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Niente soldi per l’emergenza casa. E il governo se ne esce con la solita guerra tra poveri

Niente soldi per l’emergenza casa. E il governo se ne esce con la solita guerra tra poveri

12/04/2023

da La Notizia

Sara Manfuso

In Italia esiste un problema di edilizia residenziale pubblica figlio di una politica governativa latitante da decenni sotto molti punti di vista: lo stanziamento insufficiente delle risorse; le amministrazioni territoriali che costituiscono una infelice “terra di mezzo” tra governo, legittime richieste dei cittadini e aree grigie controllate dalla criminalità. Così il diritto alla casa di molte famiglie non viene garantito, mentre cresce esponenzialmente il fenomeno dell’abusivismo abitativo, e quindi dell’occupazione degli appartamenti di chi è proprietario o ha più diritto di altri ad avere assegnato un tetto. Fenomeni che, lo ricordiamo, costituiscono reati puniti dalla legge.

In Italia esiste un problema di edilizia residenziale pubblica figlio di una politica governativa latitante da decenni sotto molti punti di vista

La Presidente del Consiglio, con un richiamo alla legalità di cui pure il Paese ha bisogno, in più occasioni ha dichiarato guerra ai “criminali” che occupano senza averne titolo delle abitazioni che dovrebbero essere assegnate secondo i tempi e le modalità previste dalle graduatorie. Tutto giusto se non fosse che con il termine “criminali”, che pure riconosciamo avere un forte appeal comunicativo perché marca immediatamente una linea di confine tra i buoni e i cattivi, si qualificano anche famiglie che di criminale non hanno un bel nulla e sono caratterizzate dall’urgenza non differibile di avere un luogo in cui vivere.

Qualche autorevole esponente del governo ha ritenuto di precisare che per queste famiglie esistono i “servizi sociali”, ma siamo sicuri che questi agiscano nei tempi e nelle modalità consone per preservare questi nuclei familiari, che in molti casi sono composti anche di minori e anziani? No, non è la retorica sulla cattiva volontà e negligenza appartenente agli operatori della pubblica amministrazione perché “garantiti” nella loro posizione lavorativa. È che spesso proprio queste figure professionali, ingranaggio decisivo in una macchina amministrativa efficiente, non sono messe in condizione di operare al meglio per mille motivi e carenze, ancora una volta dovute in gran misura alle risorse economiche destinate a capitoli ritenuti più urgenti.

Dietro le occupazioni non ci sono storie criminali. Ma fare un unico calderone aiuta a non scucire un euro 

Allora, senza voler negare la presenza di un racket che gestisce l’assegnazione illegale di spazi di edilizia pubblica abbandonati dalla politica (centinaia in Lombardia gli appartamenti non assegnati da anni per mancati interventi di manutenzione e famiglie aventi diritto che attendono vanamente di prenderne possesso), ora servirebbe che il governo dica chiaramente che lo sgombero non è la soluzione per le tante famiglie disagiate che di criminale hanno ben poco e che vengono liquidate come i “furbetti che non rispettano le graduatorie”.

E sì, perché la tecnica ampiamente usata in campagna elettorale da Fratelli d’Italia – e che si rivela un boomerang quando si è investiti da responsabilità governativa – ha acceso una guerra tra poveri, senza distinguere tra quelli rispettosi e quelli irrispettosi della legge, facendo dimenticare l’idea che entrambe le categorie ricadono sono l’ampio cappello dei “disperati”. Non vedere tutelato il proprio diritto alla casa, essere costretti dalle carenze dello Stato a una vita non dignitosa per se e per la propria famiglia, induce alla “disperazione”, e nelle sentenze che vi sono già state a riguardo, diversi Tribunali hanno tenuto conto dello “stato di necessità” vissuto da chi ha commesso effrazioni.

Nessuno intende legittimare condotte illecite, ma la politica ha il dovere di leggere la complessità della realtà e fornire risposte che non si fermino agli slogan. Allora, dato che l’emergenza abitativa reclama soluzioni, perché questo governo – la cui “coperta” economica è corta, specie adesso che rischiamo di perdere anche parte del Pnrr – non comincia destinando i soldi per il Ponte sullo Stretto di Messina all’edilizia abitativa? Del resto, prima di avviare un’opera dal chiaro sapore propagandistico non sarebbe più corretto fare qualcosa per chi non ha una casa?