannano alle smentite anche Corea del Sud e Usa sui leaks che riportano le conversazioni spiate di due alti consiglieri del presidente Yoon Suk Yeol sull’eventuale consegna di armi a Kiev. I due discutono delle pressioni americane e degli escamotage possibili per forniture militari in modo da non irritare Mosca e Pechino. Yoon a fine mese sarà a Washington per celebrare i 70 anni dell’amicizia Usa-sudcoreana con visita alla Casa bianca e discorso al Congresso. Bisogna metterci una pezza.

Amici non veramente amici, alleati non così alleati

Insomma a scorrere questi documenti del Pentagono si ha la netta sensazione che nel mondo multipolare per cui al presidente francese Macron viene contestato di essere troppo connivente con la Cina di Xi solo perché afferma che l’Europa non deve essere vassallo di nessuno- la politica estera americana abbia dovuto adattarsi a una realtà accentuata dal conflitto in Ucraina: gli amici non sono veramente amici, gli alleati non così alleati.

E così tutti vengono spiati, e diffidati, su larga scala. Ma che guerra sia ce lo ha già detto il capo di stato maggiore Usa Milley, il «generale dietro la collina» (forse una collina di segreti e bugie), come scriveva di recente il manifesto.

 

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