È partita la raccolta delle firme per il referendum abrogativo dell’autonomia differenziata che aumenta le disuguaglianze non solo tra Nord e Sud ma anche tra aree urbane e interne. E il combinato disposto fra autonomia differenziata e premierato segna la morte della nostra democrazia costituzionale nata dall’antifascismo. Licio Gelli avrebbe avuto di che gioire vedendo realizzato in buona parte il suo noto Piano
Autonomia differenziata, boom della raccolta firme per il referendum abrogativo: diciamo no alla Spacca Italia
A dispetto di 6 anni di quasi totale silenziamento sull’autonomia differenziata – dalla firma delle pre-intese da parte del Governo Gentiloni con Maroni (Lombardia), Zaia (Veneto) e Bonaccini (Emilia-Romagna) per iniziare il percorso di queste regioni verso l’autonomia differenziata, consentita dal c. 3 dell’art. 116 della Costituzione, revisionata nel 2001 – oggi i/le cittadini/e sono ben coscienti dei danni irreversibili che la legge 86, quella del ministro Calderoli, provocherà sull’unità e indivisibilità della Repubblica italiana.
Stati Uniti e Russia quasi come in guerra, hanno fatto il più grande scambio di prigionieri dalla caduta del Muro di Berlino. Sedici detenuti in Russia e Bielorussia in cambio di otto russi detenuti in Occidente. Gli Usa hanno ottenuto il rilascio di giornalisti accusati di spionaggio, attivisti e dissidenti russi, Mosca quella di detenuti sospettati di essere al soldo o parte dei loro servizi segreti. L’accordo ha coinvolto cinque Paesi europei.
Bologna, Meloni ai familiari delle vittime: “Radici della strage nel mio governo? Attacchi ingiustificati”. La replica: “Prende in giro i morti”
La premier diffonde una nota in cui cita “le organizzazioni neofasciste” responsabili dell’attentato e replica a Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime che aveva accusato il governo dell’eredità postfascista e di portare avanti “progetti della P2” come la separazione delle carriere. La controreplica: "La premier smetta di fare la vittima"
Le sorti dell’Ucraina sono collegate a tre fattori che alcuni analisti hanno denominato “le 3 M”. Uomini (men) da inviare al fronte, materiali (materiel) sotto forma di armamenti, e soldi (money) per sostenere l’economia del Paese. Ciò che sappiamo per certo sul fattore soldi è che, tecnicamente, l’Ucraina è un paese sull’orlo del default, della bancarotta.