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POLITICA NAZONALE | POLITICA ITALIANA
11/08/2022
da Left
Giulio Cavalli
Una parte dei giornali italiani ha come missione aziendale (e a volte anche editoriale) quella di piacere al potere, di qualunque colore esso sia
L'attitudine al servilismo
Intorno a Giorgia Meloni si è attivato un meccanismo molto italiano, che ha a che fare con il potere e che ben descrive l’anima nera di questo Paese.
Giorgia Meloni studia da wasp (donna bianca anglosassone protestante, il modello mito dei repubblicani) ripetendo interviste in cui è vestita da repubblicana statunitense, truccata da repubblicana statunitense, con improbabili sfondi di abitazioni Usa. Per passare dalla figura della coatta romana post-fascista alla donna internazionale davvero può bastare uno studio di immagine ben fatto? È vero che il suo competitor Salvini si dedica a Nutella e spritz – non è particolarmente difficile da battere in termini di credibilità – ma sembra che tutti abbiano dimenticato l’enorme quantità di falsità e violenza verbale che Giorgia Meloni ci ha rifilato negli ultimi anni.
Com’è possibile che una leader di partito e il suo partito improvvisamente diventino credibili dopo essere stati derisi? Semplice, basta avere una buona predisposizione al servilismo. C’è una parte dei giornali che ha come missione aziendale (e a volte anche editoriale) quella di piacere al potere, chiunque esso sia. Sono i media che di volta in volta diventano berlusconiani, poi montiani, poi renziani, poi salviniani, poi draghiani e ora senza troppi problemi si cambiano l’intimo per esser pronti a diventare meloniani. Li riconoscete facilmente: sono quelli che nelle ultime settimane insistono sul fatto che l’antifascismo sia un vezzo e che Giorgia Meloni non sia fascista «perché l’ha detto» lei. Hanno il coraggio di scriverlo esattamente così.
Ieri Carlo Calenda (uno che sta ampiamente dimostrando di essere pronto ad attraccare in ogni porto pur annusare il potere) ha riportato un’agenzia di stampa che riprendeva il discorso multilingue confezionato da Giorgia Meloni per diventare potabile a livello internazionale (in cui dice – in inglese – «no ambiguità sul fascismo») e ha scritto: «Penso che sia doveroso prendere atto di questo passaggio chiaro e netto di Giorgia Meloni». Eccola la normalizzazione per utilità personale.
Del resto per essere antifascisti bisogna avere la schiena dritta, non cadere mai nella tentazione di assecondare i potenti.