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La tassa sulle banche affonda la Borsa, e non si sa neanche di quanto sarà

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ECONOMIA. Scatterà sopra il 5% o il 10% di maggiori profitti? E soprattutto cosa finanzierà, l'eterno cuneo fiscale?

Con una norma infilata nel cosiddetto «decreto omnibus», il governo ha deciso di istituire una tassa straordinaria sugli extra-profitti delle banche. La misura, secondo Matteo Salvini, dovrà servire a reperire risorse aggiuntive per far fronte al caro-mutui, per «abbassare le tasse» e per tagliare, ancora, il sempreverde cuneo fiscale. Introiti attesi? Forse «alcuni miliardi», è la conclusione del ministro. Intanto, la borsa italiana scende del 2,12% e i titoli bancari crollano: Bper cede il 10,94%, Mps il 10,83% , Fineco il 9,91%, Intesa l’8,67%… Fanno quasi 9 miliardi persi dai bancari in Italia, e lo stesso in Europa dove si teme che dopo Madrid e Roma, anche altri Paesi possano mettere nel mirino i lauti guadagni degli istituti di credito. Non tutti nelle crisi ci perdono. L’inflazione che attacca il potere d’acquisto dei ceti popolari è la stessa che fa ricchi i soci delle banche, complice la politica monetaria della Bce.

L’aliquota, fissata al 40%, verrebbe applicata al cosiddetto «margine di interesse» delle banche, se questo, nel 2022, ha ecceduto del 5% quello dell’anno precedente e nel 2023 è stato maggiore del 10% rispetto al 2021. Parliamo della differenza tra quanto costa il denaro alla banca e quanto costano i prestiti a cittadini e imprese.

Grazie alla stretta monetaria (rialzo dei tassi), le banche hanno visto lievitare di molto i loro profitti negli ultimi due anni. Si stima che le prime cinque banche italiane, nel primo trimestre di quest’anno, abbiano visto crescere del 57,6% il proprio «margine di interesse». Meglio delle altre banche europee, perché i loro attivi sono maggiormente agganciati a tassi variabili, quindi immediatamente influenzabili dalle scelte di Francoforte (rate aumentate del 63% da inizio 2022). La sola Intesa San Paolo, da gennaio ad oggi, ha fatto registrare un aumento degli utili dell’80% (dividendi pari a 3 miliardi di euro).

Applicando l’aliquota del 40% al «margine di interesse» dei primi sei mesi dell’anno, secondo alcuni analisti lo stato incasserebbe quasi due miliardi e mezzo di euro. Ma non è affatto scontato. Bisognerà innanzitutto attendere la versione finale della norma (e i criteri applicativi), confidando nella fermezza del governo nel voler perseguire fino in fondo i suoi obiettivi (le marce indietro sono una costante del governo Meloni). Finora, l’unica certezza è che sono bastati i tonfi in borsa delle principali banche del Paese e un duro ammonimento di JP Morgan («Italia sotto osservazione dopo il provvedimento del governo») a far fare all’esecutivo un primo passo indietro sulle soglie di profitto oltre le quali scatterebbe il prelievo straordinario (dal 3 al 5% quella del 2022, dal 6 al 10% quella del 2023).

Ma è l’utilizzo che si dovrebbe fare di questi soldi che lascia maggiormente perplessi. Vada per l’aiuto a chi ha fatto il mutuo per la prima casa, ma se tra gli obiettivi c’è anche quello di «abbassare le tasse» a chi può pagarle (per i ceti meno abbienti il problema non è la tassa sul reddito ma il reddito stesso, che non c’è o è insufficiente), oppure quello di porre a carico del bilancio dello stato gli aumenti salariali che dovrebbero discendere invece dalla contrattazione (il «taglio del cuneo fiscale»), la manovra rischia di tradursi in un trasferimento di risorse da un capo all’altro dello stesso segmento medio-alto della società. Un altro regalo a chi sta sopra, insomma, dopo la cancellazione del reddito di cittadinanza per 160 mila famiglie.

Un curioso paradosso: l’unico, tra i banchieri, a mostrare comprensione per la scelta del governo è stato Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa San Paolo – la più grande delle grandi banche italiane – che però ha ammonito: «I proventi vengano utilizzati per far fronte alla crescita delle disuguaglianze, con misure per chi si trova in maggiore difficoltà». Ma non è difficile scavalcare a sinistra Salvini e i suoi amici del governo.

09/08/2023

da Il Manifesto

Luigi Pandolfi