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Caivano, De Magistris: “I clan non si battono con i like”

Caivano, De Magistris: “I clan non si battono con i like”

Parla l’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: "I boss riaffermano il loro controllo sul territorio".

Dopo la visita della Meloni che prometteva il pugno di ferro, a Caivano tornano le violenze con ben due sparatorie in nemmeno sette giorni. Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli e fondatore di Unione popolare, la sorprende?
“Assolutamente no e anzi me lo aspettavo. Chi conosce quei territori sa bene quanto sia controproducente rispondere con misure spettacolari ma che producono poco più che un topolino visto che non hanno portato a risultati concreti. Complessivamente sul piano della prevenzione è stato un fallimento e ha scatenato anche atteggiamenti provocatori da parte di chi detiene il controllo del territorio nella zona. Se si vuole prevenire, contrastare il crimine e migliorare la situazione in aree come quella di Caivano, allora l’azione deve essere diametralmente opposta a quella messa in campo dal governo Meloni”.

Cosa si dovrebbe fare?
“Per prima cosa bisogna avere il controllo del territorio. Questo lo si ottiene avendo mezzi a sufficienza e qualità negli uomini che ricoprono ruoli di coordinamento e direzione. Del resto se la situazione in questi anni non ha prodotto alcun miglioramento, allora mi sembra evidente che ci sono stati errori da parte di diversi vertici istituzionali dell’area metropolitana di Napoli. La seconda cosa da fare è dare slancio all’azione dell’autorità giudiziaria che, vorrei ricordarlo, da quasi due anni non può nemmeno contare su un Procuratore della Repubblica. Una mancanza che rischia di invalidare il lavoro di tanti agenti che si fanno in quattro sul territorio”.

Come giudica quanto fin qui fatto dalla politica?
“Davanti a questi fenomeni la politica, sempre più votata alla spettacolarità per aumentare i like, punta su misure come la galera per i giovani che delinquono o per chi si fuma uno spinello. Ma questi sono palliativi o al massimo misure spot che non servono a nulla. Il lavoro che la politica dovrebbe fare ma che da decenni non fa, è il rafforzare tutta la filiera che opera nelle linee di confine dove si matura il passaggio tra la devianza e il crimine. Mi riferisco alla scuola, ai servizi sociali e alle famiglie. È qui che si deve fare il lavoro più importante, come chiedono parroci, sindaci e dirigenti scolastici”.

Con queste azioni violente, la Camorra sembra rispondere alla Meloni che aveva giurato che non ci sarebbero “mai più state zone franche”. In proposito Don Patriciello ha detto che siamo davanti “a una sfida allo Stato” ma anche che “i topi sono stati stanati”…
“Io interpreto quello che so, ossia che quel territorio non è sotto il controllo dello Stato. Queste azioni criminali possono essere intese sia come un messaggio per dire ‘qui comandiamo noi’ oppure come il voler mostrare insofferenza per un controllo crescente e voler far capire che sono pronti ad aprire a una stagione di guerra. Ad ogni modo l’interpretazione conta poco ma ci vuole tempo. Può anche essere come dice Don Patriciello che i clan si sentono spacciati ma io ci andrei un po’ cauto nel fare un’analisi di questo tipo”.

Proprio a Caivano, dopo la visita della premier, era scattato un imponente blitz culminato con il sequestro di un borsone con 44mila euro, un mitragliatore, e 800 grammi tra cannabis e cocaina. Un po’ poco se si raffronta a una qualsiasi operazione analoga. Secondo lei i clan se lo aspettavano?
“Un’operazione del genere, fatta il giorno dopo la visita della premier, è come se fosse stata annunciata sui giornali. E il risultato che ne è venuto fuori, alla luce del dispiego di agenti e dei sequestri effettuati, ci dovrebbe far dire che il Parco Verde di Caivano è una delle zone a più basso tasso criminale d’Italia ma così non è. Guardi la realtà è che queste operazioni spot non servono a nulla e anzi rischiano, nel caso in cui restino isolate, di irritare la popolazione per bene che si sentirebbe presa in giro e abbandonata”.

Non trova che dopo il viaggio a Caivano della Meloni e il conseguente blitz delle forze dell’ordine, il tema della sicurezza nel Parco Verde stato dimenticato un po’ troppo velocemente dalla maggioranza?
“Viviamo tempi in cui si succedono numerosi eventi e quindi ciò che oggi è un emergenza, domani passa in secondo piano. Ma se i media devono adeguarsi a questo andazzo, non può fare altrettanto la politica non può andare dietro alla notizia del giorno ma deve concentrarsi sulle maggiori criticità finché non vengono risolte. Peccato che ciò non si verifichi quasi mai. Tra l’altro faccio notare che ora si parla di Caivano ma il tema della sicurezza riguarda tutta Italia visto che anche a Napoli, Roma e Milano, non è che si veda un controllo rassicurante del territorio da parte dello Stato”.

Curiosamente proprio le destre che in campagna elettorale promettevano maggiore sicurezza, ora si trovano a fare i conti con una scia di sangue sconvolgente. Come se lo spiega?
“Le destre stanno crollando in termini di credibilità, poi i voti è un altro discorso, perché in termini di risultati stanno fallendo proprio sui loro cavalli di battaglia: l’immigrazione e la sicurezza. Da quando c’è il governo più a destra di tutta la nostra storia repubblicana, abbiamo più insicurezza soprattutto nelle grandi città e gli approdi di migranti clandestini sono addirittura aumentati. Evidentemente era solo propaganda visto che sono andati al governo e non sono neanche riusciti a mettere le persone in grado, a livello istituzionale e politico, di invertire la rotta e concretizzare le loro stesse promesse elettorali. Tra l’altro questa maggioranza lavorando pure alla disgregazione sociale, si pensi all’eliminazione del Reddito di cittadinanza, sta accrescendo il problema visto che un pezzo di ex percettori che si erano emancipati, ora che sono stati abbandonati rischiano di non avere altra scelta che delinquere”.

12/09/2023

da La Notizia

di Davide Manlio Ruffolo