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Corruzione ai vertici in Ucraina: a rischio il ministro della Difesa Reznikov

Corruzione ai vertici in Ucraina: a rischio il ministro della Difesa Reznikov

Arricchirsi rubando sulla guerra patriottica. Peggio di una controffensiva persa, salvo altre e ancora peggiori ragioni nascoste. La storia di un accordo con una società turca per la fornitura di 223 mila divise invernali. Il prezzo era di 26 dollari a capo ma quando il kit arriva a destinazione è salito a 86 dollari. E non adeguate al freddo di quegli inverni

La corruzione è la vera sconfitta ucraina

La corruzione è una mina troppo profonda per l’Ucraina. Con intrecci, conseguenze, rapporti. L’ultimo caso coinvolge il settore della difesa e il ministro Oleksii Reznikov regista la stampa mondiale, niente affatto tenera con la Russia di Putin.

Società turca di proprietà ucraina

La storia è iniziata con la firma di un accordo con una società turca di proprietà di un ucraino, per la fornitura di 223 mila divise invernali. Il prezzo di partenza per l’appalto era di 26 dollari a capo ma quando il kit arriva a destinazione il prezzo da pagare è salito a 86 dollari. Senza una ragione apparente. Peggio il problema della qualità del materiale, non adeguato al clima gelido di chi andava a rischiare la vita al fronte e di fatto l’Ucraina vittima e sostenuta con i soldi dall’aiuto internazionale, hanno speso una fortuna per avere giacconi inutilizzabili, comunque fasulli per le condizioni severe di quel clima.

Otre ai dettagli, secondo i media, vi sarebbero connessioni politiche favorite da legami di parentela tra uno dei titolari — almeno fino a febbraio — ed un parlamentare.

Battaglia sul fronte della politica

La polemica esplosa, si è estesa rapidamente, con richiesta di chiarimenti al ministro Reznikov che ha risposto: «se le accuse sono fondate potrei dimettermi». Forse il tentativo di ottenere una qualche via di uscita che salvaguardi lo stesso governo e la presidenza Zelenzky chiamata a vigilare. Ipotesi che prende campo, via stampa internazionale, il ministro che lascerebbe l’incarico a settembre per diventare ambasciatore in Gran Bretagna, un atterraggio morbido garantito a un personaggio chiave spesso al centro di attacchi proprio sul tema degli equipaggiamenti. Al suo posto verrebbe nominato Rustem Umerov, alto dirigente della nomenklatura.

Reznikov già discusso: a febbraio era stata ipotizzata la sua sostituzione con Kyrylo Budanov, il capo dell’intelligence militare, coordinatore di molte missioni contro gli invasori. In quell’occasione i sospetti riguardavano qualità e quantità del cibo destinato ai soldati.

Le denuncia di Volodymyr che non cambiano i fatti

La presunta truffa delle divise è coincisa con nuove denunce da parte di Zelensky. Il presidente ha attaccato medici disonesti che rilasciano esenzioni a chi deve essere arruolato, in cambio avrebbero ricevuto mazzette dai 3 mila ai 15 mila dollari. Responsabilità purtroppo croniche. Alcune settimane fa il governo ha rimosso numerosi responsabili militari regionali sospettati di aver favorito o tollerato la fuga dalla leva. È solo una delle macchie emerse nel corso della crisi. Infatti gli scandali non sorprendono, tuttavia possono avere un impatto grave quanto una sconfitta militare.

Sconfitta politica interna

La corruzione endemica conferma un pericolo interno alla fragile e discussa democrazia ucraina, e ‘forniscono munizioni’ a quanti in campo occidentale hanno messo in guardia sulla mancanza di controlli reali sugli aiuti a Kiev e sui rischi che il materiale finisca in mani sbagliate oppure vi sia qualcuno che ne tragga guadagni personali. Gli interventi internazionali in Afghanistan e in Iraq sono ricchi di pagine nere, imbrogli compiuti da esponenti locali insieme a protagonisti occidentali: armi perdute, unità fantasma, rifornimenti di scarsa qualità. Con una differenza: l’invasione dell’Ucraina ha costretto a reagire in tempi rapidi perché Kiev doveva essere assistita subito dall’A alla Z, quindi si sono usate delle scorciatoie con verifiche non sempre possibili.

E quei pericolosi attacchi con droni a Mosca

Ci sono critiche anche dopo il massiccio raid di droni condotto la notte prima dall’Ucraina in Russia. Le contromisure non state giudicate sufficienti, anche se le fonti ufficiose hanno rivendicato la distruzione di molti velivoli. E non sono mancate neppure teorie sul coinvolgimento dell’Estonia per l’incursione avvenuta sulla base aerea di Kresty, Oblast di Pksov, con accuse motivate alla Nato ritenendo sul supporto necessario dei satelliti dell’alleanza per guidare gli ordigni sul bersaglio. Zelensky il soccorso della Difesa di casa e del rischioso coinvolgimento Usa, ha detto di un avanzatissimo e segretissimo sistema di guida dei droni «prodotto dalla nostra industria». O da industrie amiche.

Giorni complicati per l’Ucraina

Dopo aver assistito al graduale aumento dello scetticismo occidentale nei confronti della controffensiva in corso, i vertici di Kiev hanno scelto di passare al contrattacco mediatico utilizzando la riconquista di un villaggio a sud di Zaporizhzhia e proprio il massiccio attacco di droni di mercoledì contro le strutture russe. Il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, sempre molto aggressivo, a margine della riunione ministeriale Nato di Toledo, in Spagna, è sbottato: «Raccomando a tutti i critici di venire in Ucraina e di provare a liberare un centimetro quadrato da soli». Più prudente Zelensky, che però è tornato a parlare di ‘vittoria’, che sta sempre per essere raggiunta.

Anche il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è tornato ai vecchi toni trionfalistici dopo le voci insistenti che dipingevano i vertici militari dell’Alleanza come stanchi per la mancanza di risultati sui fronti aperti. Partita strategica ucraina ma anche per la guida politica dell’Alleanza.

01/09/2923

da Remocontro