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POLITICA ESTERA EUROPA
19/02/2022
Giancarlo Caselli
da TG43
Se ne parlava da tempo e spesso il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, lo ha sbandierato come prova delle preoccupazioni di Mosca: l’impegno di Usa, Europa e Nato a non allargare la propria presenza a Est, dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia. Un impegno che ciclicamente viene citato a ogni crisi tra Russia e Occidente, e in particolar modo in questi ultimi tempi di alta tensione con l’Ucraina.
Finora però non era chiaro se si trattasse di una dichiarazione ufficiale, messa nero su bianco, o solo di un accordo verbale. A sciogliere il dubbio è stato lo Spiegel che, venerdì scorso, ha fatto luce sulla natura dell’impegno preso dall’Alleanza Atlantica nei confronti dell’allora Urss grazie al lavoro del politologo e storico statunitense, Joshua Shifrinson.
Il documento Due+Quattro dopo l’incontro di Bonn
Dagli archivi nazionali di Londra è emerso un documento chiamato “Due+Quattro”, in cui viene riportato l’incontro avvenuto a Bonn il 6 marzo del 1991 tra Usa, Francia, Gran Bretagna e la Germania da poco riunificata. I quattro Paesi si impegnavano a non “allargare” la presenza della Nato oltre il fiume Elba. A pronunciare ufficialmente quelle parole, come riporta il documento, fu il diplomatico tedesco Jurgen Chrobog che aggiunse: «Non sarà mai neppure proposto alla Polonia e ad altri di diventare membri della Nato». Lo Spiegel dà anche conto del motivo di quella riunione: la sicurezza della Polonia, dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia deciso dall’allora presidente dell’Urss, Mikhail Gorbaciòv, nonché degli altri Paesi dell’Est Europa. Ma quello di Bonn non fu l’unico vertice in cui si discusse dell’allargamento della Nato. «Un altro incontro risale all’ottobre del 1990», ricorda il giornalista Michael Braun, corrispondente dall’Italia per la Süddeutsche Zeitung. «In quel caso, in vista della riunificazione della Germania, si decise addirittura di non dislocare armamenti Nato nel territorio della ex-Ddr».