15/02/2023
«Provano a mutare Israele in una oscura dittatura e costringerci al silenzio», denuncia Yair Lapid, ex premier e leader della opposizione al governo religioso e suprematista ebraico di Benyamin Netanyahu. «Vicini a collasso istituzionale e sociale», l’allarme del presidente Herzog. Verso lo sciopero generale contro il tentativo di portare la magistratura sotto il controllo dell’esecutivo. «Fingono di non sentire, fingono che non gli importi ma – ha aggiunto Lapid riferendosi al governo – ascoltano e hanno paura». Governo estremista che intanto riconoscere nove nuovi avamposti coloniali ebraici nella Cisgiordania palestinese occupata.
L’estremismo religioso ebraico ora supera la sua guerra formalmente religiosa con l’islam, coinvolgendo la minoranza cristiana ma di etnia palestinese. «Ora i coloni israeliani attaccano anche noi cristiani»
Deriva autoritaria che offende la storia di Israele
‘Suprematismo ebraico’ nelle forme politiche del fascimo, l’accusa politica sempre più diffusa contro l’attuale governo di Israele. Netanyahu, risorto dalla accusse di corruzione per cui ancora attende sentenza, attacca l’opposizione, colpevole di ‘spingere il Paese verso l’anarchia’. Proteste a raffica con centinaia di migliaia di persone in strada e tafferugli in parlamento. E alla Knesset, sta muovendo i primi passi la contestata legge di riforma del sistema giudiziario voluta dal governo per controllare la magistratura e garantire l’impunità al premier.
Governo prendi tutto, anche la democrazia
Una Commissione della Knesset, ha approvato in prima lettura la parte iniziale della proposta di riforma, quella che affida al governo il pieno controllo sul Comitato che seleziona i giudici, un filtro politico pericolosissimo. Un’approvazione avvenuta tra le furibonde reazioni dei deputati dell’opposizione, che hanno denunciato come la norma violi la democrazia e il bilanciamento dei poteri. Alle proteste dentro l’Aula si sono accompagnate quelle di fronte al Parlamento.
‘Non solo tasse ed esercito’
«Noi siamo qui solo per pagare le tasse e mandare i nostri figli nell’esercito», l’accusa delle opposizioni ebraiche al blocco reazionario religioso al potere, col suo ‘braccio armato’ tra i Coloni. «Non ci chiuderemo nelle nostre case quando provano a mutare Israele in una oscura dittatura e costringerci al silenzio»
«Ora i coloni israeliani attaccano anche noi cristiani»
Altro fronte di degrado democratico e di convivenza in Israele da ‘Pagine Esteri’. «Sai dell’ultimo attacco? Hanno distrutto una statua di Gesù alla Flagellazione. Coloni ed estremisti israeliani prendono di mira anche i cristiani», raccontano a Michele Giorgio. Episodio emblematico anche se isolato, il 2 febbraio alla Cappella della Condanna, dietro il complesso della Flagellazione, da parte di un uomo che le autorità israeliane hanno descritto come un turista americano, uno ‘squilibrato’. E che invece il Patriarcato latino, cattolico, ha indicato come un «estremista ebreo».
Estremismi religiosi alimentati
«Qui a Porta Nuova siamo preoccupati» raccontano i non molti cristiani palestinesi che si ostinano ad essere anche minoranza religiosa nella minoranze etnica arabo palestinese sempre più discriminata e colpita. «Prima (gli estremisti) sputavano quando, durante i nostri riti religiosi, vedevano la croce. Adesso sono violenti, ci urlano di andare via perché, dicono, Israele è solo degli ebrei».
Tra Porta di Giaffa e Santo Sepolcro
Porta Nuova con i suoi vicoli stretti che corrono fino alla Porta di Giaffa e al Santo Sepolcro è il riferimento storico oltre che religiosa della comunità palestinese cristiana. Negli ultimi due-tre anni Porta Nuova è diventata anche un punto di ritrovo serale. Il comune israeliano di Gerusalemme, mosso anche da interessi turistici, ha dato alla comunità di Porta Nuova la possibilità di organizzare eventi e attività. «Ma agli estremisti israeliani non piace questa libertà e che i cristiani possano mostrarsi attivi nel professare la loro fede ed esibire la croce».
«Per loro, tutti gli arabi, musulmani e cristiani, devono lasciare questa terra».
Atti vandalici non solo a Gerusalemme
Nelle ultime settimane gli avvertimenti minacciosi si sono moltiplicati. Un cimitero cristiano ortodosso a Gerusalemme è stato devastato, la scritta «Morte ai cristiani» è stata lasciata sui muri di un monastero nel quartiere armeno e sono stati vandalizzati i locali del centro maronita di Maalot. «Non è un caso che la legittimazione della discriminazione e della violenza nell’opinione pubblica e nell’attuale scenario politico israeliano si traduca poi anche in atti di odio e di violenza contro la comunità cristiana», denuncia il Patriarcato latino facendo riferimento al nuovo governo israeliano di cui fanno parte partiti di destra estrema e suprematisti come il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir.
Nel quartiere armeno della città
Il quartiere armeno di Gerusalemme. «A un paio di centinaia di metri dalla Porta di Giaffa, la Cattedrale di San Giacomo – o meglio, di due distinti santi di nome Giacomo – costruita nel 1163 ancora oggi viene illuminata senza l’elettricità, solo dalla luce del sole, da candele e lampade ad olio», il racconto di Michele Giorgio. Meno di mille persone, per la maggior parte eredi dei sopravvissuti al genocidio in Turchia. Vivono integrati con i palestinesi, ma hanno buoni rapporti con gli israeliani e si mantengono relativamente ‘autonomi’ rispetto al conflitto.
Ma, anche qui, «sempre più spesso giovani estremisti ebrei scrivono frasi minacciose sui muri, e strappano i nostri manifesti funebri perché sopra c’è la croce».