Spero abbiate letto prima il pezzo di Antonio Cipriani, che ci costringe a riflettere sulla disumanità che incombe su Gaza e sul mondo palestinese e arabo attorno a Israele. Orrori simili in Ucraina da tre anni, dove la diffidenza umana quasi annulla il sollievo di una tregua pasquale decisa da Putin e accolta con scetticismo da Zelensky. Ma nella storia, ci ricorda Giovanni Punzo, ci sono state molte Pasque crudeli, come l’indicibile che continua a consumersi a Gaza e in Cisgiordania con silenzi e complicità indegne.
Dublino, 24-29 aprile 1916
Nella primavera del 1916 la Grande Guerra stava devastando l’Europa ormai da due anni, ma a Dublino si aprì un altro fronte. Alcune organizzazioni che miravano all’indipendenza irlandese e alla proclamazione della repubblica scatenarono una rivolta contro le forze armate britanniche.
La rivolta di Pasqua esplose il 24 aprile, il Lunedì dell’angelo, quando un migliaio di insorti in città cercò di impadronirsi dei principali edifici pubblici proclamando la repubblica davanti al palazzo sede del General Post Office. La reazione inglese fu immediata e durissima, anche se – come sostennero alcuni storici – una sollevazione non era del tutto inattesa e i britannici avevano comunque pianificato un’eventuale reazione.
D’altra parte – senza enfatizzare per questo il ruolo dell’onnipotente intelligence inglese – la preparazione stessa del moto si era rivelata carente sotto il punto di vista della segretezza: inizialmente infatti era stata fissata una data poi posticipata trasmettendo il messaggio con un codice rudimentale e utilizzando i normali servizi postali e telegrafici. Inoltre, già nel 1914, le autorità britanniche si erano trovate a fronteggiare un movimento di segno opposto: all’interno della guarnigione inglese si erano infatti verificati atti di disobbedienza nel timore che i soldati avessero dovuto aprire il fuoco a Belfast contro la popolazione irlandese di religione protestante.
Le forze inglesi ebbero il sopravvento dopo furiosi combattimenti che durarono una settimana nel corso dei quali furono usati l’artiglieria e alcuni carri armati. Si trattò della maggiore rivolta irlandese dal 1798, ma indubbiamente fu anche l’evento che anticipò la proclamazione dello Stato Libero d’Irlanda nel 1922.
Italia, i massacri della Pasqua 1944
Nell’Italia occupata dai nazisti dal settembre 1943 all’aprile 1945 non mancarono violenze e rappresaglie di ogni tipo in vari periodi, ma – particolarmente intorno alla Pasqua del 1944 – la situazione si tese all’estremo per l’andamento della guerra nella penisola. Era imminente, dopo mesi di lotta, uno sfondamento nella zona di Cassino e questo avrebbe comportato – come in effetti avvenne a maggio – un arretramento della principale linea difensiva tedesca verso nord.
Prima del movimento era però necessario garantire la sicurezza delle nuove posizioni, in altre parole sgomberare la zona dalle popolazioni civili che si sospettava avrebbero aiutato i partigiani che minacciavano le linee di comunicazione. Ai primi di aprile furono definiti i reparti tedeschi incaricati e nella settimana successiva a Pasqua iniziarono le operazioni di rastrellamento.
Di particolare efferatezza, tra i tanti eccidi, fu quello compiuto da reparti della divisione «Hermann Goering» a Vallucciole, in provincia di Arezzo. Contrariamente alla falsa credenza che le truppe tedesche abbiano effettuato rappresaglie solo a seguito di azioni partigiane, in questo caso si trattò di un’azione deliberata al fine di incutere terrore.
Dall’alba al tramonto del 13 aprile le frazioni del piccolo comune furono sgomberate dalla popolazione civile che in seguito fu uccisa dai nazisti: si contarono centonove vittime, in stragrande maggioranza anziani, donne e bambini. L’episodio rimase a lungo poco noto, finché nel 1994 – nel famigerato ‘armadio della vergogna’ presso la procura militare di Roma – non fu trovato un fascicolo dell’inchiesta iniziata nel dopoguerra e mai conclusa.
Sri Lanka, 21 aprile 2019
La fine della Seconda guerra mondiale non fece cessare gli attacchi deliberati alla popolazione civile, ma – fuori dal contesto bellico – agirono spesso organizzazioni terroristiche sanguinarie in tutti i continenti. Dal 1983 al 2009, Sri Lanka, l’antica isola di Ceylon, fu dilaniata da una guerra civile spaventosa che provocò decine di migliaia di vittime: all’origine dello scontro un movimento indipendentista che intendeva separare la parte settentrionale abitata da una minoranza dal resto dell’isola.
Una guerra che, in un paese a stragrande maggioranza buddista e induista, sembrava impossibile. A fatica, con un costo altissimo di vite e anche con una dura repressione governativa con l’ingerenza delle forze armate, la guerra civile finì lasciando però un pesante strascico di risentimenti, di desideri di vendetta e una difficile crisi economica che perdura.
L’attenzione dell’opinione pubblica internazionale tornò tuttavia ad occuparsi dell’isola nel 2019: il 21 aprile, domenica di Pasqua, un gruppo terrorista affiliato all’Isis effettuò a breve distanza di tempo l’uno dall’altro alcuni attentati che provocarono la morte di duecentosettanta persone, tra le quali una cinquantina di turisti occidentali.
All’uscita dalla messa pasquale da tre chiese della capitale i fedeli cingalesi furono attaccati da attentatori suicidi che attivarono gli ordigni in mezzo alla folla mentre altri terroristi attaccarono invece gli alberghi che ospitavano turisti provenienti da tutto il mondo. La reazione delle autorità, che proclamarono il coprifuoco, fu molto energica e si produsse una vasta eco internazionale sui fatti che andò da infiammate dichiarazioni al parlamento europeo a minuti di silenzio in memoria delle vittime proclamati alla borsa di New York o in manifestazioni sportive internazionali.
20/04/2025
da Remocontro