28/03/2023
da La Notizia
Donatella Di Cesare, professoressa di Filosofia teoretica all’Università La Sapienza di Roma, ritiene che questo governo Meloni, dai diritti al Green deal, ci stia facendo fare passi indietro?
“Io direi che ormai non c’è quasi più un ambito in cui questo governo non ci faccia fare passi indietro. E non solo passi indietro ma anche direi passi avanti verso uno scenario inquietante. Credo non si tratti solo di una questione di diritti civili o di diritti umani di alcuni che vengono messi in discussione. È evidente che si tratti di una sorta di progetto politico. Ci sono situazioni in cui l’azione politica si concentra su alcuni casi singoli – penso tra le altre cose alla cancellazione del reato di tortura – ma è chiaro che dobbiamo considerare queste mosse non come casi singoli ma appunto come frutto di un progetto politico. Anche quest’ultima mossa, ovvero la cancellazione del reato di tortura la dice lunga. Non è solo un passo indietro. Chi è che ha paura di questo reato, perché mai bisognerebbe cancellarlo?”.
Dai diritti dei figli delle coppie dello stesso sesso ai diritti delle madri detenute.
“A proposito dei diritti delle madri detenute, quello che mi colpisce è questo accanirsi contro quelli che in genere non solo sono a rischio discriminazione ma sono oggettivamente più deboli. I figli di madri detenute sono casi di numero limitato ma emblematici di un governo che anziché affrontare i problemi davvero drammatici – perché viviamo in uno scenario drammatico – introduce ormai ogni giorno provvedimenti per noi scandalosi che colpiscono le persone più discriminate ma anche più fragili da tutti i punti di vista: giuridico, sociale e via dicendo. E questo va inserito all’interno di un progetto politico. Si spiega con un’incapacità ad affrontare i problemi politici ma anche con un modo di governare attraverso la paura, indicando pericoli che sono poi inesistenti”.
Poi c’è il tema dei migranti.
“I migranti sono la grande questione del momento, che richiederebbe davvero capacità politica. Pensiamo a quello che potrebbe avvenire in Tunisia. Queste forze politiche che sono al governo sono quelle che hanno fatto la loro fortuna attraverso la propaganda e adesso che devono governare rivelano la loro incapacità politica. Non riescono a gestire il fenomeno, ad avere visione politica. L’unica cosa che avevano fatto fino a ieri era la propaganda e adesso continuano o con la propaganda o facendo morire la gente in mare o nel disorientamento più assoluto. Di fronte a un evento a mio avviso fuori dall’ordinario che potrebbe assumere tratti ancora più rischiosi e più impegnativi di quelli attuali – com’è quello che arriva dalla Tunisia – servirebbe un governo davvero capace di farsi sentire, di trattare in Europa, di affrontare il problema come si deve. E invece chi ci governa manifesta un’assoluta incapacità”.
Dal no alla direttiva sulle case sostenibili al no allo stop ai motori tradizionali dal 2035, questo governo resiste al Green deal.
“Quello che scorgo è da una parte un’incapacità di fondo dall’altra una cecità sistematica, il non voler vedere i problemi che ci sono, le grandi questioni, le sfide. Il Green deal è anche una sfida politica e invece di affrontarla si preferisce rinserrarsi, riproponendo politiche che già erano retrive anni fa, attraverso la cancellazione di quello che era stato compiuto invece in quella direzione”.
Dal no al salario minimo alle picconate date al Reddito di cittadinanza.
“In tema di Welfare quello che emerge è una sorta di neoliberalismo selvaggio, che fa ancora più effetto perché riproposto in questo scenario attuale drammatico con tutte le conseguenze e le ripercussioni che ci sono in Italia per via della guerra, a cominciare dall’inflazione. E insieme una sorta di darwinismo sociale, il dire cioè ‘noi non forniamo nessuna protezione, chi ce la fa ce la fa e per il resto va bene così’. Credo che in questi ultimi giorni sia evidente l’intenzione ormai di questo governo da una parte di appoggiare, sostenere e promuovere perfino, gli evasori fiscali e dall’altra parte appunto lasciare indietro completamente chi andrebbe sostenuto. Perciò parlavo in questo senso di darwinismo sociale. Mai avremmo immaginato nel 2023, in uno scenario così problematico e devastato dalla guerra, scelte così sconsiderate”.
A proposito di guerra, l’unico fronte di convergenza tra l’Europa e l’Italia sembrano essere le armi a gogò.
“Anche questo atlantismo fondamentalista che è la linea della politica estera di Giorgia Meloni è secondo me gravissimo. L’Italia avrebbe potuto avere un ruolo diverso anche in Europa proprio perché l’opinione pubblica italiana è così contraria all’invio di armi. Meloni doveva rispettare questo dato di fatto e per questo motivo portare una voce diversa in Europa. Ma credo che questo sia un nodo che prima o poi pagherà”.