16/02/2023
da Left
Il ministro della Giustizia, in merito ai documenti sul caso Cospito rivelati da Donzelli in Aula, dice che non c'è segreto di Stato. Intanto il sottosegretario Delmastro è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. La questione è molto meno "liscia" di come ce la vorrebbero presentare
«Le parole riferite in Aula da Donzelli non sono relative a documenti sottoposti a segretezza. La dicitura “limitata divulgazione” presente sulla scheda di sintesi esula dal segreto di Stato, si tratta di una mera prassi amministrativa ed è di per sè inidonea a connotare il documento trasmesso come atto classificato». Aveva detto così il ministro alla Giustizia Carlo Nordio riferendosi al documento del Nic (il Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria) sui colloqui tra esponenti politici e detenuti che il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (Fratelli d’Italia) aveva passato al suo inquilino Giovanni Donzelli che ha pensato bene di usarlo come clava contro i suoi avversari politici in Parlamento.
Una vicenda che già così rende perfettamente l’idea del dilettantismo dei tre. A questo si aggiunge che quel documento che non era segreto, secondo Nordio, non può essere visionato dai parlamentari. Proprio così. Quando tre deputati dell’opposizione l’hanno chiesto hanno ottenuto solo tre pagine. «Il ministero, valutando le istanze quali espressione del potere di sindacato ispettivo, ha fornito copie degli atti nel rispetto della loro ostensibilità», aveva detto Nordio. Ma come? Sono segreti o non sono segreti?
Ieri alla farsa si è aggiunta una nuova puntata con la Procura di Roma che indaga il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio. L’indagine era stata aperta su esposto del deputato dei Verdi, Angelo Bonelli. Ma quindi cos’è questa benedetta “divulgazione limitata” a cui fa riferimento Nordio? Non sarà forse solo un parare un’enorme cretinata compiuta dai due uomini di punta di Giorgia Meloni?
Nelle scorse settimane i pm hanno già sentito alcuni soggetti come persone informate sui fatti: dall’attuale capo del Dap Giovanni Russo all’ex capo del Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria, Mauro D’Amico e all’attuale direttore, Augusto Zaccariello. La questione è molto meno “liscia” di come ce la vorrebbero presentare. Rassicurante, vero?