ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

L’Ue vota l’economia di guerra: «Sì ai fondi del Pnrr per le armi»

L’Ue vota l’economia di guerra: «Sì ai fondi del Pnrr per le armi»

L’Europa corre verso un’economia di guerra. Il Parlamento europeo ieri ha approvato a larga maggioranza (446 sì, 67 no e 112 astensioni) il regolamento Asap (Act in Support of Ammunition Production) voluto dal commissario al mercato interno Thierry Breton.

NESSUNA SUSPENCE sull’esito del voto che apre il negoziato con i 27 paesi per arrivare a luglio al voto finale che consentirà ai paesi Ue di utilizzare anche i fondi del Pnrr e di Coesione per produrre munizioni e armi. Oltre alla minima dotazione prevista dal regolamento (500milioni) la novità è che i paesi potranno dirottare miliardi del Pnrr (che era stato pensato per il welfare e la transizione ecologica dopo la pandemia) sulla produzione di armi.

ANCHE IL GRUPPO SOCIALISTA, dopo che gli emendamenti voluti dal Pd per escludere il Pnrr dai fondi cui attingere per gli armamenti erano stati bocciati, ha dato indicazione per il sì al regolamento. Un sì motivato anche dalla necessità, hanno spiegato, di continuare a fornire armi all’Ucraina e, nel contempo, riempire arsenali sempre più vuoti. Tra i socialisti ci sono stati 95 sì, 10 no e 20 contrari. Segno che, anche tra chi vuole sostenere Kiev, cominciano ad emergere dubbi sulla forsennata corsa al riarmo.

TRA I PARTITI ITALIANI, le destre e l’ex terzo polo hanno votato convintamente a favore (e contro le modifiche chieste dai dem), no da Verdi e M5S. Il Pd si è spaccato rumorosamente: 8 hanno votato sì, e tra loro il capogruppo Brando Benifei e la vicepresidente del parlamento Pina Picierino, oltre alle deputate Tinagli e Gualmini e all’ex ministro De Castro. Sei gli astenuti, tra loro Camilla Laureti della segreteria di Schlein (è responsabile agricoltura) , Pietro Bartolo e l’ex pm antimafia Franco Roberti. Mentre Alessandra Moretti e Patrizia Toia, che risultavano astenute, hanno poi spiegato che si è trattato di un «errore materiale» e che il loro era un voto a favore.

UN SOLO CONTRARIO, Massimiliano Smeriglio, che spiega: «Cresce l’area del dissenso sulla trasformazione dei fondi del Pnrr e di coesione in armi. Un atto sbagliato che riarma 27 eserciti con soldi per le politiche sociali e ambientali senza far fare un passo in avanti alla difesa comune europea. E per il governo Meloni un assegno in bianco per modificare il Piano di ripresa a proprio piacimento. Lavoriamo per ribaltare questo esito con il voto finale sull’atto previsto a luglio. Bene anche il dissenso che si è espresso tra le fila del Pd».

I 5 STELLE RIVENDICANO il loro no: «Siamo convinti che questa folle corsa al riarmo non è assolutamente la strada giusta per costruire un futuro di pace in Europa e nel mondo». Nicola Fratoianni definisce «indecente» la decisione europea. «La guerra porta con sé l’economia di guerra, spinge la corsa della spesa militare, e lo fa a scapito del futuro», spiega il leader di Si che ha partecipato con i Verdi a un flash mob davanti a Montecitorio. Quanto al Pd, ragiona, «se si è contrari a una scelta si vota contro. Essere contrari e votare a favore non funziona».

I DEM ORA PUNTANO sull’evitare che il governo italiano utilizzi i fondi del Piano di ripresa. Ieri in Senato hanno presentato una interrogazione al ministro Raffaele Fitto, chiedendo che il governo escluda l’uso di quei fondi per le armi. «La facoltà di poter accedere a queste risorse non è in alcun modo all’ordine del giorno», la risposta del ministro di Fdi.

Ma i dem non sono convinti della buona fede dell’esecutivo. Per questo hanno chiesto un voto del Parlamento. «Le rassicurazioni del ministro non ci rassicurano, perché i gruppi della destra nel Parlamento europeo hanno votato contro gli emendamenti presentati dal Pd che prevedevano espressamente l’eliminazione della possibilità di utilizzo, attraverso fondi Pnrr, di risorse per l’acquisto di armi e munizioni», ha detto il capogruppo Francesco Boccia. «Per noi è necessario arrivare ad un voto in Aula su un atto di indirizzo che trasformi l’impegno assunto oggi dal ministro in atti non più reversibili».

Sul Pd piovono critiche da tutte le parti. Dal terzo polo e da +Europa l’accusa è di aver abbandonato l’atlantismo e di aver abboccato «alla propaganda pacifinta del M5S». Dal partito di Conte l’accusa opposta. «Il Pd alla fine ha votato sì ad un regolamento che apre alla possibilità di usare il Pnrr per il riarmo, quando si era detto contrario: comportamento per me incomprensibile», attacca il capogruppo Stefano Patuanelli.

02/06/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da il Manifesto

di Andrea Carugati