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Quando i lavoratori di Francia e Germania si arrabbiano davvero

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28/03/2023

da Remo Contro

Remocontro

 

Della Francia arrabbiata si sapeva da tempo, aiutati come sono da un improvvido presidente Macron che vuole imporre l’età della pensione senza trattare col parlamento e da un governo evanescente al seguito, ma a stupire è certamente la seriosa e apparentemente inquadrata Germania che in un colpo blocca in un giorno solo treni, voli e traghetti. Mega-sciopero dei trasporti per adeguare gli stipendi all’inflazione. «Una delle più grandi astensioni dal lavoro degli ultimi decenni» secondo il sindacato. Ed è solo un assaggio per il povero Scholz alle prese con i Leopard rappezzati che sta inviando in Ucraina.
Quanta è la rabbia che cova sotto la cenere dell’emergenza guerra? E non solo in Francia e Germania?

Francia storicamente ‘fumantina’, governo a pezzi

Decima giornata di mobilitazioni, tiene il conto Anna Maria Merlo, e il governo non sa dove andrà a sbattere. Loro almeno non andranno a sbattare contro un manganello male usato. Sotto accusa la violenza della polizia nei cortei. Manifestazione repressa duramente a Sainte-Soline, due feriti gravi, la cronaca. Dopo undici settimane di battaglia sociale, la situazione resta bloccata. Decima giornata di mobilitazioni e scioperi, con il corteo più importante a Parigi.

Sciopero guerriglia

Azioni di protesta a sorpresa. Ieri il Louvre chiuso senza preavviso, oltre ai blocchi alle raffinerie, spazzatura non raccolta a Parigi, e i giovani sempre più implicati, con 100 licei in agitazione assieme a varie università. Controguerriglia Bla Bla. La non brillantissima prima ministra, Elisabeth Borne, ricevuta Macron al posto di Re Carlo III che ha preferito rinviare il suo sbarco oltre Manica,  ha l’incarico di mettere a punto, in due-tre settimane, un’agenda condivisa con le parti sociali e di trovare degli alleati per governare. E scalare la Tour Eiffel senza ascensore.

Un programma disperato

Governo e presidente forse puntano sulla rassegnazione dei cittadini, favorita anche dal peso della violenza esplosa ai margini della nona giornata. Mentre, con disinvoltura/faccia tosta, l’Eliseo ora informa che la riforma delle pensioni è ‘in pausa’, in attesa del parere del Consiglio costituzionale atteso entro il 21 aprile. Ma ora il sindacato non si accontenta di promesse. Prova di forza di Macron, pentimento adeguato, una n’Canossa’ ancora da stabilire. Oppure, lotta dura e sfascio sociale.

Confindustria, ‘smettetela’

Geoffroy Roux de Bézieux, presidente del Medef, della Confindustria francese, suggerisce al governo di «cambiare metododi appoggiarsi alle parti sociali e di sedersi attorno a un tavolo». Consiglio indiretto verso l’Eliseo. Mentre appare difficile che il Consiglio costituzionale non censuri la riforma, avverte il noto costituzionalista Dominique Rousseau (già il nome dice molto): «mancanza di chiarezza e sincerità richiesta dalla Costituzione, l’assenza di voto sulla legge all’Assemblée nationale». E il Presidente è servito.

Se la violenza diventa centrale

France Insoumise ha raccolto migliaia di firme per sciogliere le unità degli agenti antisommossa (i nostri ‘reparti celeri’, da G8 genovese). La giustizia ha aperto 17 inchieste sulle violenze della polizia nei cortei. Nel week end la violenza si è concentrata a Sainte-Soline nelle Deux-Sèvres, dove scontri e repressione sono avvenuti in una manifestazione contro la costruzione di bacini di raccolta d’acqua con decine di feriti, un uomo di 30 anni è tra la vita e la morte, un altro grave.

Germania a piedi, sciopero trasporti come assaggio

«Il Paese è bloccato». L’incipit del comunicato ufficiale della società ferroviaria tedesca Deutsche Bahn descrive perfettamente l’esito del colossale sciopero dei trasporti che ieri ha messo in ginocchio la Germania. Con centinaia di treni fermi nelle stazioni, voli domestici e internazionali cancellati uno dopo l’altro dal tabellone delle partenze, e i traghetti per il Nord Europa rimasti ormeggiati alle banchine dei porti, ci elenca Sabastiano Cannetta da Berlino, sul Manifesto.

Più grande sciopero da decenni

«Una delle più grandi astensioni dal lavoro degli ultimi decenni» rivendicano i Ver.di, il sindacato che rappresenta 2,5 milioni di lavoratori pubblici. Insieme all’organizzazione dei ferrovieri (Evg) ha aperto la vertenza per il rinnovo del contratto collettivo: 10,5% in più in busta-paga e aumento di 650 euro sono le rispettive richieste per adeguare gli stipendi all’inflazione che neppure all’Eurotower di Francoforte riescono più a fermare.

Il peso della guerra altrui sulle famiglie

Il peso degli aumenti di elettricità, gas e generi alimentari diventati insostenibili. E ciò coinvolge tutti, fino alle fasce di reddito medie» sottolinea Frank Werneke, leader dei Ver.di, prima di ricordare la massiccia adesione alla «protesta di avvertimento» diretta all’equivalente di Confindustria. La quale protesta ma di fatto tratta e difende la sua «congrua offerta di aumento del 5% del salario più due di bonus da 1.000 e 1.500 euro da distribuire nei prossimi due anni». Offerte di cui altrove non c’è neppure l’ombra.

Il bollettino mensile dell’Ufficio federale statistica governo denuncia l’inflazione a quota 8,7%. Mentre costi energetici schizzati del 19,1% che i prezzi al consumo del cibo esplosi del 21,8%.