12/04/2023
da il Manifesto
L'ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE. Dopo le polemiche per le frasi «revisioniste» della premier Meloni e del presidente del Senato La Russa, i firmatari scrivono: «Dichiarazioni, decisioni e comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica, in vari casi, sono apparse divisive e del tutto inadeguate»
A meno di due settimane dall’anniversario della Liberazione, il Forum delle associazioni Antifasciste e della Resistenza ha lanciato un appello affinché il prossimo 25 Aprile «sia una grandissima festa unitaria e partecipata» a sostegno della democrazia e della Costituzione: «È la data del calendario civile in cui tutti i cittadini e le cittadine ricordano la Resistenza – si legge – che ha cambiato la storia d’Italia con la sconfitta del nazifascismo. Con la Costituzione repubblicana e antifascista si sancì la conquista della democrazia e di libere Istituzioni».
La data quest’anno è particolarmente sentita perché il governo è retto dalla premier Giorgia Meloni, leader del partito erede della tradizione missina come dimostra la fiamma tricolore esibita nel simbolo di Fratelli d’Italia.
Ma anche per le ultime dichiarazioni arrivare da FdI, che hanno fatto alzare la soglia d’attenzione. Prima la presidente del Consiglio ha definito i martiri delle Fosse ardeatine «335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani», eliminando dalla sua narrazione non solo il ruolo dei fascisti ma anche l’uccisione degli ebrei, degli antifascisti e degli oppositori politici, nonché di nove cittadini stranieri.
Poi il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha attaccato i partigiani, definendo l’azione gappista di via Rasella «non una delle pagine più gloriose della Resistenza» arrivando poi a descrivere il reggimento di polizia Bozen (subordinato al comando delle SS e addestrato alla guerra antipartigiana) come «una banda musicale di semipensionati altoatesini».
Contro il revisionismo propagandato da governo e alte cariche dello Stato, l’appello sottolinea: «Il 25 Aprile, che pose fine alla tragedia della guerra, fu preceduto da un ventennio di lotte antifasciste, durante il quale decine di migliaia di italiani furono perseguitati, arrestati, confinati, deportati e uccisi perché contrari al regime di Mussolini. Esprimiamo preoccupazione per dichiarazioni, decisioni e comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in vari casi, sono apparse divisive e del tutto inadeguate rispetto al ruolo esercitato. Si impone una netta condanna del fascismo, mentre si moltiplicano episodi di violenza e di apologia del fascismo».
E ancora: «Aggiungiamo l’allarme per la grave situazione economica e sociale del Paese e la necessità e l’urgenza, a più di un anno dall’aggressione russa all’Ucraina, di spingere il governo italiano e l’Ue a dare vita a una iniziativa diplomatica per aprire uno spiraglio di trattativa che crei le condizioni di una pace giusta e duratura. Sosteniamo lo spirito e la lettera della Costituzione, di cui ricorre il 75simo anniversario, che disegna una Repubblica parlamentare, antifascista, una e indivisibile, dando forma alle speranze di quanti combatterono e diedero la vita. È bene che libertà e liberazione, piena democrazia ed eguaglianza sociale, lavoro, pace, solidarietà orientino le Istituzioni della Repubblica e la vita quotidiana dei cittadini».
Attenzione massima, quindi, sul prossimo 25 Aprile.
Meloni e La Russa dovrebbero essere alla cerimonia all’Altare della Patria con il presidente Mattarella. Di sicuro non saranno a Milano alla manifestazione nazionale, dove non sono stati invitati sul palco né il presidente del Senato né quello della Camera, il leghista Lorenzo Fontana.
È bufera persino nel comune di Mirandola, 24mila abitanti in provincia di Modena, guidato dal centrodestra. Cgil e Cisl sono sul piede di guerra contro la decisione dell’amministrazione e dei promotori dell’evento La colonna della libertà (previsto proprio per il 25 Aprile) di permettere ad alcuni figuranti dell’esercito tedesco e della Repubblica di Salò di sfilare davanti ai cippi dei cinque martiri partigiani.
«Non è in discussione l’aspetto ‘museale’ o ‘rievocativo’ della celebrazione mirandolese – attaccano i sindacati – ma il suo intreccio con questo giorno di memoria collettiva, con l’intento esplicito di riscrivere questa memoria suggerendo melensamente di voler ‘superare le divisioni’. Un conto è la storia, per cui il fascismo va studiato. Un conto è la memoria, per cui il fascismo va respinto». I sindacati saranno in piazza per le celebrazioni istituzionali ma non alla sfilata.