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A Caivano non serve esercito ma scuola, lavoro e servizi

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La visita del presidente del consiglio Meloni a Caivano, che probabilmente per il presidente del consiglio era solo un nome, non può diventare la lavata di faccia del governo. A Caivano non occorrono, per combattere gli abusi su bambine e donne eserciti o misure straordinarie.

Occorrono più scuole, più controllo sull’ evasione scolastica, più luoghi di aggregazione e ovviamente più lavoro.

Occorre anche una edilizia a misura d’uomo che non sia un mattone sull’ altro come il parco verde, privo di ogni servizio. Occorrono servizi, occorre integrazione. Bisogni e diritti che sono l’ esatto contrario di ciò che sta facendo il governo in carica tagliando ulteriormente la scuola e la sanità pubblica, negando il minimo vitale attraverso il taglio del RdC e l’Autonomia differenziata. Caivano è una città non è un corpo di reato. Sciogliere i comuni per infiltrazione mafiosa non serve se poi non si combatte veramente la mafia. Lo stupro e la violenza non si combattono con gli eserciti: si combattono con la cultura e l’educazione. Da questo punto di vista farebbe bene il presidente Meloni a tacitare quelli che gli stanno a fianco, che con le loro dichiarazioni banali alimentano la cultura della violenza e la giustificano. Solo un gesto forte e intelligente in tal senso potrebbe dare dignità alla visita. Altrimenti sarà la solita passerella, senza storia e senza futuro.

Elena Coccia, segretaria federazione di Napoli di Rifondazione Comunista