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Ecologismo ideologico a Bruxelles, l’agricoltura vera, Europa verde e tutti al verde?

Ecologismo ideologico a Bruxelles, l’agricoltura vera, Europa verde e tutti al verde?

19/04/2023

da Remo Contro

Piero Orteca

 

‘Direttive cervellotiche’, severità concessa. A rischio gli agricoltori di mezz’Europa. «Certo, non lo fanno apposta, ma ci riescono bene lo stesso, specie quando studiano avveniristici piani per la transizione ‘verde’», concede Piero Orteca. E cosa ci può essere di più ‘verde’, se non le tasche di contadini e allevatori, costretti a svenarsi per riuscire a tirare avanti? Gli alti funzionari dell’Unione (che non hanno mai visto una zappa), hanno deciso un piano d’interventi per l’agricoltura. Obiettivo numero uno: ridurre le emissioni di inquinanti e salvaguardare l’ambiente. «Intento nobilissimo, ma che ha il difetto di trascurare tutti gli altri».

                    

Salvare l’ambiente dagli inquinanti

Ridurre le emissioni e l’uso di inquinanti e salvaguardare l’ambiente, intento nobilissimo, ma che ha il difetto di trascurare tutti gli altri. Perché non si preoccupa dei costi, della sostenibilità dell’operazione, ricadute sulla produzione e ripercussioni sul mercato dei prodotti alimentari. Insomma, non si preoccupa del resto di niente, ragion per cui gli agricoltori del Vecchio continente, in crisi perenne da lustri e lustri, già affilano i forconi. La direttiva della Commissione, ancora in travagliatissima fase di gestazione, ha il torto di ‘imporre militarmente modelli di coltivazione da giardino dell’Eden ma che costano un occhio’.

‘From farm to fork’

Con lo slogan ‘From farm to fork’, cioè dalla fattoria alla forchetta, Bruxelles vuole dimezzare la quantità di pesticidi applicati entro il 2030, ridurre l’uso di fertilizzanti, raddoppiare la produzione biologica e ripristinare alcuni terreni agricoli. Nel mirino, anche gli allevamenti, per l’impatto delle emissioni di biogas sull’effetto-serra. Ma se si segue correttamente e su scala temporale, l’evoluzione della strategia UE per l’agricoltura, emergono chiare contraddizioni. Basta solo confrontare i tre documenti in proposito (Rethinking Agriculture, Green Deal Europe e Farm to Fork) per vedere la preoccupazione per l’ambiente il leit-motiv quasi esclusivo. E come manchino approfondimenti per una crescita economicamente equilibrata del settore e per la salvaguardia di centinaia di migliaia di piccole aziende (sono oltre 9 milioni), che rischiano di scomparire, travolte dai diktat imposti da una governance inadeguata.

Ricadute sociali devastanti

Giocare a fare gli ‘avanguardisti dell’ambiente’, in un tale settore, può avere delle ricadute sociali devastanti. La verità è che l’approccio ideologicamente forzato della Commissione, per la soluzione dei problemi esistenti, rischia di essere disancorata dalla realtà. Il Financial Times cita numerosi episodi di veri e propri scontri, tra i governi nazionali e l’Unione, accusata di ‘sparare nel mucchio’, senza tenere conto delle specificità dei vari Paesi. In molti hanno chiesto alla Von der Leyen che qualche briciola, dei generosi finanziamenti previsti per la transizione verde, possa essere spesa per il settore agricolo, che ha disperato bisogno di aiuti a tutti i livelli.
In Olanda, Carolina Van der Plas, del Movimento dei Cittadini Agricoltori, ha dichiarato che contadini e allevatori sono diventati i bersagli ingiustificati degli ambientalisti: «Le persone che forniscono il nostro cibo quotidiano – ha detto – vengono liquidate come molestatrici di animali, distruttrici del suolo e devastatrici ambientali».

Rivoluzione contadina

Qualcosa però si comincia a muovere. Il commissario europeo Janusz Wojciechowski si è espresso per un aumento dei fondi di sostegno al settore, mentre il governo greco ha stanziato 525 milioni di euro per aiutare i giovani a intraprendere l’attività agricola. Tuttavia, il quadro d’insieme resta sconfortante, con i piani alti di Bruxelles che non riescono a entrare in sintonia col resto dei cittadini europei. A dicembre, i Ministri dell’Agricoltura di 16 Paesi UE hanno scritto una lettera alla Von der Leyen, per sottolineare la loro insoddisfazione. Così, la politica dell’Unione non va proprio. Continuando di questo passo, sostengono i rappresentanti dei vari governi, le campagne del Vecchio continente presto scompariranno. E questo avrà un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, sull’approvvigionamento di materie prime rinnovabili e su fonti energetiche come la biomassa.

Un’altra disposizione controversa della Farm to Fork è l’obbligo di abbandonare tanti terreni agricoli, per farli ridiventare selvaggi. Perché ‘la natura è bella’. Certo, se tutti facessero questa bella pensata, probabilmente un chilo di pomodori finirebbe per costare quanto un paio di scarpe.

Calcoli sbagliati e cacca di vacca

E che dire dei ‘calcoli’ sugli allevamenti, clamorosamente sbagliati da Bruxelles? Avevano previsto che le aziende interessate alle misure draconiane sarebbero state solo il 13%. Inciampo clamoroso, perché il dato si riferiva al 2016. Oggi sono il 60%. Disastrosi anche i piani sul taglio degli antiparassitari, la cui soglia è stata fissata senza tenere conto dei livelli di partenza di ciascun Paese. E, soprattutto, usando come criterio-guida la ‘quantità’ della sostanza impiegata e non il suo grado di tossicità.
Ma la chicca più geniale, studiata dai cervelloni di Bruxelles, è quella che riguarda le vacche, accusate di ammorbare l’aria allo stesso livello di un’acciaieria. Forse, però, questa direttiva se la sono già rimangiata.

E tutto quest’odio della Von der Leyen per gli agricoltori, si chiede il Financial Times, da dove arriva? Risposta: no, non è odio. È solo un banalissimo interesse personale, ad avere buoni rapporti con i Verdi. Per l’ambiente? No, per essere rieletta.