21/02/2023
da Remo Contro
In centomila contro il governo e il premier dell’ultra destra a gestione religiosa, e Netanyahu, premier inquisito in cerca di immunità giudiziaria che vuole imporre una riforma della giustizia per poterla controllare, rifiuta le proposte di moderazione del presidente e addirittura provoca. Un Paese spaccato in due, l’allarme della storica democrazia israeliana, «i primi passi verso un Paese non democratico» denunciano le opposizioni a quello che ormai viene definita una alleanza di regime fanatico-religiosa cripto-fascista.
L’Onu intanto dichiara che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania ostacolano la pace, e per la prima volta con voto unanime, Stati Uniti compresi, che però bloccano una risoluzione di censura per Israele.
L’inascoltato presidente non abbastanza a destra
Isaac Herzog, presidente di Israele, domenica aveva esortato maggioranza ed opposizione ad evitare la polarizzazione e ad accettare la sua proposta di compromesso in cinque punti sulla riforma della giustizia portata avanti dal governo di estrema destra religiosa guidato da Benyamin Netanyahu. «Eppure, proprio ieri, più che nelle settimane passate, la polarizzazione temuta da Herzog è apparsa netta», denuncia sul Manifesto Michele Giorgio da Gerusalemme. La decisione della maggioranza di confermare il voto sugli emendamenti alle Leggi fondamentali previsti dalla riforma, ha ribadito che il premier e il ministro della giustizia Yariv Levin da un lato affermano di voler dialogare con l’opposizione e dall’altro non fermano l’iter avviato in Parlamento.
Sfida in casa ebraica
«La maggioranza – ha avvertito l’ex premier centrista Yair Lapid – sta spaccando il popolo in due e ha creato una situazione nella quale uno odia l’altro. Sono i primi passi verso un Paese non democratico». Parole alle quali un importante parlamentare del Likud, David Amsalem, ha replicato accusando i giudici della Corte Suprema di essere «persone violente che pensano di essere Dio». Ma è proprio nel nome della loro lettura e culto di Dio che gli estremisti della supremazia ebraica rigorosamente ortodossa cercano di imporre la pulizia etnico religiosa.
Tensioni e aggressività laceranti
Scioperi e blocchi stradali ovunque, da nord a sud. A Gerusalemme davanti alla Knesset decine di migliaia di israeliani, centomila secondo i media, scandivano slogan e issavano cartelli contro il governo e a difesa dei poteri della Corte suprema, mentre all’interno del Parlamento più volte è stata sfiorata la rissa. I deputati delle opposizioni sono entrati nell’aula sventolando grandi bandiere. Proteste e urla dalla tribuna del pubblico e alcuni contestatori del governo sono stati trascinati fuori.
Alla vista di Netanyahu una donna gli ha urlato «Corrotto il tuo posto non è alla Knesset. Cosa hai da sorridere? Stai demolendo la democrazia».
Democrazia secondo Netanyahu
Per il premier invece sarebbero i leader della protesta «a calpestare la democrazia, la volontà espressa dal popolo con il voto, fanno ribellione civile, bloccano le strade e minacciano i deputati della Knesset». Si è riferito ad alcuni manifestanti che qualche ora prima avevano impedito alla deputata della maggioranza Tali Gottlieb di lasciare la sua abitazione assieme alla figlia autistica. Blocchi sono stati fatti anche davanti alla casa di Simcha Rothman, presidente della Commissione costituzionale della Knesset e architetto del progetto di riforma insieme a Yariv Levin. «Non c’è rispetto per la maggioranza, non si consente di votare, non è lecito di parlare. Basta con questo teatro dell’assurdo», si è lamentato Netanyahu.
Tale pater talis filius
Quindi è intervenuto il figlio del premier, Yair, noto per i suoi attacchi al vetriolo all’opposizione. Netanyahu jr. è arrivato a denunciare un presunto «colpo di stato» contro suo padre in preparazione da parte dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno. Per descrivere il personaggio, rinviamo al vecchio pezzo proposto in fondo pagina.
Come controllare politicamente la magistratura
Modifica della composizione del comitato che seleziona i giudici. In modo che sia composto da tre ministri, tre giudici, il presidente della Corte suprema e altri due giudici in pensione nominati con il consenso del ministro della giustizia e il presidente della Corte suprema, e tre parlamentari, eccetera. In modo che il governo avrà una maggioranza di almeno cinque membri su nove. Più di tutto le modifiche mirano ad impedire alla Corte suprema di esercitare il controllo giurisdizionale o di annullare le Leggi fondamentali. Oltre all’immunitù giudiziaria da garantire a Natanyahu.
Onu: gli insediamenti in Cisgiordania contro la pace
Non c’è stato il previsto voto al Consiglio di Sicurezza Onu su una risoluzione contro gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, scongiurato dopo una mediazione diplomatica americana. Si è invece passati a una dichiarazione non vincolante, approvata all’unanimità a Palazzo di Vetro, che recita: gli insediamenti israeliani sono un “ostacolo” alla pace.
«Le continue attività di insediamento di Israele mettono a rischio la fattibilità della soluzione dei due Stati», afferma il Consiglio nella dichiarazione. Nel testo si esprime inoltre ‘la costernazione’ per i piani del governo di estrema destra israeliano di legalizzare in modo retroattivo avamposti in Cisgiordania finora considerati illegali.
Gli Stati arabi nuovamente critici
La bozza di risoluzione (vincolante) era stata preparata dagli Emirati Arabi Uniti: chiedeva a Israele di «cessare immediatamente e completamente tutte le attività di insediamento nei territori palestinesi occupati». E ribadiva che «l’istituzione da parte di Israele di insediamenti nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, non ha validità legale e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale».
Voto evitato anniversario salvato
Per evitare il voto e un probabile veto Usa, fonti diplomatiche hanno spiegato che Washington è riuscita a convincere sia Israele che i palestinesi ad accettare in linea di principio un congelamento di sei mesi di qualsiasi azione unilaterale. Da parte israeliana, ciò significherebbe un impegno a non espandere gli insediamenti almeno fino ad agosto, mentre da parte palestinese a non perseguire azioni contro Israele presso le Nazioni Unite e altri organismi internazionali.
L’amministrazione Biden è riuscita a prevenire il voto sulla bozza promossa dai palestinesi e dai loro sostenitori evitando una potenziale crisi diplomatica sugli insediamenti israeliani alle Nazioni Unite, che minacciava di oscurare gli sforzi occidentali per commemorare il primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.
La strana famiglia Netanyahu, col figlio quasi nazi
Il post antisemita del figlio di Netanyahu: «Mondo è in mano a Soros e ai ‘rettiliani’». Yair, figlio del premier israeliano Benjamin e di religione ebraica, pubblica su Facebook un’immagine della propaganda complottista e antisemita di estrema destra. Persino David Duke del Ku Klux Klan americano lo rilancia su Twitter. Accade dopo l’incriminazione per peculato della moglie e madre Sarah. Sdegno in Israele