La visita di Meloni in Cina avviene in un momento in cui altri leader europei hanno intensificato i contatti con Pechino.
La follia di quei morti drusi in un campo di calcio e dei profughi palestinesi nell’ennesima strage in una scuola colpita, ma peggio è vedere un mondo impotente di fronte alla minaccia di una azione di guerra senza che nessuno abbia la forza di evitarla. Diplomazia balbettante e voli per Beirut sospesi.
Intanto la cittadina Majd al Shams chiede rispetto. «Siamo in Siria, non in Israele». Il premier Netanyahu contestato mentre visita la città drusa in quella parte di Golan occupato che sta offrendo l’occasione per l’escalation contro Hezbollah libanesi filo iraniani da tanti sollecitata.
“Lavorate questa terra ma un giorno prenderemo tutto noi. Quindi in realtà è per noi che state lavorando. Ma se a voi sta bene così…”. Toglie e rimette la sicura al fucile, protetto dalla sua bandiera che sventola con dispetto nella Cisgiordania occupata, urlando frasi di scherno in un inglese sgangherato mentre sogghigna complice con il suo compagno più silenzioso.
Alla fine Obama e gli altri ‘grandi vecchi’ del partito democratico hanno convinto Biden a mollare. Operazione dettata dai numeri dei sondaggi. Kamala Harris, così è stato convenuto dai leader e, soprattutto, dai finanziatori del Partito Democratico, con margini di tempo talmente ristretti, era l’unica opzione possibile. Era ed è, però, l’opzione migliore a disposizione per battere Trump?
Razzi dal Libano sul campo da calcio nelle alture siriane del Golan occupato, morti 12 ragazzi drusi. L’ira di Israele: «La risposta sarà dura. Pagheranno un grave prezzo». Colpire il Libano quanto e dove tra contestazioni internazionali sempre più diffuse. A Gaza tre bombe su una scuola di Deir al-Balah, ora rifugio per gli sfollati: 30 palestinesi uccisi. È successo già 200 volte. Intanto un documento Onu accusa Israele: «Bombe al fosforo lanciate sul Libano».