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30.09.2017
da il tirreno
GROSSETO. Ancora caporalato in Toscana, per i lavori in campagna: i carabinieri hanno eseguito l'arresto in carcere di tre curdi all'alba di sabato 29 settembre accusati di intermediazione illecita (il reato che identifica il caporalato) e sfruttamento del lavoro nelle campagne del Chianti, in Toscana. La loro società, che faceva intermediazione per le imprese agricole, aveva sede a Castel del Piano e aveva raggiunto un fatturato di 5,8 milioni di euro. Gli arrestati hanno 42, 34 e 28 anni. L'inchiesta, coordinata dal procuratore di Siena, Salvatore Vitello e dal sostituto Nicola Marini, consentiva di documentare le effettive pessime condizioni di vita di circa 40 operai dipendenti di una società d'intermediazione con sede nella provincia di Grosseto. Il gip di Siena ha emesso tre ordinanze di custodia cautelare. Altri tre soggetti sarebbero indagati. Commissariata la società che procurava i lavoratori da sfruttare. Orari di lavoro estenuanti; paghe inferiori agli orari svolti; alloggi fatiscenti; squadre di lavoro con gerarchie rigide: così venivano sfruttati operai agricoli stranieri, che venivano accompagnati con furgoni nei luoghi di lavoro ed erano costretti a sostenere faticose attività agricole. Nelle indagini sono stati trovati due appartamenti-dormitorio a Castellina in Chianti e Vagliagli (Siena) e appunti e agende personali degli stessi stranieri in cui si confermano che gli stessi venivano retribuiti solo per parte delle ore di lavoro realmente effettuate. Sono inoltre emersi episodi di maltrattamento e comportamenti vessatori ai quali i lavoratori erano stati sottoposti e ai quali avevano dovuto assoggettarsi, pur di conseguire una retribuzione. Ci sarebbe stata anche disparità nei trattamenti economici a seconda delle etnie dei componenti delle squadre stesse. Le vittime di tali vessazioni erano altresì costrette a trattenute sullo stipendio, quale corrispettivo dell'acquisto degli strumenti di lavoro che utilizzavano. Indagata anche la società che procacciava i lavoratori sottoposta, per ordine della magistratura, a controllo giudiziario da parte di un commissario.