20/04/2023
da Remo Contro
«In Ucraina la guerra Usa si combatte per procura. Mancano solo i ‘boots on the ground’ statunitensi». Ma le truppe statunitensi, almeno ufficialmente e in numero adeguato, non combatteranno mai in Ucraina. Lo scrive il Washington Post in un lungo editoriale in cui chiede se ha senso ancora parlare di supporto alla resistenza di Kiev o se non sarebbe più corretto parlare di «guerra per procura».
Nato schierata e alleati asiatici stretti attorno alla paura cinese, che manderanno armi. Le promette la Corea del Sud, mentre Mosca minaccia le sue al Kim. E l’Ucraina diventa guerra cronica e lontana.
Nulla di nuovo sotto il sole
Ancora la fuga di notizie finite nel mare della rete, qualche segreto militare e la conferma del vizio americano, quale che sia il presidente, di spiare in casa altrui. E descritto in maniera netta ruolo e modi degli ‘apparati di Washington’ nel contrastare la Russia. Sempre il Wp: «Le mappe illustrano la posizione delle truppe, i piani di battaglia e i probabili risultati sul campo di battaglia fino alle più piccole città, insieme alla posizione e alla forza delle difese russe. Ci sono elenchi di sistemi d’arma in uso da entrambe le parti, stime sulle vittime, riassunti di conversazioni intercettate e valutazioni su tutto, dalle capacità delle forze speciali alle munizioni consumate».
In dettaglio, l’enormità di strumenti di spionaggio e sorveglianza Usa, dai satelliti all’avanguardia ai segnali di intelligence, a disposizione di Kiev, segnala Sabato Angieri.
Interventismo pericoloso
E’ noto che una parte della politica statunitense ha iniziato a dubitare del ruolo troppo attivo del Paese nel conflitto in Europa dell’est. A partire dall’avversario di Donald Trump alle prossime primarie del partito repubblicano, Ron DeSantis, che aveva dichiarato «stiamo pagando per una guerra per procura con la Russia, quando non ho mai visto Putin mostrare nei dettagli i suoi piani per invadere l’Europa», salvo poi definire Putin un «criminale di guerra», sottolinea il Manifesto. Con ‘dettagli tecnici’ a sorprendere noi civili.
E il Wp sostiene che «a prescindere dalle motivazioni che l’hanno spinta a sostenere l’Ucraina, gli Usa hanno ottenuto alcuni utili risultati nella valutazione delle capacità militari della Russia, se non altro per vedere come opera in combattimento un Paese che definiscono una ‘seria minaccia’».
Seul armi a Kiev su sollecitazione Usa
Il conflitto ucraino tocca l’Asia. Per ora in modo indiretto, ma se davvero la Corea del sud invierà armi a Kiev verrà creata una prima connessione militare ufficiale tra la guerra in Ucraina e il fronte orientale. L’inedita apertura all’ipotesi di inviare armi a Kiev arriva direttamente dal presidente Yoon Suk-yeol. Un passo rilevante, visto che la legge sudcoreana impedisce l’invio di aiuti militari a paesi impegnati in un conflitto. Ma le interpretazioni costituzionali vincolanti, a convenienza diventano elastiche a pochi giorni dall’attesa visita di stato di Yoon alla Casa bianca che la svolta la perorava da tempo. Ovviamente la Russia non ha gradito.
Da Mosca ritorsione Kim
Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza, nel suo solito stile: «Ci sono nuove persone disposte ad aiutare i nostri nemici. Fino a poco tempo fa, i sudcoreani assicuravano ardentemente che la possibilità di fornire armi letali a Kiev fosse completamente esclusa», ha detto l’ex presidente. «Mi chiedo cosa diranno i sudcoreani quando vedranno le armi russe sul territorio del loro vicino e nostro partner, la Corea del nord». Pyongyang e Mosca hanno rafforzato i legami dall’inizio della guerra e si ritiene che Kim Jong-un possa aver già inviato aiuti militari al Cremlino. Ora però la Russia mostra di essere disposta a mettere nel mirino gli alleati asiatici degli Stati uniti.
Come accaduto con l’aumento dalla sua presenza militare nell’Estremo oriente e nei pressi delle Curili, le isole contese col Giappone, dopo il viaggio in Ucraina del premier di Tokio Fumio Kishida.
Arsenale Corea del sud, Usa e Nato
Seul aveva finora evitato di rendere esplicito il sostegno militare all’Ucraina sfruttando lo schermo legale (solo munizioni triangolate), che però non è bastato a evitare il pressing di Stati uniti e Nato. Sia il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, sia il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, nei mesi scorsi sono passati da Seul chiedendo a Yoon di rompere gli indugi, sottolinea Lorenzo Lamperti. Il ruolo della Corea del sud come esportatore nel settore della difesa è aumentato in modo esponenziale negli ultimi anni. Nel 2022 ha superato i 10 miliardi di dollari, più del triplo della cifra raccolta solo due anni prima.
Tra le destinazioni privilegiate da quanto è iniziata la guerra in Ucraina ci sono stati Estonia, Finlandia, Australia, Egitto. Ma soprattutto Polonia e Stati uniti. Varsavia ha acquistato carri armati e obici, Washington munizioni e proiettili d’artiglieria.
Segreti del Pentagono svelati
Il governo di Seul sotto attacco dell’opposizione, già sul piede di guerra per il rilancio dei rapporti col Giappone, arrivato al prezzo del ritiro della richiesta dei risarcimenti per le vittime di abusi e lavoro forzato durante l’occupazione. O la mancata richiesta di scuse a Washington per i documenti imbarazzanti sulla armi coreane svelati. Corsa a compiacere l’alleato americano, su cui Yoon punta per contenere le manovre di Pyongyang.
Il rischio, però -sempre Lamperti-, è di perdere qualsiasi possibilità di un ruolo di intermediario della Cina, infastidita come Kim dal crescente coordinamento militare di Seul con Washington e Tokyo, e dalle recenti iniziative Usa nelle Filippine. E sul fronte asiatico la temperatura sale, con l’Ucraina sempre più lontana.