06/04/2023
da La Notizia
Per i giudici di Caltanissetta la sparizione dell'agenda rossa di Borsellino "non è riconducibile ad una attività materiale di Cosa nostra".
“La sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile ad una attività materiale di Cosa nostra”. È quanto scrivono i giudici del tribunale di Caltanissetta nelle motivazioni della sentenza del processo a carico di tre poliziotti per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio in cui morire il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Il tribunale nisseno dichiarò prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti finiti sotto processo, e assolse il terzo imputato, Michele Ribaudo.
Per i giudici di Caltanissetta la sparizione dell'agenda rossa di Borsellino "non è riconducibile ad una attività materiale di Cosa nostra"
“A meno di non ipotizzare scenari inverosimili – scrivono i giudici nelle motivazioni riferendosi ancora all’agenda rossa di Borsellino, scomparsa dal giorno della strage – di appartenenti a Cosa nostra che si aggirano in mezzo a decine di esponenti delle forze dell’ordine, può ritenersi certo che la sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile ad una attività materiale di Cosa nostra”.
Non è possibile “L’esatta individuazione della persona fisica che procedette all'asportazione dell'agenda”
Ne discendono, per i giudici, “due ulteriori logiche conseguenze”. In primo luogo, scrive nelle motivazioni il Tribunale di Caltanissetta, “l’appartenenza istituzionale di chi ebbe a sottrarre materialmente l’agenda”. Tuttavia, “gli elementi in capo non consentono l’esatta individuazione della persona fisica che procedette all’asportazione dell’agenda senza cadere nella pletora delle alternative logicamente possibili, ma è indubbio che può essersi trattato solo di chi, per funzioni ricoperte, poteva intervenire indisturbato in quel determinato contesto spazio-temporale e per conoscenze pregresse sapeva cosa era necessario e opportuno sottrarre”.
“L’eliminazione di un elemento probatorio così importante certifica la necessità per soggetti a Cosa Nostra di intervenire per alterare il quadro delle investificazioni
“In secondo luogo, – scrivono ancora i giudici di Caltanissetta – un intervento così invasivo, tempestivo (e purtroppo efficace) nell’eliminazione di un elemento probatorio così importante per ricostruire – non oggi, ma già 1992 – il movente dell’eccidio di Via D’Amelio certifica la necessità per soggetti esterni a cosa nostra di intervenire per alterare il quadro delle investigazioni, evitando che si potesse indagare efficacemente sulle matrici non mafiose della strage ( che si aggiungono, come già detto a quella mafiosa) e, in ultima analisi, disvelare il loro coinvolgimento nella strage di Via D’Amelio”.
Quel che è certo, concludono i giudici di Caltanissetta “è che la gestione della borsa di Paolo Borsellino dal 19 luglio al 5 novembre è ai limiti dell’incredibile”. “Nessuno ha redatto un’annotazione o una relazione sul suo rinvenimento – si legge ancora -, nessuno ha proceduto al suo sequestro e, nonostante da subito vi fosse stato un evidente interesse mediatico scaturito”.(Servizi deviati?)
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