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Dalle pensioni agli stipendi, il Def in arrivo si preannuncia “lacrime e sangue” per le famiglie italiane

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Dagli stipendi alle pensioni, il Def (Documento di Economia e Finanza) in arrivo sembra confermare le difficoltà del governo nel mantenere le promesse elettorali. 

Nessuna riforma delle pensioni, nessuna uscita anticipata dal lavoro e nessuna riforma del Fisco. Il Def, Documento di economia e finanza, che il governo varerà nei prossimi giorni rischia di smentire molte delle promesse fatte dal governo. 

Tutti gli annunci, al momento, sembrano spariti e il testo presto approderà in Consiglio dei ministri. Nonostante, secondo quanto anticipa la Repubblica, i conti fatti dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, siano decisamente generosi, con una crescita stimata all’1% per il 2024. 

Eppure queste cifre, ben al di sopra del previsto, non basterebbero per riformare l’Irpef, per cambiare qualcosa in tema di pensioni, per introdurre nuove misure per le famiglie, per introdurre la Quota 41, per ampliare la flat tax e, forse, neanche per confermare le misure – dal taglio del cuneo fiscale alla riduzione a tre aliquote Irpef – già in vigore. 

LE CIFRE DEL DEF

Il governo sembra intenzionato a scrivere cifre molto ottimistiche nel Def, con una crescita stimata per il 2024 intorno all’1%. Sopra ogni previsione: dallo 0,7% della Commissione Ue allo 0,6% della Banca d’Italia. Il deficit potrebbe essere posto tra il 4,5% e il 4,7%, ma certamente al di sotto del 5%. 

Anche per il debito il valore che verrà scritto sarà probabilmente più basso del previsto, entro il 140%. E nonostante queste cifre, probabilmente migliori di quanto saranno realmente, resta lo spettro della manovra correttiva: la procedura per deficit eccessivo sarà probabilmente rinviata grazie alle elezioni europee di giugno, ma a fine settembre – con la Nadef – bisognerà fare i conti con le richieste di Bruxelles.

TUTTE LE MISURE A RISCHIO

Insomma, il conto verrà presentato con la manovra autunnale. Il primo scoglio, decisamente alto, è quello delle risorse necessarie per confermare le misure oggi in vigore. Tra taglio del cuneo fiscale e nuove aliquote Irpef servono 15 miliardi, necessari soltanto per non comportare una riduzione degli stipendi dei lavoratori italiani. Misure, insomma, senza alcun vantaggio concreto nel 2025.

Partendo da questo presupposto, sembra ancor più improbabile pensare ad altre riforme, come quella dell’Irpef di fatto già annunciata dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ma che ora sembra quasi impossibile. Anche perché ci sarà un altro ostacolo: il nuovo Patto di stabilità che impone la discesa di deficit e debito. Quindi, dagli stipendi alle pensioni, la prossima manovra rischia di essere non solo un insieme di promesse mancate, ma addirittura una vera e propria zavorra sulle famiglie italiane.

02/04/2024

da La Notizia

di Stefano Rizzuti

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