19/03/2023
da Remo Contro
Per salvare le apparenze e il turismo assieme, la prefettura proibisce la protesta a Place Concorde e nella zona degli Champs-Elyées, con la quasi certezza di ottenere l’esatto contrario. Oltra la piazza che si incattivisce, le opposizioni preparano una mozione di censura trasversale per far cadere il governo anche se sarà difficile raggiungere il numero necessario.
Mentre assumono anche ‘peso politico’ e di sicurezza igienica e ambientale le 10mila tonnellate di rifiuti abbandonati nelle strade: i netturbini scioperano da 12 giorni e non sembrano intenzionati a desistere.
Macron sempre più in difficoltà. Il voto di sfiducia è previsto per lunedì: se una delle due mozioni dovesse raggiungere la soglia dei 287 voti, il governo cadrebbe. Di certo, la riforma voluta dall’esecutivo, che alza da 62 a 64 anni l’età pensionabile in Francia, vede la contrarietà dell’intero arco delle opposizioni all’Assemblea Nazionale.
Macron in crisi dopo il colpo di mano sulle pensioni
Dopo essere stata privata del voto sulla riforma delle pensioni giovedì, l’Assemblée nationale si esprime sulle due mozioni di censura, la sfiducia, presentate ieri. Una dal gruppo ‘Rassemblement national’, contro una «riforma ingiusta, inutile, iniqua», che non ha nessuna possibilità di passare. E una seconda redatta dal gruppo centrista indipendente Liot (Libertà e territori) e firmata anche da deputati dei 4 partiti di ‘France Insoumise, Ps, Pcf, e Verdi’, ad un pelo dalla maggioranza assoluta necessaria. «Mozione ‘transpartitica’ contro un progetto di riforma delle pensioni che non ha né legittimità sociale, né legittimità popolare, né legittimità democratica», come definiscono la forzatura di Macron e del governo a seguire e come riferisce Anna Maria Merlo sul Manifesto.
«Negazione della democrazia»
Contro l’articolo 49.3 della Costituzione, in questo caso usato dal presidente come «negazione della democrazia, inaccettabile nella costanza e nel disprezzo delle istituzioni e del corpo sociale». L’esito è incerto, avverte l’attenta cronista, ma se Macron insiste a sbagliarne una dietro l’altra, potrebbe anche riuscire a far cadere il suo governo. La sfiducia chiede il voto di metà dei deputati (287). Il Rassemblement national si unirà al voto della sinistra e di Liot, ma sono gli esponenti di Lr (destra classica) ad avere le ‘carte in mano’. Metà dei 61 parlamentari vuole sfiduciare il governo, con rottura interna. Scelta difficile, equivalente a un suicidio politico per Lr, che sarebbe annientato dalla spaccatura.
E siamo al triste mercato. Con proposte ‘politiche’ a Macron dal diretto sapore di ricatto. Con Macron che se anche salvasse l’inconsistente governo Borne, non salvarebbe certo ‘la faccia’.
La politica francese al mercato
Rachida Dati, figura importante della destra, ex ministra di Sarkozy e sindaca del VII arrondissement, ieri ha proposto a Emmanuel Macron un «accordo di governo perché la destra ha una responsabilità politica per evitare il disordine, che è nel nostro Dna». Forse anche la voglia di ritrovare un po’ del potere perduto, nascosto nel Dna. Un accordo con la ‘destra storica’ francese che la prima ministra, Elisabeth Borne, non è riuscita a concretizzare finora, nonostante il balletto –scusate, ‘intese a geometria variabile’-, a seconda dei temi, per far passare le leggi in un parlamento frammentato e conflittuale per un governo che può contare solo su una maggioranza relativa.
‘V Repubblica’ a rischio
«La Francia vive in queste ore una crisi politica che mette in luce tutte le debolezze del sistema presidenziale della V Repubblica. La sinistra prepara un ricorso al Consiglio costituzionale contro il testo di legge di riforma e la raccolta delle firme per indire un Rip (referendum di iniziativa condivisa, un quinto dei parlamentari e un decimo degli elettori, istituito nel 2008 ma finora mai utilizzato)».
Liz britannica e Re pelandrone
Se lunedì la sfiducia non passa, Élisabeth Borne, benché politicamente bruciata, potrebbe conservare il posto di prima ministra per un po’, per mancanza di candidature alternative. Macron, indebolito e isolato, sta valutando una possibile controffensiva, «per non passare i prossimi 4 anni all’Eliseo nel ruolo di ‘re pelandrone’, utile solo per inaugurare le corone di crisantemi, castrato in Europa e sulla scena internazionale».
Crisi istituzionale profonda
Nel futuro più o meno certo, la Francia sarà bloccata, in crisi istituzionale profonda. Per questo sul tavolo c’è anche la possibilità di elezioni anticipate, un gioco d’azzardo per il partito di Macron, decisamente impopolare per le pensioni, che però potrebbe approfittare del declino di Lr, la vecchia destra, «visto che ormai il partito del presidente si è spostato chiaramente a destra».
Le piazze francesi
Intanto le piazze francesi ribollono, e diverse rabbie che si sommano prendono campo. Da subito l’emergenza spazzatura. 10mila tonnellate di immondizia solo nelle strade di Parigi, anche se il ministro degli Interni assicura che ci saranno prescrizioni di lavoratori e un deposito è stato riaperto con la forza dalla polizia in Val de Marne. I ferrovieri della gare de Lyon hanno votato il proseguimento dello sciopero. Ci sono delle raffinerie che non lasciano uscire il carburante. Proteste anche in alcune università e nei licei, con motivazioni che vanno ben al di là delle pensioni.
Scuola quasi da ‘68
Nella scuola il principale sindacato degli insegnanti delle secondarie minaccia lo sciopero la prossima settimana, quando devono svolgersi le prove anticipate della maturità per le specialità, con 500mila liceali coinvolti. Week-end di mobilitazione, in attesa della nona giornata di cortei e scioperi organizzata dai sindacati per giovedì 23.
«Per spegnere la rabbia sociale bisogna ritirare la riforma o non promulgarla» ha ripetuto ieri il segretario della sindacato (nel 2006 il Cpe, contratto di primo impiego, fu votato ma non promulgato per le persistenti manifestazioni degli studenti).
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