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Figura da Def .Ponte sullo Stretto, Salvini esulta ma nel Def mancano le coperture

Figura da Def .Ponte sullo Stretto, Salvini esulta ma nel Def mancano le coperture

14/04/2023

da Tag43

Stefano Iannaccone

 

Il Ponte sullo Stretto costerà 13,5 miliardi di euro senza contare le opere complementari e l’ottimizzazione delle linee ferroviarie. È scritto nero su bianco nel Documento di economia e finanza che però sottolinea come al momento manchino le coperture. Si dovrà aspettare la Legge di bilancio. Per ora Salvini deve accontentarsi del plastico.

 

Un ponte di carta, almeno per il momento. E non perché, per ovvi motivi, ancora non sono iniziati i lavori, bensì per la mancanza ufficiale delle risorse. Il Documento di economia e finanza, infatti, ha messo il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini di fronte alla realtà dei fatti: «A oggi non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente» per il Ponte sullo Stretto, è scolpito nel testo.

La maggior parte dei fondi per il Ponte dovranno arrivare dalla Legge di bilancio 2024

Occorrono, secondo il Def, 13 miliardi e mezzo di euro, a cui si aggiungono le «opere complementari e di ottimizzazione alle connessioni ferroviarie, lato Sicilia e lato Calabria, che dovranno essere oggetto del contratto di programma con Rfi» per cui si stima un costo di un miliardo e 100 milioni di euro. I soldi bisognerà trovarli da quelli messi a disposizione per le Regioni «in particolare, sui fondi per lo Sviluppo e la Coesione», evidenzia il documento licenziato dal ministero dell’Economia, guidato dall’altro big della Lega, Giancarlo Giorgetti. Ma la gran parte della dotazione dovrà arrivare dalla Legge di bilancio 2024, la manovra economica di fine anno. In questa sede spetta «copertura finanziaria pluriennale a carico del bilancio dello Stato». Ci sarà un gran daffare a spendere soldi pubblici per la grande opera. Infine, il Def sostiene che per il Ponte sullo Stretto – che ha avuto l’ok della commissione Trasporti dell’Ue – si dovranno reperire i finanziamenti dai contratti sul mercato nazionale e internazionale: «Saranno a tal fine considerate prioritarie le interlocuzioni con finanziatori istituzionali quali la Banca europea degli investimenti e Cassa depositi e prestiti», si legge nel documento. Di strada ce n’è da fare, insomma. In questo clima c’è il mondo ambientalista in subbuglio. Il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, parla di «una vera e propria follia», perché «siamo di fronte a una truffa politica e mediatica di chi parla, al solo scopo di fare propaganda». Da qui la richiesta di fare un passo indietro.

Di concreto finora c’è solo l’approvazione del decreto

Al netto delle contestazioni, Salvini deve capire come rendere pratico il “suo” progetto, che a dire il vero ha sempre rappresentato il sogno di Silvio Berlusconi. «L’Europa ce lo chiede», è il mantra del leader leghista, che ha promesso l’inizio dei lavori entro l’estate. Buone intenzioni da verificare. Al momento il Ponte è solo un plastico, mostrato a Porta a Porta da Bruno Vespa. Di concreto resta infatti solo l’approvazione del decreto. Il testo è stato subito incardinato alla Camera per provvedere alla conversione, necessaria a scongiurare la decadenza. Un’iniziativa che ha le sembianze della classica operazione a favore di telecamera, seguendo la nuova strategia di presentarsi come «uomo del fare» che si batte «contro i no». In questo caso Salvini ha ripreso un vecchio refrain che usava massicciamente durante il governo gialloverde, soprattutto negli ultimi mesi quando si stava palesando la rottura con il Movimento 5 stelle. Quelli dei “no”, sosteneva Salvini a ogni piè sospinto.

     

Un iter denso e pieno di ostacoli

Ma cosa si dovrà definire in Parlamento? Il decreto, in esame a Montecitorio, è decisivo per inquadrare la modalità di realizzazione del Ponte, partendo dall’assetto societario e dalla governance della società Stretto di Messina. Va definito, poi, il rapporto di concessione e la riprogettazione dell’opera. Un lavoro intenso, che non mancherà di creare tensioni tra maggioranza e opposizioni, come già avvenuto negli ultimi giorni. Durante le audizioni che si sono svolte alla Camera, sono riemerse le perplessità pure dei sindacati. «Non si tratta di una pregiudiziale sul Ponte, ma è essenziale portare a termine le infrastrutture strategiche e programmate i sistemi urbani e le grandi opere commissariate, usando al meglio le risorse del Pnrr per dare concretezza agli interventi che servono davvero», ha sostenuto la Cgil. Così come la Uil non manifesta una contrarietà aprioristica, ma chiede «una seria e puntuale comparazione della fattibilità tecnica, economico-finanziaria». Solo che per conoscere gli aspetti economici bisognerebbe prima avere a disposizione i soldi. Che, a oggi, non ci sono.