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Ma serviva la cassazione ad affermare che i richiedenti asilo non sono “clandestini”?

Ma serviva la cassazione ad affermare che i richiedenti asilo non sono “clandestini”?

La Corte di Cassazione ha deciso di respingere il ricorso presentato dalla Lega in quel di Saronno (Va). Nel 2016 la parrocchia locale aveva accolto una trentina di persone e i leghisti avevano organizzato una manifestazione con tanto di manifesti inequivocabili “Saronno non vuole i clandestini”. Denunciati e condannati gli adepti di Salvini avevano presentato ricorso e oggi hanno definitivamente perso. Una sentenza significativa che ci auguriamo faccia giurisprudenza e diventi monito anche ai giornalisti, non solo quelli apertamente xenofobi, che continuano ad utilizzare in maniera terroristica un termine improprio.


Chi è costretta/o a cercare salvezza in Italia perché fugge dal proprio paese è innanzitutto una persona. La sentenza della Corte ha un altissimo valore politico e culturale, giunge in un momento in cui criminalizzare l’immigrazione è la cifra predominante in parlamento. La sentenza andrebbe distribuita nelle scuole: Chi arriva in Italia per richiedere asilo non può essere chiamato ‘clandestino’. Le persone straniere che fanno ingresso nel territorio italiano perché corrono un rischio effettivo nel rientrare nel loro Paese “non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque clandestini”.


La Cassazione ha bocciato il vocabolario che i fascioleghisti da due decenni hanno imposti nel nostro paese.
Mentre un generale che dovrebbe essere licenziato in tronco diffonde omofobia e razzismo dai giudizi arriva il richiamo ai principi dellla nostra Costituzione.
Ringraziamo l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) e l’associazione Naga per aver denunciato i leghisti.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale

Stefano Galieni responsabile immigrazione

Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea, Coordinamento Unione Popolare