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03/01/2023
da Remo Contro
Ennio Remondino
Rivoluzione di scenari strategici nel caos politico di nuovi amici e nemici
Lo scoppio della guerra in Ucraina, l’acuirsi della crisi coreana e la crescente ascesa della Cina, soltanto per citare gli eventi più emblematici che hanno caratterizzato il 2022, hanno creato le condizioni ideali per mettere alla prova a dare spazio a nuovi soggetti desiderosi di affermarsi nella comunità internazionale.
«L’esercito polacco deve essere così potente da non dover combattere solo per la sua forza», ha tuonato il primo ministro Mateusz Morawiecki alla vigilia del giorno dell’indipendenza della Polonia. Politico Usa «Varsavia ha quello che è probabilmente il miglior esercito d’Europa. E diventerà solo più forte». «La Polonia è diventata il nostro partner più importante nell’Europa continentale», dichiarano gli esponenti dell’esercito americano in Europa.
Il governo polacco aumenterà la spesa per la difesa, dal 2,4% del prodotto interno lordo al 5%. Forse solo Stato al mondo ad arrivare a tanto. Già adesso la Polonia ha più carri armati e obici della Germania, e presto un esercito molto più grande, con 300.000 soldati entro il 2035, rispetto agli attuali 170.000 effettivi della Germania.
La Polonia ha firmato un accordo da 4,9 miliardi di euro per 250 carri armati Abrams dagli Stati Uniti. La sua forza aerea è fatta con F-16 statunitensi e nel 2020 Varsavia ha firmato un accordo da 4,6 miliardi di dollari per 32 caccia F-35. Poi la Corea del Sud, armi per un valore tra 10 e 12 miliardi di dollari.
Arabia Saudita e India, tradizionali partner americani, hanno recentemente rivisto i loro legami con gli Stati Uniti. I sauditi, ha sottolineato il Financial Times, hanno iniziato ad avvicinarsi ai Paesi Brics. Nel frattempo gli indiani hanno sviluppato un sano appetito per il petrolio russo scontato, anche se a settembre Narendra Modi ha rimproverato Vladimir Putin per aver lanciato la guerra.
Di fatto la guerra in Ucraina ha ridato attenzione e fiato politico alle medie potenze come forza indispensabile per ridisegnare i rapporti internazionali. Nel bene e nel male, e nella confusione, ha però ammonito il Financial Times.