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LE DIVERSE GUERRE OCCIDENTALI CHE CI COMBATTONO IN UCRAINA . E IL CAPO DEL PENTAGONO SMENTISCE GLI INGLESI

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15/02/2023

da Remo Contro

Piero Orteca

«Nessuna concentrazione di aerei russi al confine», e il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti smentisce un rapporto britannico divulgato dal Financial Times, in cui si parla di imminenti e pesanti attacchi aerei da parte della Russia. Gli occhi americani, molto attenti, non vedono, mentre Londra e Kiev allarmano: uno chiede e l’altro che quasi promette una prossima Flotta aerea di caccia per aiutare la guerra in corso a crescere verso il finale nucleare planetario.
Gli Usa decidono e la Nato esegue. Stoltenberg: “Parleremo dei caccia, ma la priorità è assicurare a Kiev armi pesanti e munizioni”

La caccia a quei caccia, ma volano promesse impossibili

‘Contraddizioni fisiologiche’, piccole divergenze tattiche o grandi diversità strategiche? Le domande sorgono spontanee, a guardare attentamente ciò che è successo al summit Nato di Bruxelles sull’Ucraina. Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha smentito, seccamente, un rapporto divulgato dal Financial Times, in cui si parla di imminenti e pesanti attacchi aerei da parte della Russia. In un’intervista, ripresa dalla BBC, il capo del Pentagono ha dichiarato: “Per quanto riguarda il fatto che la Russia stia concentrando forze per un massiccio attacco aereo, devo dire che al momento non lo vediamo”. Cioè, tutto il contrario di quello che, da giorni, vanno ripetendo, nel Regno Unito, analisti militari e commentatori. E qua va aperta subito una parentesi.

Londra in crisi in cerca di riscatto

Il recentissimo viaggio a Londra di Zelensky aveva un obiettivo principale: 20 caccia Eurofighter da “superiorità aerea”. Bene, pare che il Primo ministro inglese, Rishi Sunak, abbia detto ‘si’, in linea di massima. Una scelta “pesante”, perché, ricordiamolo, il Regno Unito è stato il primo Paese, in assoluto, a spedire in Ucraina tank di ultima generazione e missili anticarro. Quindi, Londra ha fatto da apripista e tutti gli altri si sono poi accodati.

Offensiva russa a intensità variabile

Proprio FT titola a tutta pagina “L’intelligence occidentale mostra che i russi ammassano aerei al confine con l’Ucraina”. Il prestigioso quotidiano britannico, con grande dovizia di particolari, delinea uno scenario inquietante, riguardante la prossima offensiva russa. Una situazione che preoccupa anche gli americani, come ammette lo stesso Lloyd Austin. A Washington, però, preferiscono minimizzare, per non essere costretti a prendere, immediatamente, una decisione che potrebbe risultare fatale: cedere o no, a Kiev, i caccia F-16? Si, perché nessuno sa con certezza (e meno che mai alla Casa Bianca) quale possa essere considerata la cosiddetta “linea rossa” da non superare, per non fare scatenare la Terza guerra mondiale. Un sesto senso (o la Cia?), però, ha sempre indotto Biden a rispondere un secco “no”. Niente aerei, perché si potrebbe essere giudicati “cobelligeranti”. Sarebbe, infatti, troppo alto il rischio di imprevedibili “incidenti” che potrebbero fare allargare la guerra a macchia d’olio, coinvolgendo i Paesi Nato vicini.

Quei caccia a bombardarci di frottole

Certo, il Financial Times spiega anche, citando alti funzionari occidentali coperti dall’anonimato, nuove ragioni che rendono impraticabile, in questo momento, la cessione di caccia intercettatori all’Ucraina. Innanzitutto, cominciano a mancare munizioni e pezzi di ricambio ed è su questo che bisogna concentrarsi. L’Europa ha pericolosamente svuotato i suoi depositi ed ora è senza riserve, per cui non può permettersi di spingersi molto oltre, per ragioni di sicurezza nazionale. Anche gli Stati Uniti si sono svenati e, secondo gli esperti, ci vorranno anni per ricostituire le loro scorte. Comunque sia, ormai il dado è tratto. E come riferiscono ufficiali della Nato al FT, adesso, più che sui jet, ci si concentrerà, principalmente, sull’interdizione antiaerea, il che vuol dire, in primo luogo, proiettili di medio calibro shrapnel e missili. Il problema è la tempistica. Accantonati, per logica, gli F-16 (ci vorrebbe almeno un anno per addestrare i piloti e i russi farebbero diventare le piste un colabrodo dopo due giorni), gli ucraini dovrebbero difendersi con una micidiale contraerea.

