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Stessa spesa ma più poveri

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17/04/2023

da Left

Giulio Cavalli

Il risultato della riforma del Reddito di cittadinanza sarà costringere più persone ad accettare di fare gli schiavi trovandosi uno di quei bei lavori italiani che non riescono a fare galleggiare le persone sopra la soglia della povertà nonostante risultino "occupate"

Un capolavoro: riuscire a fare spendere gli stessi soldi allo Stato ma stringere le platee di beneficiari. Il Messaggero e Il Sole 24 Ore scrivono alcune anticipazioni sulla riforma del Reddito di cittadinanza e il quadro che ne esce è l’esatta fotografia di un governo che odia i poveri.

L’importante è, ovviamente, abolire il Reddito di cittadinanza per riempire gli stomaci di chi per mesi ha dipinto i poveri come un’orda di fannulloni nemici della patria. Così nelle bozze del nuovo Decreto lavoro il sussidio si sdoppierà nella Garanzia per l’Inclusione (in sigla Gil), con valore massimo uguale al Rdc attuale, per chi vive in un nucleo familiare con minori, over 60 o disabili e dunque è ritenuto “non occupabile”, e nella Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal) per chi è in grado di lavorare.

Il costo degli interventi, il primo anno, sarà praticamente identico alla spesa sostenuta per il Rdc fino a prima dell’esplosione della povertà con la pandemia: 7,3 miliardi di cui 5,3 per la Gil e 2 per la Gal. Nel 2020 il Rdc ha assorbito 7,1 miliardi, saliti poi a 8,7 nel 2021 e assestati a 7,9 nel 2022. L’Italia ha dovuto aumentare la platea dei beneficiari perché le regole internazionali contano e alla fine il governo ha dovuto dimezzare gli anni di residenza in Italia richiesti agli stranieri, dopo una procedura d’infrazione dell’Unione europea.

La Gil potranno chiederla le famiglie con minori, un disabile, un over 60 o una persona con assegno per invalidità civile anche temporaneo e spetterà solo a chi ha Isee non superiore a 7.200 euro contro la soglia attuale di 9.360. La Gal, Garanzia per l’attivazione lavorativa, scatterà a gennaio 2024 e sarà di 350 euro al mese.  La stessa cifra è nella soluzione ponte (la Pal, Prestazione di accompagnamento al lavoro) riservata ai beneficiari del Rdc che al momento della scadenza dei 7 mesi di sussidio previsti per quest’anno abbiano sottoscritto un patto per il lavoro e siano inseriti in misure di politica attiva.

Ciò che conta sarà il risultato: costringere più persone ad accettare di fare gli schiavi trovandosi uno di quei bei lavori italiani che non riesce a fare galleggiare le persone sopra la soglia della povertà nonostante risultino “occupate”.