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PER LUSTRI ABBIAMO RIPETUTO, INASCOLTATI E DERISI , COME I RITARDI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE FOSSERO TRA I MOTIVI SCATENANTI DELLA CRISI DEL SISTEMA ITALIA

07/06/2021

da Controlacrisi

Federico Giusti

Una Pa inefficiente che in pochi anni ha perso 600 mila posti di lavoro, con gli stipendi piu' bassi della Ue e la forza lavoro ultracinquantenne, la piu' vecchia per età anagrafica d'Europa, non era il biglietto da visita ideale per un paese del capitalismo avanzato.

 

Non siamo davanti solo al disinvestimento nel settore pubblico ma all'idea che la Pa non sia utile anche ai fini del Pil, a erogare servizi allla cittadinanza (e non solo alle imprese per capirci) capaci di assicurare anche un welfare dignitoso con sanità e istruzione funzionanti ed efficienti. E senza un sistema scolastico e sanitario efficiente un paese non puo' essere in salute come si evince dai mesi pandemici.

 

Una Pa moderna significa anche investire nella ricerca , nella formazione e nelle risorse umane, l'esatto contrario di quanto avvenuto in Italia negli ultimi 25 anni.

 

Nel corso degli anni la stabilizzazione dei precari, presenti soprattutto in alcuni comparti della Pa, ha rappresentato un tabu', i fautori del presunto merito non hanno perso occasione per accusare i presunti meccanismi autonomatici di reclutamento in barba al merito e alla selezione, peccato che molti di questi precari siano stati assunti, nel campo della ricerca, all'estero con contratti e borse di studio assai piu' generosi dei nostri.

 

La questione ideologica del merito è stata funzionale al contenimento della spesa e dell'investimento nel pubblico, ha alimentato la precarizzazione del lavoro e il crescente disinvestimento in tutta la PA.

 

L'arrivo al Governo di Mario Draghi, ce lo chiedeva l'Ue non dimentichiamolo, ha segnato una svolta? In sostanza no, la Pa è sempre piu' piegata alle logiche e ai bisogni di impresa, il merito (la performance) continua a farla da padrone, i contratti a tempo determinato sono incentivati in funzione del Recovery .

 

Nei prossimi mesi arriveranno tante assunzioni anche a tempo indeterminato ma se confrontiamo i nuovi arrivi con i pensionati per la quota 100 e la Fornero, con i 9 anni di blocco sostanziale delle assunzione, anche i futuri organici risulteranno deficitari.

 

Nella Pa mancano ricercatori, insegnanti, amministrativi e tecnici, manca personale sanitario (la cgil parlava mesi fa di 22 mila unità indispensabili) se pensiamo che per tamponi e vaccinazioni si è fatto ricorso anche al personale militare non avendo organici civili in numero adeguato alle necessità.

 

Ora apprendiamo che le prossime assunzioni saranno in funzione del Recovery puntando sui contratti a tempo determinato (massimo per 5 anni, circa 24 mila assunzioni) e indeterminato (per le figure tecniche indispensabili a realizzare i Piani), la spesa per neo assunti non graverà sui costi del PNRR e le spese correnti dovranno essere mantenute inferiori a certi tetti.

 

I tetti di spesa , responsabili della debacle del sistema pubblico, continuano ad imperversare, le assunzioni giudicate indispensabili per la Pa in buona parte saranno a tempo determinato o a collaborazione perseverando con quella precarietà occupazionale madre di tutte le sventure.

 

Ci sembra evidente che i problemi strutturali della Pa non saranno risolti con queste scelte, nel frattempo si fa strada una revisione della sempre presente legge Brunetta con la cosiddetta fascia di eccellenza da premiare con quote maggiorate di salario accessorio a discapito della maggior parte dei dipendenti pubblici.

 

Dinanzi all'ennesima scelta all'insegna della precarietà, la Pa diventa sempre piu' funzionale agli interessi di impresa con il silenzio assenso dei sindacati rappresentativi che si accontenteranno di gestire il welfare aziendale favorendo sanità e previdenza pubblica. Argomenti già trattati in qualche domenicale ma ormai evidenti e comprensibili anche ai piu' ostinati ottimisti per i quali il Governo Draghi rappresenterebbe una inversione di tendenza, anzi una sorta di rilancio neoKeynesiano del ruolo statale. Gli ottimisti sono ciechi e creduloni e confondondo Keynes con l'ordoliberalismo di origine teutonica. Beata ignoranza!