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26/11/2022
Da Tag43
Matteo Innocenti
Nonostante appelli e campagne di sensibilizzazione, la violenza contro le donne continua a essere un’emergenza globale. Nel 2021 ci sono state 81 mila uccisioni, di cui oltre la metà in ambito familiare. E quella dell’Onu è una stima al ribasso. Calano leggermente le vittime in Italia, ma non basta. Il report dell’Onu.
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite, tramite la risoluzione numero 54/134. Viene osservata ogni anno il 25 novembre e non è una festa, perché non c’è niente da celebrare. Casomai un monito, purtroppo inascoltato, considerando il numero dei femminicidi che, anno dopo anno, in tutto il mondo non accenna a scendere.
Secondo uno studio delle Nazioni unite, nel 2021 in tutto il mondo sono state uccise 81.100 donne. Di esse, circa 45 mila ha trovato la morte per mano di mariti, partner, membri della famiglia: si tratta del 56 per cento del totale, che in realtà potrebbe essere molto più alto. Circa il 40 per cento delle uccisioni di donne, infatti, non è stato conteggiato come “femminicidio”, in mancanza di prove certe che fosse avvenuto in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale. Insomma, la stima delle donne ammazzate in quanto donne è decisamente al ribasso.
I numeri ufficiali sul femminicidio sono rimasti sostanzialmente invariati nell’ultimo decennio. E per renderli ancora più tragici, un altro dato: ogni ora, nel mondo, cinque donne vengono uccise da un membro della loro famiglia. Nel 2021, il numero più alto di femminicidi per mano di parenti è avvenuto in Asia: 17.800 morti. Tuttavia, la ricerca condotta dal’Onu mostra che le donne e le ragazze sono più a rischio di essere uccise dai membri della famiglia in Africa. Qui il tasso di omicidi domestici legati al genere è stato stimato in 2,5 ogni 100 mila donne, rispetto a 1,4 nelle Americhe, 1,2 in Oceania, 0,8 in Asia e 0,6 in Europa. Stando al report delle Nazioni unite, lo scoppio della pandemia di Covid nel 2020 e i conseguenti lockdown in casa hanno coinciso con un aumento significativo, in Nord America e Europa, dei femminicidi perpetrati da membri della famiglia diversi da mariti e partner.
Secondo Bárbara Jiménez-Santiago, avvocata e coordinatrice regionale delle Americhe per l’organizzazione internazionale per i diritti delle donne Equality Now, le statistiche dovrebbero includere i decessi derivanti da altre forme di violenza. Anche il suicidio di una donna dopo uno stupro o la morte di parto al termine di una gravidanza causata da una violenza sessuale dovrebbero essere conteggiati come femminicidio. In tanti Paesi del mondo, tra l’altro, abusi di questo tipo non sono adeguatamente puniti. Anzi, lo stupro all’interno del matrimonio è tollerato a certe latitudini e in taluni casi i violentatori possono evitare condanne sposando le vittime. «La violenza domestica è ancora comunemente vista come una questione privata in alcune parti del mondo», ha dichiarato Jiménez-Santiago, citata dal Guardian. «La polizia e i pubblici ministeri spesso non prendono sul serio i casi e la colpevolizzazione delle vittime è diffusa. Ciò dissuade le donne e le ragazze dal denunciare gli abusi. E questo favorisce la cultura dell’impunità».
«Nessuna donna o ragazza dovrebbe temere per la propria vita a causa di ciò che è», ha affermato Ghada Waly, direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine. «Per fermare tutte le forme di omicidi di donne e ragazze legati al genere dobbiamo contare ogni vittima, ovunque, e migliorare la comprensione dei rischi e delle cause del femminicidio. Solo così potremo pianificare una prevenzione migliore e risposte più efficaci in termini di giustizia penale».
In Italia, come in molti altri Paesi, il colore della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è il rosso. Uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe da donna rosse, appunto, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio. Rosso anche il codice, nel senso della legge, che dal 2019 tutela donne e soggetti deboli che subiscono violenze, per atti persecutori e maltrattamenti. Ma se parliamo di femminicidio, continua a essere rosso soprattutto l’allarme. Dal primo gennaio al 20 novembre 2022 nel nostro Paese sono stati registrati 273 omicidi, con 104 vittime donne, di cui 88 uccise in ambito familiare o affettivo: 52 di esse sono state ammazzate dal partner o dall’ex. Esattamente la metà. È quanto emerge dal report interforze “Il pregiudizio e la violenza contro le donne”, presentato in vista del 25 novembre dalla Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica sicurezza, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma. Il report mostra numeri in lieve calo rispetto allo stesso periodo del 2021, per quanto riguarda i femminicidi. Tuttavia negli ultimi 10 anni, a fronte di una flessione del 44 per cento delle vittime di omicidi, la diminuzione delle vittime di sesso femminile si ferma al 28 per cento.
Insomma, i morti ammazzati diminuiscono, ma se sono donne un po’ meno. E poi ci sono due differenze sostanziali, rilevate a livello globale: le donne pagano spesso il fatto di essere appunto donne, mentre gli uomini non vengono uccisi in quanto tali. E anche se la stragrande maggioranza (81 per cento) degli omicidi in tutto il mondo è commessa contro maschi, è altamente probabile che ciò accada in ambito extra familiare. Solo l’11 per cento degli uomini uccisi nel 2021, infatti, è stato vittima del partner o di un parente.