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La crisi politica tedesca e i due populismi all’attacco dell’Europa

La crisi politica tedesca e i due populismi all’attacco dell’Europa

Le elezioni regionali di domani, in Brandeburgo, non sono solo un test politico ma un vero e proprio referendum sul governo Scholz. È la stessa SPD a drammatizzare. Come già in Turingia e Sassonia, i cosiddetti ‘populisti’ di destra e di sinistra, rischiano di fare bottino pieno. Mettendo all’angolo i socialdemocratici e arginando anche il possibile recupero dei centristi della CDU ex Merkel.

Germania ed ex DDR, ‘caso scuola’

La Germania, specie l’ex DDR, sta diventando un caso-scuola da scienza politica. Da affidare ai raffinati interpreti della dinamica dei flussi elettorali e a coloro che studiano i processi di ‘fabbricazione’ del consenso. Qui i “problemi di sistema” (sociali ed economici) scatenati dai rivolgimenti geopolitici, non hanno trovato risposte adeguate da parte dei partiti tradizionali. Così è esplosa non solo l’estrema destra xenofoba di Alternative fur Deutschland (AfD), ma anche la formazione radicale di sinistra di BSW, ‘costola’ (ma sarebbe meglio dire “scheletro intero”) di Die Linke, la sinistra storica tedesca.

Ora i populismi sono due

Quindi, ora, i populismi sono due. Entrambi agguerriti e capaci di sommare in Brandeburgo, secondo i sondaggi, almeno il 42% (28% AfD, + 14% BSW). La SPD, puntando sul “pericolo per la democrazia”, sta cercando comunque di turare le falle aperte dalle politiche di un governo centrale sempre meno gradito. E non solo a Est. D’altro canto, già tre settimane fa Scholz era stato pesantemente sconfitto in Sassonia e Turingia, con percentuali devastanti. Sconfitta che aveva cercato di rendere più accettabile, dicendo che si trattava di una “deriva populista” di destra. Sbagliato e falso. O tutte e due le cose. Il Cancelliere ha fatto finta di non vedere che l’emorragia dei suoi voti non veniva da AfD, ma era causata in parte dai radicali di sinistra di BSW. Sarah Wagenknecht è stata capace di conseguire un 12% in Sassonia e quasi un 16% in Turingia. Voti non certo di sola “contestazione”, come fin troppo facilmente vengono liquidati quei suffragi non graditi ai ‘poteri forti’.

Sistema politico tedesco e forse europeo

A questa opposizione barricadera, vanno aggiunti il quasi 33% di AfD in Turingia (primo partito) e il 30,6% in Sassonia. Basta fare una semplice addizione, per capire come i problemi che attendono al varco non solo il governo Scholz, ma tutto il sistema politico tedesco e forse europeo, siano ben lungi da potere essere etichettati come “malessere transitorio”. No. Si tratta di una rivolta incipiente, a cui bisogna dare delle risposte politiche efficaci. Certo, Scholz rischia. Non subito, chiaro, anche tenendo conto che le colpe non sono tutto sue. Si è trovato in mezzo a una tempesta geopolitica perfetta, esponendosi in trincea a fare una battaglia contro i bonapartismi americani e alla fine si è quasi dovuto arrendere su tutta la linea. Un lungo fronte di fuoco (diplomatico e commerciale) che parte da Kiev e arriva fino a Pechino. E la gente comincia a essere stanca. “Dietmar Woidke, il primo ministro socialdemocratico del Brandeburgo – scrive il Financial Times – ha cercato di prendere le distanze dal Cancelliere, evitando ogni apparizione congiunta, sebbene Scholz e sua moglie vivano nella capitale Potsdam.

Bonapartismo americano e ambientalismo incerto

Ma nonostante gli sforzi di Woidke – prosegue il FT – il malcontento degli elettori nei confronti del leader  e della sua coalizione incombe. “Un sentimento associato, nella mente di molti, all’inflazione, alle costose politiche climatiche e agli alti prezzi dell’energia”. Un’analisi del quotidiano finanziario britannico, che mette in primo piano fattori di ‘disapprovazione’ sostanzialmente economici. Blocco bipartisan del ‘dissenso populista’ solo parzialmente legato ai problemi dei flussi migratori. Più in generale, l’asse sembra costruirsi, trasversalmente, intorno alla gestione della guerra in Ucraina e ai controversi rapporti con l’Unione Europea. Sia la AfD che la BSW sono per le trattative e per la chiusura, prima possibile, del conflitto. Entrambi i partiti sono contrari al continuo riarmo dell’Ucraina. Questo, ha già fatto dipingere la Wagenknecht come una specie di ‘russofila’. Lei però non demorde. E ai cristiano-democratici, che la corteggiavano per un governo di coalizione in Turingia, ha risposto che la sua posizione sulla guerra e sulle armi non cambia. Il resto spetterà spiegarlo al Cancelliere Scholz e alla sua coalizione, prima delle elezioni generali del prossimo anno.

Problemi tedeschi, problemi europei

Sempre che l’esecutivo “semaforo” (rosso-giallo-verde, come viene definita in Germania la “Ampelkoalition”), non vada in tilt prima, a causa di qualche tempesta magnetica sui mercati finanziari. Si, perché mentre Scholz, la sua ministra “verde” Baerbock e il vice Habeck, discutono di salvare la democrazia e pure il pianeta dall’inquinamento, il Wall Street Journal, più pragmaticamente, titola: “Crescono i timori di recessione in Germania, mentre persiste la crisi industriale”. Che siano diventati ‘populisti’ pure a New York?

21/09/2024

da Remocontro

Piero Orteca

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