Bugie con le gambe del lombrico

Ma anche qui i conti non sempre tornano. Fonti tedesche riferiscono della palese irritazione del Ministro della Difesa, Boris Pistorius, che ha scoperto come la gestione degli aiuti militari a Kiev sia stata, quantomeno, malcongegnata. Pensate, la Bundeswehr, famosa per la sua efficienza (ai tempi che furono), questa volta ha spedito in Ucraina i carri armati Gepard, ma si è dimenticata di “allegare” le relative munizioni. O, almeno, quelle inviate erano quattro fondi di magazzino che sono finiti subito. La Germania ha, quindi, cercato di metterci una pezza, andando a caccia delle munizioni adatte, in possesso di alcuni Paesi (Svizzera e Brasile) ai quali erano stati venduti, in precedenza, i vecchi carri armati. Tutti si sono rifiutati di dare una mano. A questo punto, vista la mala parata, Pistorius non ha potuto fare altro che promettere agli alleati un suo interessamento, presso la Rheinmetall, per riprendere la produzione delle introvabili munizioni. Anche se poi, aggiungono sempre voci di corridoio, ha manifestato tutto il suo sconcerto per la lentezza con cui alcuni alleati, segnatamente gli americani, stanno onorando gli impegni relativi alla cessione dei carri armati a Zelensky. Il Ministro ha detto di essere frustrato “per il ritmo non proprio mozzafiato delle consegne”.

Le previsioni, infatti, sono che i tank Abrams concessi da Biden arrivino dopo l’estate, mentre ce ne sarebbe bisogno, e disperatamente, giusto ora. Anche perché la storiella che raccontava Lloyd Austin, in stile “all’ovest niente di nuovo” non ha convinto proprio nessuno.

***

Tutti i cacciabombardieri per Zelensky

Il presidente ucraino ha fatto una lista dei velivoli che ogni Paese della NATO potrebbe cedere al suo Paese. La Polonia ha girato a Kiev ricambi e armi per i Mig 29 e sarebbe pronta a fornire tutta la sua flotta di 30 caccia, scrive Analisi Difesa. Lo stesso ha fatto la Slovacchia mentre Bulgaria e Macedonia del Nord hanno ceduto a un ‘partner della NATO non meglio precisato’ aerei da attacco Sukhoi Su-25, poi girati a Kiev. 100 milioni di dollari per addestrare negli Stati Uniti i piloti ucraini a volare su F-16, F-15 e A-10 decisi già l’estate scorsa da Washington. L’Aeronautica di Kiev vola alto e chiede ben 200 caccia F-16, ‘per creare fino a cinque brigate con un unico modello di velivolo multiruolo di tipo occidentale’.

Richieste velleitarie

Fornire aerei da combattimento all’Ucraina ingigantite i problemi emersi per i carri armati di modelli, origini e produzione diversi tra loro. ‘Un nuovo jet fighter con sistema addestrativo per piloti e tecnici, armi e dotazioni elettroniche richiede alcuni anni in una nazione in pace che disponga di basi e stabilimenti industriali intatti’. L’Ucraina per riparazioni e manutenzioni ai suoi mezzi corazzati, deve inviarli in Polonia, Slovacchia o Repubblica Ceca.

Usato poco sicuro

F-16 di seconda mano e delle versioni più vecchie possono venire forniti da Norvegia, Belgio, Olanda, Danimarca e, ovviamente, Stati Uniti. Zelensky sembra aver trovato intese su prossime forniture di armi, anche aeree, con la Gran Bretagna e con l’asse Francia-Germania. Peccato che Londra, Parigi e Berlino non dispongono degli F-16 graditi da Kiev. Tedeschi e britannici (in teoria anche l’Italia) potrebbero cedere qualche decina di Typhoon e di bombardieri Tornado radiati o in radiazione mentre la Francia dispone di decine di Mirage 2000 sostituiti dai Rafale. Metterne in linea tre o quattro modelli diversi (cinque se si includono i Gripen svedesi) avrebbe costi proibitivi oltre non avere senso in termini logistici e addestrativi. Quindi, operazione soprattutto politica: propaganda/provocazione a seconda delle parti in campo.