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UCRAINA , PERCHE' LE EPURAZIONI DI ZELENSKY NON DEVONO STUPIRE

POLITICA ESTERA 

 

19/07/2022

da Tag43

Stefano Grazioli

 

Man mano che la guerra continua e la Russia avanza, i mali cronici dell’Ucraina riemergono. Così Zelensky sacrifica capri espiatori come il vecchio amico Bakanov e la procuratrice Venediktova accusati di collaborazionismo. Ma questo è solo l’inizio.

 

Dopo quasi 150 giorni di guerra non c‘è da stupirsi che il sistema Zelensky abbia iniziato a scricchiolare. L’epurazione del capo dei servizi segreti Ivan Bakanov e della procuratrice generale Irina Venediktova si aggiunge a quella della commissaria per i diritti umani Ludmila Denisova, silurata qualche settimana fa. Poca differenza fa tra sospensione ufficiale e licenziamento in tronco. Casi diversi tra loro, certo, ma tutti segnali di come nella verticale del potere a Kyiv, con in cima il presidente, qualcosa non stia funzionando. Ed è normale, con ormai un quinto del territorio finito in mano russa e una narrazione interna e internazionale, cioè occidentale, che spesso e volentieri ha poco a che fare con la realtà.

 

La guerra non fa sconti nemmeno ai vecchi amici di Zelensky

 

Il cerchio magico di Zelensky perde pezzi, per forza di cose, rivelando che il conflitto non fa sconti, nemmeno agli amici di lunga data, come Bakanov, passato dal team di Kvartal 95, la società che produceva lo show del comico e futuro capo di Stato, a leader del primo partito del Paese, Servitore del popolo, e poi a capo dellSbu, l’intelligence ucraina. Carriera fulminante, grazie a Zelensky, fermata in maniera repentina per mano dello stesso, alla ricerca di un capro espiatorio dopo la serie di episodi di collaborazionismo che Bakanov ha finito per pagare anche se non sono farina diretta del suo sacco. Qualche testa però doveva pur rotolare di fronte a una situazione che sul campo non è delle migliori.

 

Più la Russia avanza più emergono i mali cronici dell’Ucraina

 

Non si tratta solo del delicato tema dei collaborazionisti, oltre 600 gli identificati, ma la rete è evidentemente più larga e passa dai servizi all’apparato amministrativo, dalla politica all’esercito. Nelle ultime settimane Zelensky ha ripetuto di voler usare il pugno duro contro i cosiddetti traditori, anche se non è solo per colpa loro che la Russia continua ad avanzare, a passo lento se non lentissimo nel Donbass, e tiene in allarme mezzo Paese con i missili, utilizzati per colpire obiettivi strategici e per mantenere alta la tensione ovunque. Il Cremlino, tra teste di ponte e quinte colonne, prosegue nel suo piano di devastazione e più si spinge nella pancia ucraina, più emergono i mali cronici di cui Kyiv è afflitta.

 

La storica dipendenza della giustizia dalla politica 

 

Anche Irina Venediktova ha fatto carriera grazie a Zelensky di cui è stata l’advisor legale a partire dal 2018. Eletta con Servitore del popolo, direttrice del Servizio investigativo, membro del Consiglio di sicurezza, poi procuratrice generale (stava indagando sui crimini di guerra russi) non è stata esente da critiche, ovvie in un Paese dove la giustizia è uno dei tasti dolenti per il fatto di essere dipendente dalla politica. È questa una delle più gravi malattie ucraine, insieme alla corruzione, per cui il potere politico si serve di quello giudiziario per eliminare gli avversari: è la storia del duello tra Zelensky e il suo predecessore Petro Poroshenko, accusato di alto tradimento per aver fatto affari durante la sua presidenza con in separatisti filorussi, e dell’offensiva sempre di Zelensky contro l’opposizione filorussa, capeggiata da Victor Medvedchuk, già inseguito dalla giustizia un anno prima che iniziasse il conflitto.

La tregua tra Kyiv e gli oligarchi è destinata a finire

 

Il siluramento di Bakanov e Venediktova arriva pochi giorni dopo che a Kyiv è stato reso noto che il capo del Servizio investigativo Oleksy Sukhachov alla fine di febbraio, a cavallo dell’inizio dell’invasione russa, aveva ordinato di distruggere una serie di documenti di processi penali riguardanti, tra gli altri, Poroshenko, Medvedchuk e l’ex presidente Victor Yanukovich. Insomma, le  questioni della guerra si intrecciano con quelle del passato più o meno recente, dove i protagonisti sono sempre gli stessi. Lo sfondo è quello, solito, delle lotte interne di potere che hanno da sempre caratterizzato l’ex repubblica sovietica sin dalla sua indipendenza da Mosca nel 1991. Le faide politiche, tra gli oligarchi veri burattinai del grande gioco, sono state sospese il 24 febbraio, ma man mano che il tempo passa e la guerra si cronicizza, emergeranno sempre più fratture: è prevedibile dunque che saltino prossimamente altri pezzi grossi del cerchio magico di Zelensky, sia dietro le quinte che in prima fila, a partire dagli esponenti del governo.