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Disperazione totale, assalto ai pochi aiuti che entrano a Gaza

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Arma infame. Il Segretario dell’Onu Antonio Guterres e il Patriarca latino Pizzaballa chiedono di mettere fine alla politica della fame

Affamati, disperati, si sono avventati su cinque camion del Programma Alimentare Mondiale (Wfp), gli unici – dei trenta previsti – lasciati entrare da Israele attraverso il valico di Zikim nel nord di Gaza. Hanno preso quello che potevano. Lì la fame è realtà da lungo tempo. È stampata sui volti e sui corpi dei palestinesi che hanno scelto o sono stati costretti rimanere in quel paesaggio lunare in cui l’aviazione israeliana ha trasformato Beit Hanoun, Beit Lahiya, Sudaniyeh, Atrata e tante altre località. Quanti siano nessuno lo sa con precisione, pare decine di migliaia.

Al nord della Striscia ridotto in pietre e polvere, il cibo arriva solo quando Israele, occasionalmente, permette al Wfp di distribuire il cibo e l’acqua e altri generi di prima necessità ai disperati, spesso bambini, che emergono dalla polvere e dalle macerie. Non è chiaro come siano andate le cose ieri nel nord, ma l’esercito israeliano ha di nuovo aperto il fuoco sugli affamati, come accade ogni giorno da settimane. Fonti ospedaliere hanno riferito ad Al Jazeera che degli 81 palestinesi uccisi ieri da Israele, 31 sono stati colpiti mentre attendevano i pacchi alimentari.

Il Wfp calcola in almeno 500.000 le persone che sono in condizione di carestia, in 90.000 i bambini che necessitano urgenti cure contro la malnutrizione. Negli ultimi tre giorni, 21 bambini sono morti per malnutrizione e fame nella Striscia, ha denunciato ieri Mohammed Abu Salmiya, direttore dell’ospedale Shifa, il più grande di Gaza. «Stiamo andando incontro a un numero allarmante di morti a causa della fame inflitta alla popolazione», ha avvertito.

Del viaggio a Gaza, in seguito all’attacco israeliano della scorsa settimana alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia, ha riferito ieri ai giornalisti il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. Il più alto esponente della Chiesa cattolica in Terra Santa ha detto che la situazione nella Striscia è «moralmente inaccettabile». Ha raccontato di aver visto a una Gaza «quasi totalmente distrutta» e anziani, donne e ragazzi «affamati e senza cibo». La fame non risparmia nessuno, il cibo è introvabile per tutti. E chi lavora – come i medici, i giornalisti, gli operatori umanitari e sanitari, i soccorritori della Protezione civile – sono costretti a rallentare, le energie mancano.

I proiettili e le bombe comunque restano la prima causa delle stragi di civili palestinesi. Secondo i dati raccolti da Islamic Relief, questo mese a Gaza le forze israeliane hanno ucciso una persona ogni 12 minuti. E con una media di 119 palestinesi uccisi al giorno, luglio è diventato il mese più mortale da gennaio 2024. Intanto è salito a 59.106 palestinesi uccisi il bilancio degli attacchi israeliani dal 7 ottobre 2023.

Parlando al Consiglio di sicurezza, il segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres, ha detto che Gaza è uno «spettacolo di orrore con un livello di morte e distruzione senza precedenti negli ultimi tempi». La malnutrizione ha aggiunto, «è in forte aumento. La fame bussa a ogni porta… Al sistema umanitario viene negato lo spazio per fornire assistenza». Guterres ha condannato gli attacchi contro i locali delle Nazioni unite a Deir al Balah, nel centro di Gaza. «Sono inviolabili e devono essere protetti dal diritto internazionale umanitario, senza eccezioni», ha ricordato Guterres.

A Deir al Balah la popolazione vive nella paura e nell’incertezza. L’unica zona di Gaza che per 21 mesi è stata in grado di offrire un rifugio a migliaia di sfollati, tra domenica e lunedì è stata investita dalla nuova fase dell’offensiva israeliana «Carri di Gedeone». Aziz Kahlout, sfollato dal nord di Gaza, raccontava ieri al manifesto che «mentre ci preparavamo al peggio e a vedere distrutte le case in cui abbiamo vissuto, (ieri) l’esercito israeliano ha fermato la sua avanzata nella zona sud-est della città e non sappiamo perché». Ha spiegato che, come altri, non ha intenzione di andare via. «Resisteremo nelle nostre case fino all’ultimo, andremo a sud solo per salvarci la vita, ma l’impegno è restare», ha aggiunto. Lo stop dell’operazione su Deir al Balah è stato confermato anche da Canale 14, la tv della destra israeliana. Ignoti i motivi, qualcuno ieri sera sosteneva che l’accordo di tregua tra Israele e Hamas si sarebbe fatto più vicino.

L’intento del governo Netanyahu era e resta sempre quello di svuotare Gaza della sua popolazione. La ministra delle scienze Gila Gamliel ha pubblicato ieri un video generato dall’intelligenza artificiale su una Gaza futura piena di palazzi avveniristici, con il premier Netanyahu che cammina sul lungomare con la moglie. Nel video si vedono degli israeliani mangiare e bere birra in un mercato, mentre il presidente americano Donald Trump è sulla spiaggia con la moglie, Melania. «Ecco come sarà Gaza in futuro. Migrazione volontaria dei gazawi solo con Trump e Netanyahu. O noi o loro», ha scritto Gamliel in un post su X. Il suo collega delle Finanze Bezalel Smotrich, intervenendo a una conferenza alla Knesset intitolata «La Riviera a Gaza – dalla visione alla realtà», ha proclamato: «Possiamo iniziare dal nord di Gaza e stabilire tre insediamenti (coloniali) lì. Le discussioni sono già in corso».

23/07/2025

da Il Manifesto

Michele Giorgio

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