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Proiettili per i cannoni ucraini da Tokyo e Seul col trucco

Proiettili per i cannoni ucraini da Tokyo e Seul col trucco

La Nato chiama a raccolta, molto ufficiosamente, ma anche con le spicce, i suoi nuovi alleati asiatici ‘de facto’: Giappone e Corea del Sud. Washington costretta a stringere in modo quasi drammatico legami militari tra la Nato e gli alleati dell’Estremo oriente. Per spintonare alleati Nato reticenti e per rimediare a suoi errori. Servono tante munizioni e subito. Anche a costo di inganni e sporchi trucchi.

Il Segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, pensava che la guerra in Ucraina dovesse servire, prima di tutto, a ‘dissanguare la Russia’. Non è proprio andata così. Perché il coraggio e la vocazione al sacrificio mostrati dai valorosi combattenti ucraini, non sono bastati (almeno finora) a rovesciare la partita.

Dissanguare prima Mosca o chi?

Più dura la guerra, più armi e munizioni ci vogliono per l’Ucraina. Elementare, ma non è solo una questione di risorse finanziarie. Il problema pratico dei tempi necessari a fabbricarle. Anche perché i ‘ragionieri’ della Nato non avevano calcolato il loro tasso di utilizzo, esagerato, che ha fatto svuotare, pericolosamente, tutti i depositi di riserva occidentali. Che significa? Continuando di questo passo, gli Stati Uniti in primis, e l’Europa subito a ruota, sguarniranno a tal punto i loro arsenali da mettere a rischio la loro sicurezza nazionale. Tutto ciò nonostante l’industria delle armi americana (e non solo quella) abbia ripreso a lavorare 24 ore su 24. Insomma, continuando di questo passo la guerra in Ucraina finirà per dissanguare prima il Pentagono e poi il resto dell’apparato militare dell’Occidente.

‘Soccorso giallo’

E qui entra in ballo il ‘soccorso giallo’, cioè armi e munizioni che, attraverso triangolazioni commerciali, mediate dagli Usa, partono da Tokyo e Seul per arrivare a Kiev. Le trattative con Washington sono avviatissime e non potrebbe essere altrimenti. Il Wall Street Journal calcola che dall’inizio dell’invasione, l’US Army abbia fornito agli ucraini circa due milioni di proiettili di artiglieria, per pezzi da 155 mm. Ma adesso la situazione in casa Usa è così critica che, scrive sempre WSJ, «si è aperta una caccia globale, in tutto il mondo, per acquistare munizioni per l’artiglieria di Kiev».

Munizioni col trucco

Per ora, per non allarmare le opinioni pubbliche dei rispettivi Paesi, nipponici e coreani seguiranno il trucco suggerito da Biden: sfruttando una legge del 2016, esporteranno le munizioni per gli obici (a centinaia di migliaia) negli Stati Uniti. Con una ‘partita di giro’, Washington le userà per rimpinguare le sue riserve che, in gran parte, nel frattempo, saranno destinate all’esercito di Zelensky. Tutto è già stato concordato, recentemente, col Ministro della Difesa giapponese Yasukazu Hamada. La stessa intesa è stata raggiunta col governo di Seul.

Problemi in casa nipponica

La richiesta di aiuto degli Stati Uniti e dell’Occidente in generale pone, però, dei seri problemi politici alla coalizione liberal-democratica che governa il Paese del Sol levante. Il trauma della Seconda guerra mondiale è ancora vivo e il Giappone ha leggi molto severe, che regolano l’export di armi. In pratica, finora l’Ucraina è stata aiutata tramite l’invio di materiale di supporto logistico e di utilizzo militare ‘non letale’ (giubbotti, elmetti, tende, materiale sanitario). Adesso si tratterebbe di fare un salto di qualità, che però è malvisto dalla popolazione, la quale sostiene il popolo ucraino, ma non condivide l’invio di armamenti. Il quotidiano Nikkei ha pubblicato un sondaggio, che fa capire come solo il 25% dei giapponesi sia favorevole a un riarmo di Kiev col concorso di Tokio.

Bombe a grappolo dagli Usa?

Risulta ancora più inquietante, il modo con cui gli Stati Uniti avrebbero spinto la Corea del Sud a cedere centinaia di migliaia di proiettili di artiglieria. Secondo il Wall Street Journal, esiste un ‘partito’ nella Casa Bianca, che vuole convincere Biden a far usare, in Ucraina, le «bombe a grappolo» vietate in 110 Paesi. Se l’artiglieria non dovesse funzionare, pare di capire che anche gli americani sarebbero pronti a mettersi, sotto le scarpe, tutte le convenzioni di guerra.

16/06/2023

abbiamo ripreso l'articolo d

Remocontro

di Piero Orteca