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SCATAFASCI-GOVERNO MELONI , COSA C'E' DIETRO IL FUGGI FUGGI DI COLLABORATORI E FUNZIONARI

POLITICA NAZIONALE  POLITICA ITALIANA  

 

02/03/2023

da Tag43

Carlo Ciarri

 

Lo strano caso della fuga dal “sottogoverno” Meloni da parte di portavoce, capi di gabinetto, segretari: i precedenti Urso e Casellati, ma pure le voci su Caputi, uomo chiave della struttura organizzativa di Giorgia. E Ventura con la ministra Bernini è durato solo tre giorni. Incomprensioni, attriti, incompatibilità: i retroscena.   

Ma che rapporto ha la squadra di Giorgia Meloni con il “sottogoverno”, gli uomini e le donne, cioè, che guidano la macchina amministrativa di ministeri e Palazzo Chigi? E come vanno le cose, dopo i fatidici 100 giorni dall’insediamento, con quei professionisti dell’informazione che vengono chiamati a gestire i rapporti con i media per conto dell’esecutivo stesso?

Fibrillazioni nella stanze del governo

Sono domande che ci si fa nei corridoi dei Palazzi romani. La scena è una discussione feroce sul caso Cospito, l’anarchico al 41-bis impegnato in uno sciopero della fame proprio per protestare contro il regime del carcere duro, che ha costretto il governo a un Consiglio dei ministri ad hoc e dopo le parole del meloniano Giovanni Donzelli contro il Partito democratico, accusato di collusione con anarchici e mafiosi proprio per una visita a Cospito, e ha portato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in parlamento per un’informativa; il retroscena, invece, riguarda le domande su cosa succede nelle stanze del governo e nei gabinetti dei ministeri.

Casellati e Urso mollati dagli uomini di fiducia

Alfonso Celotto ha lasciato il ruolo di capo di gabinetto del ministero delle Riforme guidato da Maria Elisabetta Alberti Casellati; poi l’affaire al dicastero del Made in Italy con le litigate furiose tra il ministro Adolfo Urso e lo staff e la conseguente uscita del portavoce, Gerardo Pelosi, e di Valentina Colucci, segretaria particolare.

Le voci sull’addio di Caputi, figura chiave per la Meloni

A questo bisogna aggiungere le voci di uscita di un altro pezzo da 90 del sottogoverno: «Guarda che si è dimesso Caputi». Il messaggio su Whatsapp arriva di martedì e subito ci si attacca al telefono per cercare di capire. Caputi è Gaetano, capo di gabinetto di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Figura chiave e centrale per il funzionamento della macchina e uomo esperto della struttura organizzativa. Curriculum lunghissimo, dai gabinetti del governo Berlusconi con Giulio Tremonti, poi nell’esecutivo Prodi, poi in Consob, fino al governo Draghi e ora Meloni. Le dimissioni di Caputi sarebbero una bomba. Anzi, le dimissioni di Caputi dopo quelle di Celotto e gli scossoni al Mimit sarebbero una bomba atomica. No, non si è dimesso. Sì, si è dimesso. A oggi rimane una voce. Nulla più.

Ventura con la ministra Bernini è durato tre giorni

E in questo quadro si inserisce una storia. Più piccola. Un tassello, però, di un mosaico che negli ultimi giorni è sembrato più un domino, in cui un pezzetto ne butta giù un altro. Ed è la storia di Marco Ventura, portavoce della ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. O meglio, ex portavoce. L’incarico di Ventura, anche lui professionista stimato e dal cv ricchissimo (a lungo inviato di guerra e cronista parlamentare de il Giornale, ma anche autore Rai, capo ufficio stampa esteri di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, consigliere per la comunicazione del presidente Rai, Marcello Foa, e portavoce della Casellati, l’ultimo di una lunga lista ad essere allontanato dalla seconda carica dello Stato e anche media manager dell’atleta Marcel Jacobs) è durato pochissimo.

Questa è una storia di qualche mese fa. La collaborazione con la ministra, infatti, è iniziata con l’avvio del mandato, a ottobre, ed è terminata poco dopo. «È durato tre giorni», dice una fonte interna al ministero. I motivi? Il carattere ostico della ministra. E tanti saluti. Ventura, Celotto, Colucci, Pelosi (e Caputi?). Il sottogoverno di Giorgia Meloni è un mosaico o un domino?