25/02/2023
da La Notizia
IL CAPO DELLO STATO FIRMA SOLO PER SALVARE LE ALTRE NORME. I RILIEVI IN UNA LETTERA AI PRESIDENTI DELLE CAMERE E A MELONI
Sui balneari superato ogni limite. L’ira di Mattarella sul Governo. Il Capo dello Stato firma solo per salvare le altre norme.
A mancare all’appello c’era la firma del Quirinale. Ma le perplessità di Sergio Mattarella sul testo erano abbondantemente note. Il nodo sempre lo stesso: quello della proroga della messa a bando delle concessioni balneari. La misura inserita durante l’esame a Palazzo Madama, e fortemente voluta in particolare da Forza Italia e Lega, prevede il posticipo di un anno delle gare nelle more dell’attività di un tavolo istituito a Palazzo Chigi che valuti, tra l’altro, attraverso la mappatura del bene, la sua effettiva “scarsità” ( nel senso di quantità disponibile) e dunque l’applicazione o meno della direttiva Bolkestein.
Non solo, in alcune particolari contingenze la messa a bando può essere prorogata di fatto per due anni, fino al 2025 con il rischio di innescare ulteriori interventi di Bruxelles. Il Colle avrebbe potuto pure non firmare e rinviare il testo alle Camere ma se ha deciso di promulgarlo è – dice – per non far decadere le altre norme contenute nel decreto.
Dubbi a 360 gradi
Ma tutti i suoi dubbi nel merito e nel metodo del decreto sono contenuti in una lettera che indirizza ai presidenti delle Camere e alla premier. Sulle concessioni demaniali “è evidente – scrive – che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento”. Oltre al nodo dei balneari un rilievo, sulla copertura, riguarda anche le norme introdotte in Senato sulla Polizia di Stato.
E gli appunti non finiscono qui. Nel mirino l’abuso di decretazione e di norme disomogenee. “Il testo del decreto-legge contiene, in seguito all’esame parlamentare, 205 commi aggiuntivi rispetto ai 149 originari”. “È del tutto evidente – si legge nella lettera – come, trattandosi di provvedimenti che, per loro natura, attengono ad ‘ambiti materiali diversi ed eterogenei’, quando se ne smarrisce la ratio unificatrice, rappresentata dall’esigenza regolatoria di carattere temporale, si trasformano in decreti-legge omnibus del tutto disomogenei, vale a dire in meri contenitori dei più disparati interventi normativi”. Il presidente della Repubblica su questo si attende una inversione di tendenza, come assicurato recentemente dalla premier.
Rispetto a ciò – puntualizza il capo dello Stato – “auspico piena collaborazione istituzionale e invito tutte le forze politiche a valutarla con senso di responsabilità”. Secondo un report di Openpolis nei primi cento giorni risulta che l’esecutivo Meloni abbia fatto ricorso 5 volte alla fiducia, secondo al governo Prodi II che ne mise 6. Se si guarda al rapporto tra le questioni di fiducia poste e le leggi approvate nello stesso periodo, con 5 voti di fiducia a fronte di 7 leggi già approvate definitivamente nei primi 100 giorni, l’attuale esecutivo balza al primo posto.
Inoltre dal primo febbraio a oggi sono state poste altre questioni di fiducia: quella sul decreto Ong, quella sul decreto Carburanti e quella alla Camera sul Milleproroghe. Palazzo Chigi, a stretto giro, fa sapere che il monito del Quirinale “meriterà attenzione e approfondimento da parte del governo nel confronto con le forze parlamentari”. Va dunque individuato lo strumento utile per gli aggiustamenti. E per l’ennesima retromarcia.