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Guido Caldiron
da il manifesto
10.11.2017
COSÌ NON STUPISCE che all'indomani dell’esito del voto, il quotidiano di destra della capitale, Il Tempo, abbia aperto con un titolo che riproducendo la grafica dei manifesti dei neofascisti, proclamava «la marcia su Ostia». E con una lunga lettera del leader di Cpi sul litorale, Luca Marsella – che ricordava anche le precedenti affermazioni elettorali degli estremisti, da Bolzano a Lucca passando per Todi – in provincia di Brescia, a Trenzano il sindaco 39enne Andrea Bianchi, eletto nel 2013 con il centrodestra ha appena aderito a Casa Pound. Uno sviluppo che può essere considerato come un elemento preoccupante a se stante o come parte di una ulteriore deriva più complessiva in atto nel paese. Di cui l’estrema destra rischia di essere solo la componente più visibile. Ma potenzialmente decisiva.
SUL PIANO PIÙ SQUISITAMENTE politico, nel 2005 gli ideatori dello «squadrismo mediatico» sostennero, al pari di tutto il centrodestra, la Lista Storace alle regionali del Lazio e in seguito entrarono a far parte del Movimento Sociale Fiamma Tricolore che nel 2006 appoggiava Berlusconi. Con il passare del tempo è però con la Lega, dopo la virata sovranista e filo Le Pen di Matteo Salvini, che Casa Pound stringerà una salda per quanto effimera alleanza. Nel 2014 i neofascisti sostengono la campagna elettorale europea, risultata vincente, del leghista Mario Borghezio. L’anno successivo, il numero 2 di Cpi, Simone Di Stefano, è sul palco di piazza del Popolo a Roma insieme a Salvini e Meloni al termine della manifestazione dei sovranisti contro Renzi e parla della nascita «di un nuovo fronte politico». «Condividiamo ogni singola parola del progetto di Salvini – presentato come l’unico vero leader della destra – e in particolare i tre capisaldi: no euro; stop immigrazione; prima gli italiani», dichiara Di Stefano. OGGI, DOPO LO STRAPPO intervenuto in seguito con la Lega, lo stesso esponente di Cpi, in occasione della chiusura della campagna elettorale ad Acilia, ha attaccato Salvini chiedendosi «gli avete visto mai un tricolore in mano? No, perché la Lega è rimasta quella di un tempo…». Questo, malgrado i leghisti si siano in realtà spinti sempre più in là in direzione dell’estrema destra – tra l’altro eleggendo nel Municipio 8 di Milano Stefano Pavesi, del gruppo di Lealtà e Azione, nato come emanazione dei neonazisti Hammerskin. Perciò, al di là delle querelle sulle bandiere, anche se non è ancora e forse non sarà mai la base per una coalizione elettorale, perlomeno in modo esplicito, è possibile che quel «prima gli italiani» sia già uno stendardo sufficientemente solido, e comune, per far confluire dalla stessa parte consensi raccolti in modo diverso. A cominciare da Ostia