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EDITORIALIE E COMMENTI
18/04/2022
da Tag 43
Stefano Grazioli
L’invasione dell’Ucraina potrebbe essere solo l’inizio. Sanzionata e isolata, la Russa si sposterà verso l’Asia ingaggiando contro l’Occidente una guerra ibrida e asimmetrica. Tra cyberattacchi, targeted killing e impiego di mercenari. Creando un nuovo Asse del male. Lo scenario.
Una volta c‘era l‘Asse del male. Due decenni fa, George W. Bush aveva coniato l’espressione – Axis of Evil – in riferimento al trio Corea del Nord, Iran e Iraq. Era il 2002, la guerra in Afghanistan per sconfiggere il terrorismo di Al Qaeda era da poco iniziata, sarebbe durata 20 anni, e quella in Iraq doveva ancora cominciare sull’onda delle prove fabbricate dalla Cia, così come gli interventi in Libia o in Siria, Paesi fuori dall’Asse, ma rientranti nell’ampia e flessibile categoria di quelli canaglia (rogues). Con l’invasione russa in Ucraina e la spaccatura tra Mosca e Washington si è ritornati in Occidente all’Impero del male, così Ronald Reagan aveva definito l’Unione Sovietica prima del suo crollo.
Adesso l’Urss non c’è più e la Russia di Vladimir Putin è anche peggio: per ora non è stata ancora trovata una definizione ad hoc, ma è prevedibile che non si farà attendere. E bisognerà aspettare l’esito del conflitto nell’ex repubblica sovietica per capire quale posizione assumerà il Cremlino, con o senza Putin, sia nell’immaginario collettivo occidentale che sulla scacchiera geopolitica mondiale. Intanto è meglio prepararsi al peggio, cioè a una Russia che messa nell’angolo da Europa e Stati Uniti, ripiegherà sul versante asiatico, tra Cina e India, e manterrà in ogni caso relazioni con Paesi africani e latinoamericani che potranno diventare scomode per gli Stati Uniti.
Non solo: l’incrocio letale tra Stato terroristico canaglia e potenza nucleare maligna non potrà che proseguire sulla linea bellica, nelle nuove forme del Terzo millennio. La campagna ucraina, in larga parte quasi di stampo novecentesco dal punto di vista militare, può essere insomma solo l’antipasto di ciò che verrà se la Russia si trasformerà, e sarà trasformata, davvero in un paria internazionale. Con la differenza che rispetto ai classici rogues States come Iran o Corea del Nord, al di là della bomba, lo spettro delle risorse e la possibilità di operare, soprattutto in Europa, è molto maggiore.
Guerra quindi su tutto il continente? Non come la si è intesa fino ad ora, classica, ma appunto ibrida, quella che si combatte in realtà dalla fine degli Anni 90 con l’arrivo della Rete che ha modificato sia la società mondiale e accelerato la globalizzazione che le tattiche e strategie militari. Non solo in Russia, ovviamente. Il Cremlino sotto Vladimir Putin si è servito sempre di tutti gli strumenti a disposizione, scavalcando i limiti della legalità, dentro e fuori i patrii confini, per raggiungere i propri obiettivi e spesso e volentieri all’azione statale si è aggiunta quella di attori non ufficiali, ma tollerati o coperti dalle istituzioni. Così ha funzionato in parte la repressione interna e così è accaduto fuori dalla Russia, tra omicidi mirati (il targeted killing non certo inventato a Mosca), gruppi mercenari (in Occidente si chiamano contractor) in azione un po’ ovunque, e cyberattacchi.
E adesso? Non è difficile prevedere che questo tipo di attività non sarà ridotto, bensì verrà aumentato. In che modo è tutto da vedere, non deve essere per forza un’escalation rapida, ma è evidente che se Mosca continuerà a essere isolata e contro la Russia verrà combattuta, come adesso sta già accadendo, una guerra economico-commerciale, le risposte, anche asimmetriche, arriveranno. Prima di tutto, probabilmente, con l’intensificarsi degli attacchi nel cyberspazio, destinati a obiettivi, anche sensibili, in Europa e altrove; e non è un caso che in diversi Paesi europei sia già stato alzato il livello d’allarme in questo senso. Non saranno da escludere inoltre azioni contro quelli che il Cremlino considera nemici o traditori all’estero, come avvenuto nel passato. Si moltiplicheranno anche i teatri in cui opereranno, più o meno in clandestinità, i contractor russi, anche in zone dove il rischio di collisione con i gruppi analoghi occidentali è alto.
Sarà insomma una guerra alla quale difficilmente gli Stati Uniti e la Nato potranno rispondere come hanno fatto negli scorsi decenni nel caso di Afghanistan, Iraq o Libia, con operazioni militari in grande stile e l’eliminazione fisica dei leader nemici: il cambio di regime al Cremlino è un’opzione che non può essere perseguita con la forza e se è vero che Corea del Nord e Iran resistono da decenni, la Russia allargherà quindi l’Asse del male, o comunque lo si vorrà chiamare.