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SALVINI TRA GAFFE E CONTRADDIZIONI : UN DISASTRO AI TRASPORTI

POLITICA NAZIONALE | POLITICA ITALIANA      

 

11/01/2023

DA Tag43

Stefano Iannaccone

 

Salvini tra gaffe e contraddizioni: un disastro ai Trasporti

 

Prima dice di voler limitare gli incidenti stradali inasprendo le pene. Poi protesta contro Sala per la “zona 30”, dimenticandosi che la velocità è la prima causa di morti. La polemica sui biglietti aumentati dal sindaco a Milano? La delibera è regionale, quindi leghista. Così Salvini non ne azzecca una.

 

Nuova strategia cercasi è il cartello che potrebbe appendere Matteo Salvini fuori dal suo ufficio. La mania di twittare per commentare all’istante i fatti non si rivela più vincente come all’epoca del Capitano che dominava i social network. Anche perché sui dossier che gli spettano per mansione governativa non sta affatto brillando. Dopo la débâcle elettorale, con un risultato striminzito rispetto alla collega di coalizione Giorgia Meloni, e le tensioni nella Lega che si stanno scaricando sulle Regionali in Lombardia, il ruolo di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non è diventato il trampolino di rilancio che immaginava. Anzi, il primo consuntivo presenta un quadro deficitario, ricco di contraddizioni.

 

Quando la Lega voleva alzare il limite di velocità in autostrada da 130 a 150 km/h

 

Il numero uno del Mit, come ha voluto ribattezzare il dicastero spazzando via il riferimento alle mobilità sostenibili, sembra in stato confusionale. Di fronte alle tragedie degli incidenti stradali, ha subito dichiarato di voler inasprire le pene per i conducenti che violano il codice della strada, soprattutto per chi si mette al volante da ubriaco, sotto effetto di droghe o comunque violando le norme. Una delle proposte è la revoca a vita della patente per chi viene trovato con un tasso alcolemico superiore a quello consentito dalla legge. Insomma, un giro di vite che sembrerebbe smentire una vecchia battaglia della Lega, quella dell’innalzamento del limite di velocità in autostrada da 130 a 150 chilometri orari. Nella scorsa legislatura era stato presentato un emendamento al disegno di legge che riformava il codice della strada. «Ha poco senso mantenere in vigore quei limiti, oggi che i rischi sono connessi a comportamenti diversissimi», sosteneva Alessandro Morelli, che per il partito si occupa del tema trasporti. La proposta, tuttavia, non passò alla Camera.

            

No alla “zona 30” di Sala a Milano: «La gente vorrebbe anche lavorare»

Così in questo gioco di specchi di contraddizioni, il ministro Salvini è tornato pro-velocità, attaccando il sindaco di Milano, Beppe Sala, che vuole rendere la città “zona 30” entro il 2024, ossia con un limite massimo di 30 km/h proprio per scongiurare il pericolo di sinistri. «Ricordo al sindaco e al Pd che a Milano la gente vorrebbe anche lavorare», è la posizione del leader leghista, dimenticando che l’elevata velocità è una delle principali cause che provocano incidenti mortali.

Contro i biglietti più cari: ma la delibera è regionale, quindi leghista

Restando in materia di trasporti, stavolta pubblici, Salvini ha usato strumentalmente anche l’aumento del prezzo dei biglietti a Milano. Su biglietti singoli e titoli occasionali e settimanali, è stato operato un ritocco. «Sala e il Pd hanno prima messo in difficoltà centinaia di migliaia di cittadini, studenti e lavoratori con l’Area B (senza ridurre l’inquinamento in città), e ora puniscono chi vuole utilizzare metro, tram o bus», ha attaccato Salvini sui social, prendendosela ancora con il primo cittadino milanese. A sua volta Sala ha ricordato la necessità di mettere più risorse per il trasporto pubblico locale sul piano nazionale, perché il «costo del biglietto copre solo una parte delle spese». Peraltro, il ministro ha sapientemente omesso che l’incremento del costo dei ticket è legato a una delibera regionale, amministrata dal leghista Attilio Fontana.

Pedaggi autostradali aumentati: eppure era lui a invitare alla disobbedienza civile

Di contraddizioni è piena la gestione del Mit firmata Salvini. Basti pensare all’aumento dei pedaggi autostradali entrati in vigore da gennaio e che saliranno ulteriormente a luglio. Nel 2014, il segretario della Lega invitava alla disobbedienza civile al casello. «Con una crisi economica senza precedenti, il governo autorizza altri aumenti dei pedaggi autostradali» Quindi sollecitava «presidi ai caselli delle autostrade» con il motto «io non pago!».

 

«Non si sale in auto in sette»: però quell’auto era omologata

Ma che sui trasporti Salvini non fosse molto ferrato, era già chiaro con la gaffe fatta di fronte al dramma di Alessandria, dove a causa di un incidente sono morti quattro ragazzi dei sette a bordo di una Peugeot 807. Facendo ricorso alla sua retorica paternalista, il ministro ha affermato: «È giusto sanzionare gli automobilisti irresponsabili» ed è «chiaro che non sali in auto in sette». Da qui ha aggiunto: «Su questo puoi fare tutta l’educazione stradale che vuoi, puoi mettere la prevenzione che vuoi». Peccato, però, che il veicolo in questione fosse omologato per trasportare proprio sette persone, compreso il conducente.

Tuttavia, la voglia di esprimere la propria posizione sui social per fare incetta di like e condivisioni si è affievolita di fronte ai fatti avvenuti in Brasile con i sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro che hanno assaltato le istituzioni. Difficile rimangiarsi anche questa amicizia, confermata da varie prese di posizione e fotografie che lo ritraggono con Bolsonaro, come del resto è stato già fatto con Vladimir Putin. Emblema dei legami internazionali imbarazzanti del leader leghista.