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India-Russia, un rapporto solido alla faccia dei luoghi comuni

POLITICA ESTERA    INDIA-RUSSIA 

 

03/03/2023

da Tag43

Stefano Grazioli

 


Import di armi e petrolio, sanzioni Ue aggirate e neutralità sulla questione ucraina: così l’India tende la mano a Mosca, consolidando la pragmatica liaison tra Putin e Modi. Contro la narrazione manichea dell’eterno duello tra Stati autoritari e democrazie liberali.

 

I nuovi equilibri geopolitici mondiali creati con l’invasione dell’Ucraina hanno spostato il baricentro della Russia da Ovest a Est. Tranciati i rapporti con l’Occidente, se non irreversibilmente, almeno per qualche decennio, l’asse si è spostato a Oriente, dove i maggiori player sulla scacchiera sono Cina e India. Se con Pechino Mosca è legata da una partnership strategica in chiave anti-statunitense che è cominciata ben prima della guerra scoppiata su larga scala nel 2022, con Nuova Delhi il rapporto è saldo, nonostante contrasti con la vulgata che nel nuovo ordine mondiale il duello sia tra Stati autoritari e democrazie liberali: l’India è la più popolosa democrazia del mondo. 

Import dalla Russia passato da 6,58 a 32,8 miliardi di dollari

Le relazioni con la Russia sono storicamente solide, fin dai tempi dell’Unione Sovietica, basate su rapporti economici, in primo luogo armi (il 60 per cento delle importazioni indiane sino al 1991 proveniva dall’Urss), che si sono estesi proprio negli ultimi tempi, soprattutto nel settore energetico: l’India non partecipa all’embargo occidentale sugli idrocarburi, un po’ per ragioni ideologiche un po’ per ragioni pratiche. Non si tratta insomma di un matrimonio, piuttosto di una liaison pragmatica che tra Vladimir Putin e Narendra Modi sta vivendo comunque un buon momento: nel giro dell’ultimo anno le importazioni indiane dalla Russia sono passate da un volume di 6,58 a 32,8 miliardi di dollari. Fino a quando saranno rose e fiori è però tutto da vedere.

Nuova Delhi, una potenza asiatica non allineata

Nonostante i punti fermi che si sono rafforzati, primo su tutti l’import di petrolio, mentre quello tradizionale di armi è condizionato dalle necessità di guerra di Mosca, Nuova Delhi rimane una potenza asiatica non allineata, nel senso che nel variare degli equilibri tende a non schierarsi apertamente, nella gestione, tutt’altro che facile, dei rapporti sia con Russia e Cina, con la quale la divide una rivalità sempre sul filo del rasoio, sia con gli Stati Uniti, che premono per un ruolo sempre maggiore nell’area dell’Indo-Pacifico. Russia e India si trovano dunque in bilico in una situazione che la guerra in Ucraina ha esacerbato e la cui durata è tutt’altro che certa.

Aggiramento alle sanzioni di Ue e G7

Adesso però l’export di petrolio russo arriva nel subcontinente indiano a prezzi di favore, e dopo essere raffinato finisce in parte nelle esportazioni verso Occidente, con tanto di aggiramento fattuale alle sanzioni di Unione europea e G7 alle quali Modi non si è mai associato. Anzi, la presidenza indiana del G20 è molto cauta sulla questione e segue una linea già vista nella sede delle Nazioni unite, con il voto di astensione nella risoluzione sulla condanna dell’invasione russa dell’Ucraina. Putin, oltre a Xi Jinping a Pechino, ha trovato una sponda in Modi, che persegue gli interessi nazionali di una democrazia che non sarà purissima, ma è in ogni caso un attore sempre più rilevante nella prospettiva di un mondo multipolare.

Solo duelli tra democrazie e dittature? Non è proprio così

La narrazione dell’Occidente, accelerata dal conflitto in Ucraina, di un duello tra democrazie e dittature è quindi un po’ troppo manichea, vedendo appunto come l’India fa il gioco della Russia, o l’Arabia Saudita, perno delle alleanze degli Stati Uniti in Medio Oriente, che nel Democracy Index del 2022 appena pubblicato dal settimanale inglese Economist si trova alla posizione numero 150, quattro dietro la Russia di Putin. La stessa Turchia, membro della Nato, è al 103esimo posto, classificata come democrazia ibrida, dove il presidente Recep Tayyp Erdogan non è proprio l’alfiere dei principi cari, ameno a parole, all’Occidente.

L’India guida il gruppo del G20 e aumenta il peso dei Brics

L’India, al 46esimo posto e giudicata una democrazia imperfetta (l’Italia non è messa molto meglio, 31esima), guida quest’anno il gruppo del G20 dove con Brasile e Sudafrica aumenta il peso dei Brics, gli Stati che hanno una visione differente da quella di Europa e Stati Uniti, come ha mostrato proprio al summit in corso Modi, che ha invitato a superare le divisioni sul conflitto in Ucraina, affermando che la governance globale ha fallito nell’affrontare le sfide urgenti del mondo, dalla crisi finanziaria ai cambiamenti climatici, dalle pandemie alle guerre.